Dopo la pausa estiva ci siamo ritrovati al nostro solito posto per commentare
Caos Calmo di Veronesi.
Eravamo un po' pochini ma devo dire che ne è uscita una discussione interessante anche successivamente all'incontro, sulla chat del gruppo con coloro che non hanno potuto partecipare.
Il libro è piaciuto a tutti, a qualcuno di più (a me, a Chiara, a Tiziana che lo aveva proposto, a Maria Chiara che non ha potuto partecipare all'incontro, a Cristina che lo aveva già letto e quindi per lei era una seconda lettura) e a qualcuno di meno (ad Alessandra e a Roberto, che comunque gli hanno dato un sette).
Siamo stati tutti d'accordo sulla fluidità della scrittura, qualcuno l'ha definito lettura da ombrellone per la sua scorrevolezza.
Avendo già letto di Veronesi
Il colibrì (Caos calmo è più bello) posso aggiungere che Veronesi ha uno stile ben preciso, molto riconoscibile, proprio nell'impianto strutturale dei suoi libri.
Chiaramente la discussione si è incentrata su
Pietro, protagonista del romanzo. C'è chi ha espresso un giudizio più duro su di lui (vedi
Alessandra, che ha sempre una parola buona per i personaggi e gli scrittori che incontriamo nelle nostre meravigliose letture
ad oggi credo che abbia salvato totalmente solo
Maigret e
Il buio oltre la siepe
) e chi è stato più clemente (io).
Insomma Pietro ci ha divisi, per Alessandra e
Cristina, che ci ha mandato dei bellissimi commenti in chat, è un narciso anaffettivo, per me assolutamente no, anzi l'ho trovato molto attento nei confronti del prossimo.
Chiara,
Tiziana e
Roberto hanno mantenuto un atteggiamento più neutro e forse più obiettivo.
Il romanzo ruota tutto intorno al lutto di Pietro, che ha perso improvvisamente la compagna che stava per sposare, e la sua vita cambia di punto in bianco. La sua reazione è apparentemente insolita, si piazza in pianta stabile davanti alla scuola della figlia di dieci anni. Accorreranno a lui tutta una serie di parenti, amici e colleghi, increduli di fronte alla sua calma, che approfittano della situazione per dar sfogo ai loro pensieri più reconditi. Ne escono fuori per me dei bozzetti molto belli, tante storie in una, personaggi ben caratterizzati e su questo siamo stati tutti d'accordo. Ci siamo interrogati poi sul rapporto tra Pietro e Lara. La maggioranza ha ritenuto che Pietro non l'amasse (che poi è quello che sostiene Marta sorella di Lara), che non la conoscesse e che non l'abbia voluta conoscere neanche dopo morta, tanto che cancella tutte le sue email personali inviate e ricevute. Io, voce fuori dal coro, ho pensato non che non l'amasse, ma che l'avesse data per scontata, lei era il suo punto di equilibrio, lei era lì, sempre, anche dopo i suoi tradimenti, ed ecco perché la sua morte lo destabilizza a tal punto da fargli rivoluzionare la vita.
Il
"Passatemi Lara" finale, per me è il momento in cui ha maturato il suo dolore, ne ha preso coscienza e vuole finalmente sfogarsi con lei. Per Alessandra, invece, avendo capito Pietro di non aver mai amato veramente Lara, "Passatemi Lara" è il momento in cui lui vuole confessargli di non averla mai amata e capita. Punti di vista, che arricchiscono le nostre letture.
Riporto qui alcuni pezzi dei commenti che ci ha lasciato in chat
Cristina, la nostra psicologa.
È un ossessivo viaggio interiore del protagonista, a partire dalla morte della moglie, da cui ne uscirà forse migliorato (sebbene non sia scontato) ma sicuramente con delle chiarezze in più su di sé e sulle persone intorno.
La mia impressione è che Pietro sia un nevrotico ossessivo anaffettivo, con tratti narcisistici e una mania del controllo come spesso accade per questi dirigenti dediti al lavoro ed alla carriera. Mi pare che per lui la morte di Lara sia la rottura di un ingranaggio perfetto nella sua vita di successo piuttosto che la perdita di una persona cara. Questo suo rinchiudersi nel giardinetto ha il sapore di una reazione infantile per un giocattolo o un privilegio che è stato tolto, come quando un bambino mette il broncio ed è l'adulto che deve andare da lui per sciogliere l'isolamento. Così succede a lui, tutti lo vanno a trovare al giardinetto dove lui si è relegato. Perché sta rintanato lì? Nemmeno lui lo sa, non c'è un motivo esplicito, lo ha iniziato e lo prosegue. Non sono convinta che in questo processo lui abbia davvero una catarsi. Capisce che non conosceva Lara, non è chiaro se l'avesse amata o se fosse stato solo un innamoramento sfociato poi in abitudine o - come a volte accade - in uno status sociale di famiglia felice benestante, tassello del puzzle perfetto nella sua mente. Ha anche avuto paura di conoscerla dopo la morte, perché ha preferito cancellare l'hard disk piuttosto che addentrarsi a scoprire di Laura situazioni a lui ignote.
Insomma Caos Calmo per essere stata una lettura leggera, ha dato molto da riflettere, anche sul rapporto tra padre e figlia (bambina che sembra quasi non umana tanto è matura), l'unica per cui Pietro sembra provare amore.
Al prossimo incontro