Chi di voi, se potesse, sceglierebbe di vivere per l’eternità?È questa una delle domande sorte durante il pomeriggio trascorso tra granite, ventagli e succhi freschi; un’ambientazione gotica perfetta, dopotutto, per discutere del libro del mese:
Intervista col vampiro di Anne Rice. Un’opera che ha saputo ridefinire il mito del vampiro nella letteratura contemporanea trasformandolo da predatore mostruoso in creatura tormentata, sensibile e profondamente introspettiva.
La trama, almeno all’apparenza, è semplice, ma l’idea è originale: un giovane giornalista intervista Louis, vampiro di appena duecento anni che decide di raccontare la propria esistenza segnata da rimorsi, dolori, dilemmi morali e compagni di viaggio particolari. Più che un’intervista, tuttavia, si tratta di un’intensa seduta di psicoterapia perché il protagonista si abbandona a un lungo monologo, con poche e rare incursioni del suo interlocutore.
Forse per il numero esiguo dei partecipanti, eravamo solo in dodici, o forse per il valore effettivo dell’opera, il libro è stato apprezzato da tutti, persino da chi, inizialmente, nutriva riserve nei confronti del genere gotico o della copiosa presenza di sangue, versato con una certa regolarità (del resto, stiamo pur sempre parlando di vampiri, il dettaglio era prevedibile).
Particolarmente intensa è risultata la prima parte del romanzo, incentrata sui tre protagonisti principali: Louis, tormentato, sensibile, a volte melodrammatico; Lestat, carismatico, egocentrico e affascinante, avvolto da un passato misterioso che ha suscitato molta curiosità; e Claudia, figura tragicamente intrappolata in un corpo infantile che non rispecchia la maturità della sua coscienza, incapace di trovare pace. A colpire maggiormente è stata la profondità psicologica con cui i personaggi sono tratteggiati: emozioni, fragilità, paure e speranze emergono in modo autentico, rendendo i vampiri sorprendentemente umani, potente metafora sulla ricerca di senso e identità. La seconda parte, invece, ha suscitato reazioni più contrastanti. Alcuni hanno percepito un ritmo meno curato, con cambi di scena bruschi ed evoluzioni narrative affrettate, come nel caso di Lestat, che da figura magnetica diventa quasi una caricatura di sé stesso, e l’introduzione di personaggi secondari privi di spessore, definiti “invertebrati”, ma che forse rappresentano una parodia o un omaggio ai grandi archetipi del gotico classico come Carmilla e Dracula.
Interessante anche il dibattito sui legami tra i protagonisti in cui si intrecciano dinamiche affettive complesse: amicizia, genitorialità, attrazione, amore, subordinazione. Sebbene la dimensione sessuale non sia rilevante nella storia, le relazioni restano dense di ambiguità e tensioni, soprattutto per qualche lettore.
Il romanzo privilegia l’atmosfera cupa all’azione, la riflessione filosofica allo sviluppo lineare della trama. Un approccio che non ha conquistato tutti: una liotrina, ad esempio, ha preferito evitare la lettura, complice probabilmente la famosa “pila della vergogna” da smaltire.
Tra gli elementi più graditi spiccano alcune descrizioni memorabili quali lo spettacolo al Teatro dei Vampiri o la scena dell’apparizione in chiesa, e poi una scrittura scorrevole ma non banale, e un sottotesto che invita a riflettere sulle grandi dicotomie dell’esistenza: vita e morte, condanna e possibilità. Immancabile, infine, il confronto con il celebre adattamento cinematografico degli anni ’90, consigliato a tutti.
Nel complesso, il confronto ha fatto emergere interrogativi profondi: sarebbe davvero desiderabile vivere in eterno? C’è chi accoglierebbe questa possibilità per vivere molte vite, correggere gli errori fatti e proteggere per sempre i propri cari. Altri, invece, vi rinuncerebbero volentieri per non perdere l’intensità dell’attimo presente e per non affrontare il peso di separazioni che, col tempo, diventerebbero insostenibili.
Intervista col vampiro si è rivelato così un romanzo stimolante, perfetto da gustare con un bicchiere di rosso, un succo di pompelmo o un calice di sangue (consensuale, si spera). Un’opera in cui bene e male, etica e morale, verità e menzogna si intrecciano e si confondono senza mai rivelare quale tra queste forze avrà davvero il sopravvento.La prossima riunione sarà il 7 settembre, e questa volta non passerò il testimone: leggeremo infatti
La camera azzurra di Georges Simenon, un altro titolo da me proposto. Per aggiornamenti e prossime letture, continuate a seguirci.