"C'è in "Jane Eyre" di Charlotte Bronté un personaggio minore, ma discretamente inquietante. Il personaggio di una folle reclusa che si dice sia una bella ereditiera creola. Jean Rhys ha avuto l'idea di ricostruire la vita di una simile ombra labile e confusa prima dell'arrivo in Inghilterra. Una idea può essere buona o cattiva, anzi un'idea è in partenza provvisoriamente buona e cattiva. Risulterà essere più buona che cattiva, più cattiva che buona a seconda dell'esecuzione. Ora l'esecuzione di Jean Rhys è straordinaria, un romanzo avvelenato di fascino, squilibrato di passioni, condannato e riscattato dalla magia... Scacciata dal suo paradiso di Coulibri, Antoinette affronta un tragico e tumultuoso destino d'amore e follia proprio perché di tale tragicità e tumultuosità è convinta lei per prima. O, facciamo, per seconda. Per prima ne è convinta Jean Rhys che con mano implacabile e delicata, complice e spietata sospinge la sua eroina a bruciare e consumarsi nello straordinario romanzo che è "II grande mare dei sargassi" sino a ridursi all'ombra labile e confusa di un personaggio minore dello straordinario romanzo che è "Jane Eyre" di Charlotte Bronté." (Oreste del Buono)
Quante volte avremmo voluto approfondire la conoscenza di un personaggio secondario, magari di quello che l'autore ci presenta come cattivo e inquietante, e noi ci chiediamo come mai sia diventato così? È proprio questo il sentimento che provò Jean Rhys quando, da bambina, lesse Jane Eyre, e decise che un giorno avrebbe scritto una vita per Bertha, prima moglie di Rochester, la donna pazza dell'attico. Facilitata a questo esercizio di immedesimazione dalle simili origini, Jean immagina la vita di Antoinette. Siamo in Giamaica, in un periodo immediatamente successivo alla promulgazione dello Slavery Abolition Act del 1833, che aboliva formalmente lo schiavismo nei territori dell'impero britannico. Antoinette è creola e quindi non appartiene né alla classe di schiavizzati neri, né alla "purissima e civilizzata" società inglese, oltre ad avere una madre non più mentalmente stabile. Aggiungiamo il fatto che sia femmina e otterremo una vita in balia delle decisioni degli uomini della famiglia, che portano a concludere la sua infanzia con un matrimonio di interesse che la priverà della sua identità e della luce dei Caraibi. Questo romanzo è quindi più della soddisfazione di una curiosità, ma un'opportunità di immedesimarci in personaggi controversi e di riflettere sul pregiudizio, la violenza, l'emarginazione, l'abbandono della propria terra, la pazzia e la gelosia.
Autore | Jean Rhys |
Editore | Adelphi |
Pagine | 171 |
Collana | 13,00 |
Categoria | Classico - D'ambiente - Storico |