Terminato anche io ed è piaciuto tantissimo anche a me. Concordo che ci vuole molta concentrazione e che una rilettura è quasi d'obbligo, in 200 pagine vengono fuori tantissime sfaccettature, tanti pensieri, riflessioni, tantissima simbologia, come i continui riferimenti alla casa e all'isola che si allontana in contrapposizione al faro, prima lontano, poi sempre vicino; oppure al quadro di Lilly. Varrebbe veramente fare una rilettura per ogni personaggio. Ho trovato particolarmente complesso il rapporto tra Lilly e la signora Ramsey. Tu, Silvia, come lo hai interpretato? Secondo me è un po' quello che hai detto te sulla riflessione generale dell'opera, ovvero l'essere sempre infelici senza rendersi conto che sia ha già tutto e renderse conto solo quando non lo si ha più. Mi sembra che Lilly viva questo continuo amore-odio verso una persona che in parte incarna tutto quello in cui lei non crede e a cui vuole ribellarsi, dall'altro però è anche l'unica persona che l'ha sempre capita, che le è stata accanto e che non avrebbe voluto deludere. Perchè anche la delusione mi sembra un tema centrale: alla fine tutti i personaggi vivono nella costante angoscia di aver deluso qualcuno, oppure nella paura di deluderlo, o nella rassegnazione di deluderlo.
Ho trovato molto incisivo che il libro si apra e si chiuda quasi con la stessa immagine, ma da una prospettiva diversa: il libro si apre con la speranza di una gita al faro il giorno dopo, che potrà aver luogo solo 10 anni dopo. E quando finalmente si arriva vicini a questo faro, si ha una percezione completamente diversa di esso, si vede quanto è rovinato, si vedono i panni stesi...insomma, è una meta meno mitica, più realistica, che riflette come la famiglia si sia dovuta scontrare con la realtà negli anni successivi al progetto della gita al faro, come sia diventata più cinica e realistica, meno sognante. Insomma, mi sembra che Woolf sia riuscita a creare una metafora intorno al faro veramente molto incisiva e coinvolgente.
Nelle ultime pagine ci viene detto anche che fine ha fatto Charles Tansley e qui si ritrova di nuovo il pensiero alla base del saggio Le tre ghinee. Lilly racconta di come lui adesso professi la pace e l'amore fraterno, cosa che è una contraddizione con pensiero che ha finora professato, ovvero che le donne non siano in grado di far nulla. Come Woolf dice nel saggio, non ha senso in momenti di guerra parlare dell'importanza della democrazia se poi alle basi della società stessa di professa con convinzione la disparità di genere, creando di fatto continui rapporti di potere e dipendenza.
Ci sarebbero tantissime frasi da riportare per far capire la bellezza stilistica di quest'opera, ne riporto una per tutte, che secondo me riflette bene quel che ha detto Silvia:
"Non c'era bisogno di dire nulla; non si poteva dire nulla. Era lì, tutto intorno a loro. Apparteneva, pensò scegliendo accuratamente un pezzetto molto tenero per il signor Bankes, all'eternità; l'aveva già sperimentato per qualcosa di diverso nel pomeriggio; c'è una coerenza nelle cose, una stabilità; c'è qualcosa, intendeva, che è immune ai mutamenti e luccica come un rubino (guardò la finestra con il suo scintillo di luci riflesse) su uno sfondo fluido, fuggevole, spettrale; così quella sera riviveva la sensazione già provata durante il giorno, di pace, di riposo. Di tali momenti, pensò, è fatto ciò che rimane per sempre."
"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert