SINOSSI

"C'è in "Jane Eyre" di Charlotte Bronté un personaggio minore, ma discretamente inquietante. Il personaggio di una folle reclusa che si dice sia una bella ereditiera creola. Jean Rhys ha avuto l'idea di ricostruire la vita di una simile ombra labile e confusa prima dell'arrivo in Inghilterra. Una idea può essere buona o cattiva, anzi un'idea è in partenza provvisoriamente buona e cattiva. Risulterà essere più buona che cattiva, più cattiva che buona a seconda dell'esecuzione. Ora l'esecuzione di Jean Rhys è straordinaria, un romanzo avvelenato di fascino, squilibrato di passioni, condannato e riscattato dalla magia... Scacciata dal suo paradiso di Coulibri, Antoinette affronta un tragico e tumultuoso destino d'amore e follia proprio perché di tale tragicità e tumultuosità è convinta lei per prima. O, facciamo, per seconda. Per prima ne è convinta Jean Rhys che con mano implacabile e delicata, complice e spietata sospinge la sua eroina a bruciare e consumarsi nello straordinario romanzo che è "II grande mare dei sargassi" sino a ridursi all'ombra labile e confusa di un personaggio minore dello straordinario romanzo che è "Jane Eyre" di Charlotte Bronté." (Oreste del Buono)

RECENSIONE

Il grande mare dei sargassi è un libro non di facile lettura. Al suo interno ci sono vari rimandi alla storia della Giamaica del diciannovesimo secolo ed è pieno di riferimenti interessanti, che spesso invogliano il lettore nel fare delle brevi ricerche. L'excursus della vita della protagonista, Antoinette (Bertha per il marito), ci fa conoscere la realtà di un luogo dove la coesistenza di varie etnie convive con un fragile equilibrio, fatto di pregiudizi e difficoltà. Troveremo quindi "bianchi negri", "negri bianchi", "bianchi", "neri". Non è semplice farne un distinguo. Ci si può arrivare con un minimo di ricerca sulla storia della Giamaica. Dalle prime pagine si capisce che la vicenda si svolge subito dopo il 1834, anno in cui entra in vigore l'abolizione della schiavitù. Ma questo non basterà a spazzare via i pregiudizi e il senso di odio tra ex schiavi neri importati dall'Africa e bianchi inglesi. Il romanzo è diviso in tre parti. Le prime due si svolgono in Giamaica e riguardano la vita di Antoinette e del marito Rochester. La prima parte è narrata dal punto di vista di lei, la seconda da quello di lui. Mentre la terza parte si svolge in Inghilterra, e torna ad essere il racconto di Antoinette. Quest'ultima parte, si intreccia con la vicenda di Jane Eyre di Charlotte Brontë. Tuttavia Il grande mare dei sargassi si lascia leggere anche come vicenda a sé, quindi non è indispensabile l'aver letto prima il romanzo della Brontë. Le vicende di Antoinette portano a far sentire per lei un grande senso di pena, di tristezza e di solitudine. All'infelicità si aggiunge anche un matrimonio con Rochester, non proprio idilliaco. Lei ha un grande trasporto per la sua terra, la Giamaica, e ce lo fa comprendere dal modo in cui parla dei suoi ricordi. Ma la sua emotività la porta ad essere fragile, e questa fragilità sfocerà in pazzia. Dall'altro lato troviamo Rochester, uomo non meno insicuro, ma che la vita porta a far diventare un uomo crudele, un mostro. Infatti, lega a sé Antoinette e pur non amandola, la costringe ad una vita misera. Nonostante non la sopporti, la trattiene a sé, la fa soffrire e non le dà la possibilità di stare con qualcun altro. Insomma, un libro che divide i lettori. Crea delle aspettative (dato che si intreccia con Jane Eyre) che possono suscitare sensazioni negative o positive. Un romanzo che stuzzica ma che può arrivare ad irritare chi legge.

[RECENSIONE A CURA DI GISELLA]

Autore Jean Rhys
Editore Adelphi
Pagine 171
Anno edizione 2013
Collana Gli Adelphi
ISBN-10(13) 9788845928031
Prezzo di copertina 13,00 €
Categoria Classico - D'ambiente - Storico