SINOSSI

Il 17 marzo 1971, esattamente 50 anni fa, l'edizione pomeridiana di "Paese Sera" e, con maggiore consapevolezza e dirompenza, quella successiva del 18 marzo (immagine in copertina), denunciarono il "Golpe" tentato nel dicembre 1970 dai neofascisti guidati da Junio Valerio Borghese. Un agente del Sid, il capitano Antonio Labruna, aprì un'inchiesta riuscendo a scoprire mandanti ed esecutori. Produsse un "Malloppo documentario" poi però censurato dal suo capo, il generale Gian Adelio Maletti, e dall'allora ministro della Difesa, Giulio Andreotti. Il depistaggio andò in porto e tutti, persino i rei confessi, furono assolti dalla Cassazione. Questo saggio, attraverso un provocatorio "Quarto grado di giudizio", ribalta la "verità giudiziaria" e porta in scena la "verità storica". Dimostra, tra l'altro, che il tentativo di "Golpe" fu pieno e concreto e che coinvolse personaggi di primo piano delle trame politiche di quegli anni, a partire da Giulio Andreotti e Licio Gelli. Gli stessi, con ogni probabilità, dopo aver constatato la defezione dal progetto eversivo da parte dei Carabinieri e degli Usa, furono anche gli autori dei messaggi inviati a Borghese circa la necessità di emanare un "contrordine". Che Borghese emanò immediatamente. Ogni dato è stato ricostruito anche grazie alla documentazione archivistica, spesso inedita, proveniente dal Sid, dalla Commissione parlamentare P2 e dalla Commissione parlamentare stragi. Due sono i maggiori punti innovativi di questa seconda edizione del testo. Il primo risiede nella consapevolezza sulla morte di Borghese, avvenuta in Spagna nell'agosto 1974, alla vigilia del suo rientro in Italia: il "Principe nero" venne molto probabilmente assassinato da chi (armato dagli ambienti andreottiani e da quelli massonici, innanzitutto) temeva le rivelazioni che avrebbe potuto fare alla magistratura. La seconda novità è rappresentata dalla convinzione che il Pci fosse riuscito, nei giorni stessi del "Golpe", a sapere del complotto ma che decise di reagire con estrema cautela facendo trapelare la notizia solo, appunto, il 17 marzo 1971.

RECENSIONE

Junio Valerio Borghese: un golpe abortito e la politica italiana degli anni settanta. Il Golpe Borghese quarto grado di giudizio... La leadership di Gelli, il «golpista». Andreotti, i depistaggi della «Dottrina Maletti»: la seconda edizione del volume di Fulvio Mazza è stato pubblicato nel 50° anniversario del tentato golpe del principe romano. Il libro si concentra, come un faldone di processo, sulla strategia della tensione e sulla strage di piazza Fontana, su Licio Gelli, da poco assurto alla loggia P2, e Giuseppe Saragat, il Presidente della Repubblica, poi su Giulio Andreotti quale eminenza grigia della intera vicenda, sugli intrighi internazionali degli anni '70 come paradosso storico, sulle censure del generale Maletti, sul contrordine al golpe e infine sull’assassinio di Borghese. La verità giudiziaria su tali punti è difforme da quella che gli storici e i ricercatori hanno svelato nel corso degli anni, perché l'Italia, nel suo ordinamento giudiziario, gode di tre gradi di giudizio e qui ne servirebbe un quarto, in quanto il golpe fu ideato e poi non attuato. Gli stessi moti di Reggio Calabria furono il banco di prova per il golpe previsto il 7-8 dicembre 1970. Questo raggruppava sia esponenti di Casa Nostra che della 'ndrangheta e il contrordine arrivò quando chi agiva per conto di Borghese si accorse di non avere l'appoggio né dei Carabinieri né degli americani. Il libro si apre con la formazione nel 1968 del Fronte Nazionale di Junio Valerio Borghese e del controllo che il SID aveva sui suoi progetti, tramite soprattutto il capitano Labruna: questi dal 1973 era riuscito far parlare alcuni congiurati, come il costruttore Remo Orlandini, fingendo di aderire lui stesso con i suoi superiori al piano eversivo. Si era così appreso quanto avvenuto la notte del 7 dicembre 1970, ma anche dei nuovi piani golpistici che con la dizione di "Rosa dei Venti" erano ancora progettati a Padova, sino all’estate del 1974. Il generale Maletti e poi l'onorevole Andreotti, allora Ministro della Difesa, avevano tratto e snellito le informazioni raccolte dal capitano Labruna. Il "malloppo" originario si era così scarnificato, ed è passato alla storia col termine di "malloppone", poi si era scisso in tre "malloppini", consegnati alla Procura di Roma, che era meno implicata di quella di Padova. Sparito l'organigramma dei progetti eversivi e il ruolo degli alti ufficiali, come l'ammiraglio Giovanni Torrisi destinato poi a diventare capo di Stato Maggiore della Difesa, rimanevano però evidenti il ruolo di Licio Gelli (che aveva il compito di rapire il Presidente della Repubblica), quello della struttura occulta di Avanguardia Nazionale, diretta da Stefano Delle Chiaie, e l'appoggio delle più importanti famiglie della 'ndrangheta calabrese. Scomparve invece ogni riferimento allo stesso Direttore del SID, generale Vito Miceli, vicino ai golpisti, che fu arrestato nell’ottobre 1974 dal giudice Giovanni Tamburino. Tutto questo è ormai noto perché il 7 novembre 1991 il capitano Labruna aveva consegnato alla magistratura una vecchia borsa con dei nastri, grosse bobine magnetiche di quel tempo, recanti la registrazione dei numerosi colloqui con i congiurati che si erano rivelati dei testimoni. Tali nastri erano stati tenuti da Labruna per tanti anni, e non furono sottoposti a tagli dalla direzione del SID e dall'autorità politica per salvare gli aspiranti golpisti e proteggerli. Trascritti come conversazioni, facevano i nomi, con tanto di ruoli e di circostanze (tutti indicati nel volume), di coloro che nei più alti livelli sociali e politici erano stati salvati dall’incriminazione. Il capitano Labruna, brillante sul piano investigativo e psicologicamente intelligente, non era complice dei golpisti, ma fu tradito dai suoi superiori e alla fine pagò per tutti con i processi cui fu sottoposto e la successiva degradazione. Una volta resi pubblici quei nastri, egli, pochi anni prima di morire, è riuscito a riabilitare pubblicamente la sua figura. Dal punto di vista giudiziario, l'assoluzione da parte della Corte di Assise di Roma di tutti gli imputati accusati di insurrezione armata contro i poteri dello Stato, fu la prima presentazione riduttiva del progetto eversivo da parte del SID, nonostante che gli imputati fossero rei confessi. L'autore, in base alle carte desecretate pochi anni fa negli USA e nonostante lo scetticismo delle autorità americane al riguardo, afferma che i nostri alleati atlantici sapevano tutto di quanto si stava progettando, visti anche i contatti di Borghese con l'ambasciata americana a Roma, e che essi avevano dato addirittura il loro appoggio ad una modalità più limitata del golpe, mirante alla costituzione di un governo forte con un esponente DC di loro fiducia (probabilmente Giulio Andreotti). La prospettiva era di indire nuove elezioni, con l'esclusione delle liste comuniste che non condividevano il progetto, ma, vista la mancanza di una vera leadership militare italiana da mettere al governo (come invece avvenne ad Atene nell'aprile 1967), gli USA contribuirono al fallimento dell'operazione. Il "contrordine" all'azione potrebbe essere stato di Gelli o di Andreotti. La morte del comandante Borghese in Spagna, il 26 agosto 1974, in circostanze mai del tutto chiarite, fu comunque provvidenziale perché proprio in quelle settimane il SID con il generale Maletti si apprestava a far pervenire alla magistratura le sue informative sui progetti di golpe dal 1970 al 1974, il cd "malloppino", depurato dai nomi più imbarazzanti. Il ritorno del comandante Borghese in Italia diveniva perciò assai scomodo per gli alti gradi militari e altri nomi importanti, che furono così salvati da un possibile intervento giudiziale. La morte di Borghese a Cadice (probabilmente avvelenato) avvenne nell'ultimo periodo di Francisco Franco in Spagna, nazione che ospitò fascisti e nazisti, come fu il Sud America delle dittature militari, dove trovarono rifugio Adolf Eichmann, Joseph Mengele (il "medico" torturatore di Auschwitz) e Klaus Barbie (detto "il boia di Lione"), ancora attivo in Bolivia con Delle Chiaie all'inizio degli anni Ottanta. Il 17 marzo 1971 la prima pagina del quotidiano Paese Sera col titolo "Complotto neofascista" faceva riferimento al progetto di colpo di Stato elaborato da Borghese, ma mai portato a termine. Costui, di fede fascista, ex comandante della X Flottiglia MAS, eroe di guerra contro gli anglo-americani e sino alla fine alleato dei nazisti nella feroce repressione dei partigiani, aveva organizzato un piano che sarebbe dovuto scattare nella notte tra il 7 e l'8 dicembre del 1970 ma che, dopo una misteriosa telefonata, improvvisamente bloccò. L'autore ricorda anche la coincidenza della scomparsa, il 16 settembre 1970, tre mesi prima del tentativo di golpe, del giornalista de L'Ora di Palermo Mauro de Mauro, dai trascorsi giovanili proprio nella X MAS di Borghese, e ritenuto pericoloso perché informato su quanto si stava tramando. Riguardo al progetto del golpe, il PCI si mosse in tempo reale e prima della pubblicazione del Paese Sera, affrontando il problema con qualche articolo volutamente criptico sul quotidiano l'Unità, al fine di non provocare una reazione violenta e ancor più pericolosa tra i settori filo-golpisti delle Forze armate. Il volume di Fulvio Mazza presenta tutte le relazioni del SID sulla preparazione del golpe, ancora poco accessibili ed in parte inedite, e una cronologia dettagliata degli avvenimenti - dalle prime ore del 7 dicembre 1970 sino al contrordine, giunto intorno alle ore 1.40 dell’8 dicembre, con la ritirata dei congiurati - precisando ad horas quando avvennero i fatti. L'autore stima il numero dei militari, anche di alto grado, e dei civili coinvolti nel complotto, in 20.000-40.000 persone: non un golpe progettato da pochi generali non più in servizio, dunque, ma un capitolo vero e proprio della storia italiana contemporanea.

[RECENSIONE A CURA DI PATINA83]

Autore Fulvio Mazza
Editore Pellegrini
Pagine 300
Anno edizione 2021
Collana Check-in
ISBN-10(13) 9788868229887
Prezzo di copertina 16,00 €
Categoria Contemporaneo - Attualità - Sociale - Psicologico