Per il mese di Aprile i cuba-libri si sono riuniti presso il locale “L’Officina” per discutere del libro “Il Signore delle mosche” di William Golding. Il genere estratto era avventura e a tal proposito i nostri lettori hanno notato come in realtà il libro è stato erroneamente scelto come romanzo avventuroso, in quanto leggendolo alcuni di noi l’hanno trovato molto più riconducibile al genere distopico. Nonostante ciò tutti concordano nel sostenere che “Il signore delle mosche” sia un romanzo che con una sintassi lineare e un ritmo concitato riesce a trasmettere un fortissimo messaggio politico e filosofico. Per esprimere il suo profondo pessimismo riguardo ai comportamenti umani, Golding si serve di un gruppo di ragazzini che a causa dello schianto del loro aereo precipitano su un’isola deserta. Inizialmente a prevalere è un’organizzazione democratica e razionale, poi però con il passare del tempo fuoriesce la natura umana. Orazio, che ha proposto il libro, sostiene come già dal titolo si evinca l’essenza del tema. Per Sara il romanzo è molto interessante e ricco di simbolismi, come ad esempio la testa di maiale che rappresenta il demone e quindi il male. Martina ammette di non aver finito il libro ma è riuscita a coglierne il significato, ossia la lotta al potere dell’uomo e strutturalmente le ha ricordato “La Fattoria degli animali” di George Orwell. Silvia è apparsa un po’ combattuta nel dare un giudizio complessivo al romanzo perché se da una parte ne riconosce l’aspetto riflessivo e a tratti “disturbante” per via degli episodi di violenza descritti dall’autore, dall’altra si aspettava un romanzo dove prevalesse lo spirito avventuriero ed esplorativo. Vanessa, la new entry nel club di lettura, ammette come il libro non l’abbia appassionata ma l’abbia portata a riflettere sulla violenza e sulla vera natura dell’uomo. Se da una parte Vittoria ha trovato il libro molto realistico e disturbante proprio per quest’aspetto, di tutt’altra opinione è Giovanni, il quale al contrario ha trovato la situazione descritta dall’autore poco reale. E’ mai possibile che dei ragazzini arrivino a fare delle cose del genere? Tutti concordano nel sostenere che Golding scelga appositamente un gruppo di bambini. In apparenza, essi sono simbolo di innocenza, ma a livello più profondo rappresentano quello stato di natura senza le regole degli adulti e della società civilizzata. Con questo romanzo l’autore mostra quindi la facilità con cui una democrazia può degenerare in una dittatura, e come, in assenza di leggi, alla fine prevalga sempre una situazione di “bellum omnium contra omnes”. Golding riesce a creare suspanse e invita a proseguire la lettura senza sosta per conoscere le vicende dei piccoli naufraghi e per portarci alla scoperta dell'inconscio umano, quello oscuro, profondo, sadico, diabolico, che risiede in ognuno di noi.
In conclusione dal mio punto di vista l’abilità di Golding consiste proprio nel saper racchiudere tutto questo in una semplice storia di ragazzini sempre attuale e da leggere tutta d’un fiato. E voi, come vi sareste comportati sull’isola?
Vi lascio con quest’interrogativo e vi dò appuntamento al prossimo incontro. Genere estratto: filosofico/psicologico.A presto!