Il giorno 15 settembre il gruppo di lettori si è nuovamente riunito per discutere il libro scelto all’ unanimità: “Il Colibrì “di Sandro Veronesi. Presenti: Guido, Dony, Enrico, Beatrice, Elena (new entry), Emanuele, Silvia (new entry), Giulia. Il libro narra la storia piuttosto tormentata di Marco, un medico, nato con una forma di deficit di crescita, da cui il soprannome, datogli dalla madre, che dà il titolo al libro, rimanda anche alla capacità di rimanere fermo di questo piccolo uccello con il battito vorticoso delle ali; da qui il doppio significato del soprannome; piccolo ma capace di questo particolare movimento, pur restando fermo e sospeso in volo. Questo aspetto rimanda anche alle caratteristiche del protagonista attribuitegli da Luisa, il suo amore giovanile, di rimanere fermo, pur in movimento per resistere, in qualche modo ai cambiamenti. Un serie di eventi traumatici segna la sua vita; il problema appunto della crescita ritardata, l’ amicizia con un ragazzo particolare, considerato uno iettatore che a lui invece porta stranamente fortuna in alcune vicende della vita, proprio perché Marco riesce a stare al centro del ciclone della iella, che altrimenti lo avrebbe travolto, la perdita di un amore giovanile, mai veramente vissuto, la rottura con la moglie, che avviene in circostanze particolari, la morte suicida della amata sorella e poi della figlia, la malattia dei genitori e infine la propria malattia, lo segnano profondamente ma non gli impediscono di rimanere “ a galla” , di far fronte agli eventi che lo travolgono. Un romanzo familiare, a tratti epistolare, intimo, in cui si intrecciano aspetti di vita vissuta a spunti metaforici, a volte mitologici, che si conclude in modo scenografico con l’eutanasia del protagonista. Il libro non è piaciuto a tutti, ha suscitato reazioni contrastanti; c’è chi lo ha amato al punto da dare il nome della nipote del protagonista al proprio gatto (Dony), chi ne ha apprezzato l’ intreccio contrappuntato da elementi filosofici (Beatrice), chi ha criticato l’ atteggiamento piuttosto passivo del protagonista che sembra non riuscire a reagire alle tragedie che gli accadono ma che ha suscitato in lui simpatia (Enrico), chi non ha capito forse bene il perché della fine o meglio del non inizio della storia d’ amore tra Marco e Luisa (Giulia). Altri lettori non hanno apprezzato anche aspetti di scarso realismo come la figura dello psichiatra Corradori che viene e meno alla sua etica professionale per “salvare” il protagonista, questo escamotage narrativo è piaciuto ad alcuni (Enrico, Dony) ad altri meno (Marco, Emanuele). Molto si è discusso, anche qui con pareri contrastanti, della figura della nipote, bambina prodigio, del protagonista, del significato metaforico, mitologico, quasi religioso; ci si è interrogati sul significato che l’autore voleva dare a questo personaggio che sembra essere, non una figura umana ma piuttosto quella di un messia, simbolo di rinascita. A Beatrice, non è piaciuta questa parte e non ne ha capito in fondo il significato. Altro punto che ha scatenato la discussione tra i lettori è stato il finale per alcuni troppo scenografico e poco realistico (Guido). Sono stati affrontati vari temi profondi come il concetto di verità, libertà e libero arbitrio che il libro ha ispirato cui ognuno ha dato un significato e una importanza diversa a seconda, forse, della sua propria esperienza personale di vita. In generale si ha l’impressione che il libro non sia stato davvero capito da nessuno o che ci si possa ancora rifletterci a lungo, perché vi sono ancora molti punti da chiarire e spunti da approfondire. Si potrebbe riproporlo per una rilettura.
(By Giulia)