Nel mese di aprile abbiamo letto il libro Lucietta. Organista di Vivaldi di Federico Maria Sardelli.
Il libro in generale è piaciuto perché si presenta scorrevole, facilmente leggibile e con capitoli brevi.
Il racconto è diviso in un alternarsi di sezioni di ricerca d'archivio e ricostruzione storica e sezioni immaginarie e romanzate.
Ad Adriana e Paola è piaciuto questo aspetto perché una narrazione proveniente solo da ricostruzioni d'archivio sarebbe potuta essere noiosa, mentre in questo modo si è creata un'ambientazione che ha reso il racconto più umano e caloroso. Adriana inizialmente era scettica perché si aspettava un libro più biografico con molti riferimenti storici e quindi, forse, noioso, ma l'espediente utilizzato dall'autore l'ha portata a ricredersi.
A Serena, Isabella e Ruh è piaciuto meno. Serena giustifica l'utilizzo di questa tecnica per le poche informazioni sulla protagonista e in generale le 'recluse' e crede che questo rispecchi le tante doti espressive dell'autore stesso (musicista, disegnatore, pittore) che hanno arricchito la storia di toni lirici. Ad Isabella non ha convinto la parte narrativa perché si distacca poco dai fatti documentati, infatti Ruh crede che si possa creare un po' di confusione nel momento in cui, finito il libro, si voglia riportare alla mente quali sono i fatti storici e quelli romanzati.
Paola ci ha fatto notare il richiamo della storia trattata in questo libro con quella dell'Ospedale degli innocenti di Firenze nato come istituto che accoglie e alleva i neonati illegittimi, abbandonati e non riconosciuti alla nascita o in pericolo di abbandono.
Il libro risulta commovente, talvolta triste, e ci sono diverse situazioni che hanno colpito tutti i lettori come l'incontro e l'innamoramento di Lucietta con il ragazzo visto in chiesa (che rende più realistica la storia della protagonista e va al di là della musica); l'incontro con la madre che non la riconosce e la lettera successiva in cui viene avvisata della sua morte e quello con Vivaldi in cui viene descritto, in maniera delicata e intensa, il legame e l'affinità tra la musicista e il compositore. È proprio con il loro saluto che si conclude il libro; nell'incontro finale Lucietta vuole vederlo per l'ultima volta e, essendo rimasta cieca, utilizzerà le mani tanto preziose per lei. A Serena piace crede che, se avessero vissuto in un'altra epoca, sarebbero stati felici insieme.
È emerso quanto fosse importante ricevere educazione ed è stato interessante leggere dei vari trattamenti privilegiati riservati alle musiciste e delle generali condizioni di vita in cui vivevano, spesso difficili, al freddo, con razioni di cibo minime e una supervisione così rigida e severa da portarle ad una forte competizione. Ci si sarebbe aspettato un maggiore aiuto visto che si trovano tutte sulla "stessa barca" invece le condizioni di vita le portavano spesso a farsi dispetti. Lucietta in particolare è stata spesso vittima di questi dispetti non solo da giovane, ma anche una volta diventata priora.
Alcune hanno trovato difficoltosa la lettura della descrizione dell'intervento agli occhi di Lucietta per il quale l'autore si è informato sulle cronache e che risulta verosimile e impressionante.
Si ritiene sempre interessante l'uso dei dialetti, in questo caso quello veneziano e, in un occasione, anche quello napoletano.
Molto spesso le madri lasciavano, insieme alle bambine, un piccolo oggetto che le permettesse di riconoscerle una volta cresciute. La madre biologica di Lucietta le aveva lasciato una collanina con l'immagine di Santa Lucia, motivo per cui poi era stata ribattezzata nell'Ospedale come Lucietta. Il fatto che la ragazza alla fine diventi cieca dà un senso di circolarità e amara ironia. Paola ritiene che avrebbe potuto dare ancora molto come donna e che oggi avrebbe avuto altre possibilità mentre all'epoca è stata subito messa da parte e costretta a vivere come reclusa.
Secondo Luca l'autore, spesso molto ironico, si è limitato molto in questo libro soprattutto per le sue idee anticlericali.
È stato sicuramente interessante leggere un libro di questo autore del quale molte non conoscevano il lavoro come curatore di alcune opere di Vivaldi. Serena sostiene che alcuni dialoghi e descrizioni (es. villeggiatura) richiamano Goldoni e alcuni situazioni sembrano quasi richiamare libretti d'opera. Ha inoltre fatto sottolineato che la musica di Vivaldi, spesso d'occasione religiosa e per noi così gioiosa, è vissuta grazie a queste povere donne emarginate dalla vita, quasi annullate nell'esercizio delle loro libertà di scegliere di vita.
Isabella è rimasta con diverse domande a cui il libro non ha saputo dare una risposta come per esempio perché le altre ragazze erano gelose di Lucietta? Perché è stata scelta come priora? Come mai le musiciste scelte per suonare erano giovani e a poco a poco le più anziane venivano scartate.
Luca ha fatto presente la recente del film Gloria di Margherita Vicario che può avere qualche richiamo con quanto letto in questo libro.
È stata una lettura piacevole e la si consiglia a chi ha poco tempo e vuole leggere un racconto a tratti toccante, scritto in maniera scorrevole.
Per chi ci legge ed è di Firenze speriamo di vedervi numerosi/e al prossimo incontro!!
Grazie per la lettura,
Adriana, Giulia, Luca, Paola, Serena e Ruh