SINOSSI

Il romanzo dei Romanov.

«Molti hanno raccontato la mia storia. Adesso è il mio turno

Era il 16 luglio del 1918 quando i tumulti che scuotono la Russia dopo la Rivoluzione d'Ottobre prendono forma in uno degli atti più violenti che la storia dell'impero ricordi: l'esecuzione a sangue freddo dell'intera famiglia dello zar Nicola II Romanov. Sua moglie e i suoi figli furono tutti freddati a colpi di fucile nei sotterranei della casa di Ekaterinburg dove erano agli arresti domiciliari. Nessuno sopravvisse, o almeno così si pensò. È il 17 febbraio del 1920 quando una giovane donna viene ritrovata a Berlino, in un canale, vicina alla morte per assideramento. In ospedale, ormai salva, i medici scoprono che il suo corpo è ricoperto di orrende cicatrici. E quando finalmente la donna apre bocca, sarà per dire il proprio nome: Anastasia. In molti non le credono: per loro è solo Anna Anderson, una polacca emigrata in Germania, a cui interessa soltanto la fortuna della famiglia zarista. Ma in Europa comincia a diffondersi, tra reali in esilio e circoli dell'alta società, la voce che la giovane Anastasia sia sopravvissuta. Che la figlia più piccola dello zar Nicola II e della zarina Alessandra, la spericolata bambina che tutti amavano, sia ancora viva. Tra speculazione, verità, inganni, Ariel Lawhon costruisce un romanzo ricco, sorprendente e prezioso come un uovo Fabergé, raccontandoci la storia incredibile di Anastasia Romanova e di Anna Anderson, la donna che sostenne sempre di essere la granduchessa russa, giocando in modo irresistibile con la Storia e i suoi misteri.


RECENSIONE

Premetto che sono una appassionata di romanzi storici e biografie, non conoscevo però affatto Ariel Lawhon, autrice del romanzo. Quando sono entrata in libreria sono stata colpita dalla copertina e dal titolo del libro Il mio nome era Anastasia - il romanzo dei Romanov e siccome adoro la storia dei Romanov e la leggenda di Anastasia, ho deciso di acquistare il libro. Devo dire che non ne sono rimasta delusa. L'autrice accosta le due protagoniste del romanzo, Anastasia Romanov e Anna Anderson, che per anni ha sostenuto di essere la Granduchessa scampata alla tragedia di Ekaterinburg, e lo fa in maniera molto delicata. Entra nel dettaglio nella vita della Anderson andando a ritroso nel tempo. Non appena iniziamo il romanzo troviamo una Anderson anziana, stanca di dover dimostrare dopo anni la sua identità come ultima figlia dello zar di Russia, e man mano che andiamo avanti nel romanzo torniamo indietro nel tempo, fino al 1918. Parallelamente ci accostiamo agli ultimi anni di vita di Anastasia e della famiglia Romanov, dallo spostamento nel 1917 dal Palazzo di Alessandro a Tobolsk e successivamente a Ekaterinburg nel 1918. La Lawhon è minuziosa nei dettagli, scrive in maniera sublime riuscendo a trattenere il lettore incollato al libro per ore, alimentando la speranza che davvero la piccola Anastasia sia riuscita a scampare al massacro. Personalmente è un libro che sento di consigliare fortemente non solo a chi è appassionato della famiglia Romanov e della leggenda di Anastasia, ma anche a chi vuol comprendere meglio la dittatura comunista in un periodo storico davvero buio per il mondo intero: il periodo della Prima Guerra Mondiale.

[RECENSIONE A CURA DI FRANCESCA92]

Autore Ariel Lawhon
Editore Piemme
Pagine 448
Anno edizione 2019
Collana Storica
ISBN-10(13) 9788856669671
Prezzo di copertina 19,50 €
Prezzo e-book 9,99 €
Categoria Classico - D'ambiente - Storico