Ci siamo incontrati ieri nel nostro solito ritrovo, purtroppo sempre in formazione ridotta, perché Luisa, Emanuele e Roberto sono stati messi fuori uso dall'influenza 
Mai come questo mese la discussione è stata interessante ed è continuata anche nella nostra chat di whatsapp. Il libro da commentare era 
Il giocatore del grande Dostoevskij.
È inutile dire che i pareri sono stati discordanti. Ad 
Alessandra (che ha proposto il libro) e 
Cristina il libro è piaciuto anche se ritengono che non si possa parlare di un vero e proprio romanzo, che non bisogna cercare la trama (come ho fatto io 
), che di per sè il libro rappresenti piuttosto uno spaccato dell'umanità. Ripeto le parole di 
Alessandra che
 esprimono perfettamente la sua opinione su questo libro
 Lettura lenta, lettura profonda che ti fa meditare su corsi e ricorsi, su brutture sempre imperanti, su umanità che non si guarda dentro e non evolve. Anche a 
Chiara Il giocatore è piaciuto, lei ha addirittura studiato facendo un'analisi del testo e dell'autore e questo ha contribuito a farla entrare ancora di più nel romanzo.
A
 Maria Chiara invece il libro non è piaciuto, però ne ha apprezzato alcuni aspetti come la descrizione della smania e della dipendenza dal gioco e l'analogia tra l'amore per Polina e il gioco d'azzardo che per lei hanno riscattato questo libro che, testuali parole, nel 
complesso fa abbastanza schifo 
Poi ci sono io che, invece, ho stroncato categoricamente questa lettura; non sono riuscita a provare empatia per i personaggi e non ho proprio capito il senso del romanzo, forse perché sapevo che era stato scritto in pochi giorni su commissione dell'editore e quindi mi è sembrato buttato lì.
Veniamo ai tre influenzati il cui commento è arrivato a distanza. Per 
Emanuele esperienza da non ripetere; mentre 
Luisa è stata più benevola, libro nel complesso piacevole. Per 
Roberto il libro non era il top, ma ci sono stati alcuni elementi interessanti, tipo la figura della nonna ludopatica 
Su un punto siamo stati tutti d'accordo, la figura della nonna ha dato brio all'intera narrazione. Invece il personaggio di Polina ci ha diviso molto. Secondo 
Cristina, poiché la narrazione ha dei tratti autobiografici e Polina è una donna che realmente è esistita con cui l'autore aveva una burrascosa relazione, Dostoevskij ha voluto delineare questa donna indecisa, caparbia, capricciosa, un po' isterica, un po' maliziosa, incoerente, con cui lui aveva realmente a che fare e la cui relazione era come un gioco d'azzardo. Quando Polina rifiuta il denaro da Aleksej
, Cristina ha visto il rifiuto di essere "comprata", una percezione distorta della generosità di lui dettata dall'amore. Sempre Secondo Cristina se Polina avesse accettato e fossero partiti insieme il demone del gioco forse non avrebbe messo radici.
Per 
Maria Chiara Polina rifiuta il denaro perché comprende che per Aleksej è più importante il gioco che lei. Per 
Alessandra Polina è la classica russa ottocentesca, viziata e narcisista. Mette alla prova il poveretto per avere misura del suo potere. I soldi che lui le offre sono un insulto al suo narcisismo così come poi si atteggia a vittima abbandonata e innamorata perché lui non l'ha seguita nè la seguirà!!!
Sono molto orgogliosa delle mie compagne di lettura perché almeno loro sono riuscite a farmi dare un senso a questo romanzo 
Nel complesso si può dire che se l'intento di Dostoevskij era quello di far capire cosa vive un giocatore d'azzardo, quale lui era, ci è riuscito perfettamente. Nel mese di aprile il gruppo di Perugia leggerà  
La trappola di Maigret di Simenon.