Con estremo ritardo dovuto a tristi (ed onerose) cause di forza maggiore, ecco il resoconto dell'incontro dello scorso agosto tenuto alla Latteria Garbatella.
Uno sparuto numero di "Buddenbookiani", gli unici tristemente presenti a Roma in un periodo ancora vacanziero, si è riunito per commentare "Cicatrici" romanzo del mese di agosto scritto - la leggenda narra in venti giorni e venti notti - dall'argentino J. Saer.
Come potete vedere, continua la vena emo dei Buddenbook, ormai intenti a scegliere i titoli più sanguinolenti o deprimenti possibili.
Dateci un protagonista pazzo e saremo dei vostri!
Tornando a "Cicatrici" (un titolo che capirete non potevamo farci sfuggiare), il romanzo ha diviso i presente tra chi l'ha del tutto bocciato e chi, invece, lo ha comunque trovato una lettura interessante e particolare; l'opinione generale è comunque stata quella di trovarci difronte ad un esperimento ambizioso ma non perfettamente riuscito.
Saer, nell'opera in questione, parte dal racconto di un fatto di cronaca e lo usa come espediente per raccontare le vite di tre personaggi: il giovane cronista Angel Leto, dal problematico rapporto con la figura materna, un avvocato ludopatico ed un giudice misantropo e latamente omosessuale.
Già dal secondo racconto è apparso più o meno chiaramente come l'autore non abbia avuto la minima intenzione di concentrarsi sul fatto di sangue commesso da Fiore ma sia più interessato a indagare l'animo dei tre protagonisti di ogni singolo racconto, tant'è che la dinamica dei fatti non viene mai messa in discussione (tutti siamo stati concordi nel ritenere improprio parlare di giallo).
Ciò che si impone, quindi, non è la trama ma i personaggi con i loro pesanti difetti e la loro visione disincantata nei confronti della vita e del tempo.
I personaggi sono irrimediabilmente soli con i loro vizi - le loro cicatrici - di cui portano il peso e che l'autore ha cercato di trasporre anche nello stile del racconto.
Alcuni dei presenti, infatti, hanno trovato particolarmente interessante lo stile del secondo racconto (dedicato all'avvocato) e l'ossessività che rispecchia il modus del giocatore d'azzardo.
Altri elementi che hanno colpito i presenti sono stati l'ambientazione, del tutto fosca ed irrilevante, in cui si svolgono i fatti e lo scandire inesorabile del tempo che passa, come evidenziato dalla titolazione dei singoli racconti.
Tali caratteristiche se per alcuni sono stati un po' la cifra distintiva del romanzo, per altri hanno rappresentato uno scoglio quasi insuperabili nella lettura, rendendola tediosa, ed intesi quasi come sintomo di un lavoro di revisione non del tutto portato a compimento.
Personalmente il racconto che più ho preferito è stato quello dedicato al Giudice, personaggio deluso dal mondo e dagli uomini, che chiama gorilla, e dedito ad una interminabile opera di traduzione de "il ritratto di Dorian Gray".
Più o meno tutti, invece, ci siamo trovati concordi nel dire che "Cicatrici", sebbene abbia proprio conquistato non tutti partecipanti, è una lettura che difficilmente avremmo intrapreso/scoperto se non spinti dal club del libro e ciò soprattutto ove si consideri il piccolo numero di opere di Saer tradotte in lingua italiana.
Dopo avere riportato profonde cicatrici dovute all'assalto delle zanzare della Garbatella, i presenti - dopo un ammutinamento collettivo volto a non fare partecipare la sottoscritta all'incontro- si sono dati appuntamento al 2.10 per discutere de "Il padiglione d'oro", opera di Mishima nota per la presenza di unicorni che trotterellano allegramente verso l'arcobaleno.