SINOSSI
Un ragazzo, Alejandro, con una storia familiare complessa e travagliata; una ragazza, Lise, bellissima e misteriosa; un incontro casuale (forse) che cambierà inesorabilmente le loro vite e il loro destino, "cieco", come il titolo del romanzo (prefazione di Anna Valentina Adamo).
 
 RECENSIONE
Da lettrice onnivora, ho apprezzato moltissimo la maestria con la quale l’autore si approccia ai temi trattati dal suo romanzo. Lo stile è modernissimo, la scelta e la conduzione dei dialoghi mai banali, i preziosismi retorici e lessicali volteggiano sulle vicende e sulle parole dei protagonisti senza "posare e pesare", per dirla come Verlaine. Uno degli spunti principali offerti dal testo è rappresentato, sicuramente, dalle suggestioni che ne scaturiscono. La trama si sviluppa attraverso un continuo dribbling, talvolta complesso, tra due sentimenti assoluti e antitetici: l'amore, presunto perno della narrazione di Alejandro, e l'odio, il motore che innesca l'atroce piano di vendetta di Manuela. Due gemelli, lo si scopre alla fine, nati non da un'unione voluta e consensuale, dall’amore appunto, ma da un gesto di violenza. Non casuale. Poi emerge, non secondario, il tema dell'incesto, considerato tabù dalla post-moderna sensibilità letteraria, ma non da quella classica. Lui che si prostra emotivamente, ma che non si piega al cauto e realistico giudizio del buon senso; lei dal temperamento autoritario e sprezzante di un ufficiale. Ma del resto chi, oggi, si lascia ancora colpire e affondare da una storia languida ed affettata? Era chiaro fin dal principio che nulla avrebbe condotto Alejandro e Manuela sui binari di un amore da Cime tempestose, ma il filo rosso che li lega è stato evidente da subito, immortalato dalle scelte di atmosfera e di azione di Marra. 
 Se e quanto si può ricollegare il testo al fascino antico che da sempre esercita l’incontro di questi due titani, l’Amore cieco e la Vendetta? Quanto è labile il confine? Penso a Kafka che, in Lettera al padre, vomita addosso al genitore i mille motivi del rancore nei suoi confronti; penso all’asperità di Baudelaire e alle tonnellate di odio che ha rovesciato sul povero generale Aupick, colpevole solo di averne sposato la madre; ad Andrea Mantegna che immortala Didone sull'altare del mito dell'amore furente perché abbandonato; a Medea, povera donna, da millenni icona del mito della donna fuori di sé perché tradita. Manuela, a mio avviso la vera protagonista di questo romanzo, mi ha fatto pensare a tutto questo e, nondimeno, a quando Gramellini dice "Non essere amati è una sofferenza". 
 La scrittura è fluida e gioca con gli artifici retorici senza mai cadere nella trappola dell'orpello linguistico, prova ne sia la predilezione per un'architettura testuale libera e mai in apnea. In definitiva è un testo per tutti, ma soprattutto per chi predilige narrazioni dense, in cui l’autore rende possibile l’immersione totale in una dimensione evocativa al massimo grado, spaziando liberamente attraverso le direttrici ideali di un sovramondo frutto di una evidente e catalizzante, spiccata sensibilità.
[RECENSIONE A CURA DI SANTI]
| Autore | Gabriele Marra | 
| Editore | Carra | 
| Pagine | 112 | 
| Anno edizione | 2019 | 
| ISBN-10(13) | 9788886406819 | 
| Prezzo di copertina | 10,00 € | 
| Categoria | Contemporaneo - Attualità - Sociale - Psicologico | 

                        
                        
                        
                        
	