Tra messaggi perplessi e imprecazioni contro chi ha proposto il libro e contro il traffico di Catania, è finalmente arrivato l'incontro del 1° Dicembre del gruppo
La Marcia degli Elefanti, su a delle letture più polarizzanti di quest'anno,
Memorie trovate in una vasca da bagno dello scrittore polacco Stanisław Lem.
Non ci sono stati nuovi lettori e lettrici abbastanza temerari da esordire nella
Marcia con questo libro quindi, dopo una doverosa esplorazione del nuovo locale, si è passato a un'introduzione storica del romanzo da parte della sottoscritta.
Memorie trovate in una vasca da bagno, infatti, fu scritto nel 1960 in Polonia, e riflette il clima da totalitarismo burocratico che caratterizzava l'Unione Sovietica e da spionaggio della Guerra Fredda.
Subito dopo, si sono delineati gli schieramenti: da un lato Paola, Ciccio e io, che avevamo apprezzato il romanzo; dall'altro Giorgia, Serena, Antonio e Maria, che l'avevano detestato. Nel mezzo ci sono state posizioni come quella di Emanuele ("non è un brutto libro, ma non mi è piaciuto") e di Mariateresa ("non è un brutto libro, ma non è il mio genere").
Nel romanzo, un protagonista senza nome si aggira per l'
Edificio, la misteriosa sede di quella che sembra un'agenzia di spionaggio governativa, alla ricerca della sua
Missione, che tuttavia sembra impossibile scoprire. In un aggiornamento del
Processo di Kafka, egli va di ufficio in ufficio e ha conversazioni misteriose con vari personaggi, tra il filosofico e il farsesco.
Per i detrattori, il libro è risultato frustrante, noioso e fastidiosamente
nonsense: il vagare del personaggio si ripete all'infinito e la blanda risoluzione della storia non giustifica il viaggio. Per questo motivo, alcuni non sono riusciti a concludere la lettura del romanzo. Inoltre, secondo Giorgia le scelte e i comportamenti del protagonista non erano sufficientemente giustificati dall'autore: perché, quando ne ha la possibilità, il protagonista non esce dall'Edificio?
D'altra parte, secondo i sostenitori del romanzo, il messaggio risulta coerente e potente, e può essere letto in due chiavi di lettura. Una è quella "storica", come una satira del sistema militaristico dell'epoca. A tal proposito, Ciccio ha ricordato i suoi primi giorni di lavoro nella Guardia Costiera, caratterizzati dal dover rispettare regole ferree, che all'inizio sembravano assurde, ma di cui ha capito il senso solo successivamente.
La seconda chiave di lettura del romanzo è quella esistenziale e nichilista, in quanto il vagabondare del protagonista è una metafora della vana ricerca da parte dell'Umanità di un senso e una
Missione nella propria vita. Il fastidio, il dubbio, la frustrazione che il romanzo provoca sono così il senso stesso del romanzo.
Infine, sono state molto discusse l'introduzione e la postfazione al libro. La prima, scritta dall'autore, introduceva una cornice narrativa che poco aveva a che fare con il corpo del romanzo. Secondo alcuni, essa creava aspettative nel lettore che poi sono state disattese, secondo altri, dava utili indizi sull'inattendibilità della narrazione e delle credenze dei personaggi del romanzo. Tutti, invece, siamo stati d'accordo che l'inquadramento storico-biografico della postfazione ci ha aiutate nell'interpretazione del romanzo.
Lo consigliamo, dunque?
Non a tutti, è stato il responso generale (
A nessuno, quello di altri). Se cercate una lettura cervellotica e farsesca, se pensate che
Il processo di Kafka non sia stato abbastanza,
Memorie trovate in una vasca da bagno fa per voi. Simone, che non ne aveva completato la lettura, ha dichiarato che la discussione gli ha fatto venir voglia di terminarla.
Il prossimo appuntamento sarà domenica 12 gennaio per parlare di
Casa di bambola di Henrik Ibsen. Sarà meno divisivo? Probabilmente. Se non altro, è più breve.