Come concordato, inizia oggi la Maratona su Virginia Woolf. Partiamo con il romanzo Orlando che ci accompagnerà fino al 27 gennaio e procederemo con il saggio Una stanza tutta per sè dal 28 gennaio al 28 febbraio. A seconda dell´interesse che proveremo a scoprire insieme quest´autrice, decideremo in corso d´opera se continuare ad approfondire ed eventualmente come.
Vi riassumo qualche informazione sull´autrice, giusto per avere un´idea di cosa aspettarci

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Virginia Woolf nasce a londra nel 1882 e grazie al padre, anch´esso letterato, venne cresciuta in un ambiente colmo di influenze della società letteraria vittoriana (casa sua veniva frequentata assiduamente da artisti come Henry James e Thomas Eliot, oltre ad essere Virginia stessa imparentata con Thackeray). Tra i 13 e i 20 anni deve affrontare la morte della madre, di una delle sorelle e del padre, che la portano ad avere le prime crisi nervose, divenute sempre più frequenti e seguite da attacchi depressi anche forse a causa di abusi sessuali da parte di uno dei fratelli, di cui non si ha un´effettiva conferma. Insieme alla sorella Vanessa, a cui è sempre stata particolarmente legata, crea il circolo intellettuale Bloomsbury Group e comincia a scrivere per il supporto letterario del Times. Dà ripetizioni serali ad alcune operaie, avvicinandosi al movimento delle suffragette e pubblicando le prime critiche letterarie, in cui si afferma come un´attivista politica e femminista. A soli 31 tenta per la prima volta il suicidio; il marito per la invita a fondare una casa editrice per ritrovare la passione, che pubblicherà autori come Joyce e Svevo. Ebbe alcuni rapporti con delle donne, spesso riscontrabili anche nelle sue opere, come Orlando.
Nel 1941, sempre più in preda a crisi nervose e assalita da paure alimentate anche dalla guerra, si suicida lasciandosi annegare nel fiume Ouse con le tasche piene di sassi. Questa è la famosa lettera che lasciò al marito:
« Carissimo, sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai lo so. Vedi non riesco neanche a scrivere questo come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n'è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi. V. »
Considerata una profonda innovatrice dello stile e della lingua inglese, sperimentò la caratteristica tecnica del flusso di coscienza, ovvero l´abbandono della forma di dialogo tradizionale e dello svolgimento della trama a favore di monologhi interiori che si intrecciano con la narrazione stessa.