SINOSSI

Il titolo è tratto dal "Riccardo III" di Shakespeare: è la maledizione che il fantasma della regina Anna scaglia sul re che l'ha fatta uccidere. Ma la storia è ambientata nella Madrid dei nostri giorni, dove l'io narrante, Victor Francés, sceneggiatore per il cinema e la tv, vive facendo il "negro", in proprio o per conto terzi. Victor conosce Marta, una donna sposata che gli muore tra le braccia proprio la notte del loro primo convegno amoroso. Fugge, ma resta prigioniero del passato della donna e decide di ricostruirlo. Sarà un viaggio di esplorazione nei misteri del cuore umano, ricco di sorprese, drammi, colpi di scena.

RECENSIONE

Da tempo volevo leggere qualcosa di Javier Marìas, suggeritomi da più fronti, e finalmente, cercando un libro ambientato a Madrid, nel forum mi è stato indicato Domani nella battaglia pensa a me ed è stato un primo incontro da colpo di fulmine. Domani nella battaglia pensa a me racconta un "incantamento" – encantamiento suppongo in lingua originale, e suona molto meglio, forse perché più musicale o forse perché la parola incantamento la usiamo poco – ma il narratore e protagonista Vìctor, a volte, usa il vocabolo inglese, haunting. Usa haunting perché non ha solo il significato fiabesco di incantamento ma deriva anche da un verbo anglosassone che significa dimorare, sistemarsi. È l'incantamento di un uomo che si ritrova con una donna che gli muore tra le braccia, una donna che conosce appena, che non gli appartiene e a cui lui non appartiene, che sta per appartenergli per una notte soltanto, forse, e invece dopo i primi baci si sente male e si spegne. Una morte ridicola, come a volte lo sono certe morti. O una morte orrenda, che lascia un bambino – il suo bambino – addormentato nel suo letto e inconsapevole. "Tienimi, tienimi, per favore, tienimi" dice Marta a Vìctor, così lui si ritrova abbracciato a lei nel momento in cui lei cambia stato, si trasforma da essere vivo a essere morto, questo fatto incomprensibile a chi rimane vivo. "Nulla è cambiato eppure è cambiato tutto, lo so e non lo capisco." Qui inizia l'incantamento, o haunting, la condanna del ricordo, l'impossibilità di interrompere il legame che si era stabilito con Marta, quel suo aver preso dimora nella sua testa "dibattendosi contro la propria dissoluzione", quel "tienimi" pronunciato in punto di morte che si ripete anche dopo la morte. Marìas ti trascina nel suo incantamento con un modo di narrare che non lascia respiro. Ti fa entrare nella testa di Vìctor e, insieme a lui, nella testa degli altri, nelle congetture su quello che accade, accadrà o è accaduto mentre è stregato da questo legame con chi non c'è più, e che si mantiene attraverso i vivi che ci sono ancora, scoprendo verità inattese e svelando la sua verità, conosciuta solo da lui e da Marta e dal suo bambino, tenuta nascosta ai vivi all'inizio dell'incantamento, a partire dal marito di lei, a Londra quella sera. Ti cattura come in un cerchio delle fate – e forse non a caso durante il racconto pesca dalla tradizione irlandese la figura delle banshee – e anche tu sei haunted, legato indissolubilmente a Marta e Vìctor e tutti gli altri, dai quali non puoi più liberarti come lettore. È un libro che sa tenerti con il fiato sospeso, come un thriller o un giallo: sebbene apparentemente prolisso, mai un attimo ti discosti, incantata, da quel filo che ti conduce attraverso lo svelamento di ciò che realmente è stato. Domani nella battaglia pensa a me è una frase tratta dal Riccardo III di Shakespeare che risuona nella testa di Vìctor la sera che Marta gli muore tra le braccia e solo nello svolgersi della narrazione Marìas ne svela il senso ripescando un evento passato, un altro incantamento. È un viaggio nella finzione, nell'inganno del nostro vivere dove "quel che succede non succede del tutto fino a quando non viene scoperto, fino a quando non lo si dice e fino a quando non lo si sa". Le cose succedono e finché non sai che sono successe, la tua vita continua come se non fossero accadute e quando scopri l'inganno quello che hai vissuto diventa qualcos'altro. E insieme, quello che pensi possa succedere è come se fosse successo veramente, finché non scopri che non è accaduto. In fondo Marìas sembra volerci dire, nell'epilogo del libro (il discorso che tenne per il premio Gallegos), che non c'è differenza tra la vita e la finzione narrativa: abbiamo "bisogno di conoscere il possibile oltre che il vero", per questo ci appassiona leggere storie inventate, che assumono realtà per il semplice fatto che vengono lette e nell'assistere a questa finzione, che infine succede, comprendiamo. "Vivere nell'inganno è facile ed è la nostra condizione naturale e in realtà questo non dovrebbe dolerci poi tanto."

[RECENSIONE A CURA DI ELISALILLIBEDO]

Autore Javier Marías
Editore Einaudi
Pagine 292
Anno edizione 2014
Collana Super ET
ISBN-10(13) 9788806219604
Prezzo di copertina 12,00 €
Prezzo e-book 6,99 €
Categoria Contemporaneo - Attualità - Sociale - Psicologico