SINOSSI
In un'epoca senza tempo, dominata dalla legge delle armi e dalla vendetta, Sali Kamati, erede di un nobile casato, è costretto a riscattare il sangue del fratello ucciso per difendere il proprio onore. Il canto menzognero porta la notizia al villaggio e Dirja, sua moglie, intuisce che una sventura presto si abbatterà sulla loro casa. Gli uccelli del malaugurio, appollaiati sul platano del giardino, proiettano un'ombra oscura sul protagonista che si prepara a morire non prima di aver messo in ordine i suoi affari. Ma l'Ora ha in serbo per lui un destino completamente diverso: l'arrivo di Tusha, la "merla di montagna", porterà scompiglio, ossessione, vergogna e maldicenza che si diffonderanno come un morbo. Un romanzo pervaso da atmosfere magiche, i cui personaggi devono confrontarsi con i propri demoni. Un'epopea eroica che unisce toni cupi e delicate sfumature liriche restituendo al lettore un affresco dell'animo umano nelle sue pieghe più insondabili e nascoste.
RECENSIONE
Prima di parlare de L'Ora del male di Tom Kuka (Besa Muci, 2021), ritengo sia fondamentale fare un accenno corposo proprio a Tom Kuka, uno scrittore interessante e al contempo complesso. Dalla doppia persona (non personalità), l'uomo si divide, appunto, tra Enkel Demi, celebre giornalista e conduttore radiofonico albanese e Tom Kuka (lo pseudonimo con cui firma le opere), scrittore poliedrico, dalle variegate sfaccettature. Lasciando da parte Enkel Demi, che poco interessa in questo contesto, mi preme sottolineare poche essenziali cose dello scrittore, vincitore del Premio del'Unione Europea per la Letteratura 2021, utili, a mio parere, a comprendere meglio il romanzo in oggetto. Che nessuno si sogni di improvvisare parlando di Tom Kuka (lo hanno già fatto, fallendo miseramente), perché, per esempio, senza un'adeguata ricerca informativa, non si potrebbe parlare di uno dei capisaldi della sua scrittura e dei suoi libri: il concetto di "albanità". E che nessuno si sogni di correggere questo termine, perché non si tratta di albanesità (hanno provato a fare anche questo), ma di pura "albanità", una parola di suo conio, che egli associa a identità e libertà. Da qui inizia la complessità dell'autore, che se da una parte si allontana dagli stereotipi obsoleti, che non soddisfano più (e forse non hanno mai soddisfatto), i bisogni di un'Albania, ancora oggi nella morsa della transizione, dall'altra rimane fortemente legato alle radici della propria terra. Quando sento parlare di radici e attaccamento, forse un po' di inquietudine mi assale e devo ammettere che così è stato anche questa volta. Qui, in verità, arriva il secondo caposaldo, che caratterizza le opere di questo autore. Quello, di cui scrive Tom Kuka, nasce dal racconto dei propri avi, dei nonni, nasce dalla conoscenza della vita. Narra dei tempi che non ci sono più, racconta dell'Albania, restando il più attaccato possibile alla genuinità della sua Storia. Riesce palesemente a equilibrare la sua passione per le storie degli avi, con quella dei miti, condendo il tutto con una buona dose di mistero. Ritengo, pertanto, che sia fondamentale capire che Tom Kuka racconta di Storia e di storie, palesando un fortissimo attaccamento all'identità albanese, ma allo stesso tempo, liberandola, da finti valori e consegnandola al lettore nella maniera più limpida possibile. Una scrittura di spessore quella del giornalista albanese , in cui traspare tutta la sua inquietudine di autore e di uomo e la sofferta gestione della sua penna. Tutto questo, si ritrova ne L'Ora del male. Noi, che facciamo critica letteraria, come direbbe un noto giornalista italiano, siamo brutta gente, perché releghiamo i libri in generi letterari. Forse, lo pensa anche Tom Kuka, che ci tiene a far sapere, di non essere propriamente d'accordo, quando si parla di realismo magico in relazione al suo romanzo. Certamente non credo che si sia messo alla scrivania con penna e calamaio e abbia pensato di scrivere un libro che appartenesse a questo genere letterario. In ogni caso, poco importa. Quello che è necessario sapere è che sin dalle prime battute, ci si trova catapultati in un'atmosfera fatta d'incanto. Una narrazione senza tempo, che inizia con dolore e sofferenza, che si apre con un canto menzognero, tra i più famosi in Albania. Lo scrittore affronta subito un tema importante; quello della vendetta. Un uomo che uccide un altro perché deve vendicare il proprio fratello. Sali Kamati, il protagonista, si sente investito da questo obbligo, da questo dovere, da questa urgenza dettata dalle regole del Kanun della Labëria. La vendetta è una necessità: deve ammazzare Celo Mezani, così deve essere e così sia. La vendetta non è volontà. Invito coloro che leggeranno il libro a soffermarsi su quei brevi ma potenti scambi di battute tra i due uomini. Tom Kuka descrive magistralmente la pietà. Celo morente, chiede "un goccio d'acqua" al suo assassino. Quanta pietà, quanto dolore si intravede in Sali Kamati, che accarezza la guancia di quel giovane, cerca di dissetarlo, gli chiede se va meglio, mentre una sua lacrima scende su quelle labbra secche. Quanta sofferenza in quel canto che accompagna le prime pagine del libro. E poi la storia, ambientata in Çameria, incalza tra uccelli del malaugurio, maledicenze, ossessioni, senza dimenticare l'Amore. Un nobile sentimento, di cui, in qualche modo, l'obsoleta tradizione albanese vuole privare l'uomo, in quanto maschio e non avente quindi diritto di amare e piangere. Ed è proprio Sali Kamati a provare questo sentimento, forte, fortissimo, per una giovane donna che crea quello scompiglio, che va oltre ogni ragione. Un'emozione che Tom Kuka descrive con trasporto e di cui parla con trasporto. Arriva, poi, l'Ora, il mito, che nella sua mancata bonarietà rappresenta tutta l'inquietudine dell'animo umano. La scrittura di Tom Kuka è altamente descrittiva: l'autore riesce a comunicare e a disegnare attraverso ogni "scena" inserita nel testo. Non lascia nulla al caso. Se le tematiche sono legate, in qualche modo, alla spontaneità dei racconti, la narrazione è ben ponderata e ben concatenata. Lo stile narrativo è essenziale, ma di un'essenzialità fatta di sinuosità, che non stanca e che avvolge la lettura di grande piacevolezza. Leggere L'Ora del male, significa immergersi nella Storia e soprattutto immergersi nella narrazione, sentirsi parte integrante del racconto e non spettatore. Significa leggere un libro, capace di toccare le corde dell'Anima. Conoscere Tom Kuka, significa sentir parlare di Storia dalla viva voce di chi racconta. Vorrei spendere due parole, per chiudere, sull'atmosfera magica che pervade il romanzo. La Storia e le storie sono ambientate nei Balcani e come l'autore stesso dice, i territori sono talmente belli, da sembrare magici. Mi sento di spezzare ancora una lancia nella capacità descrittiva di Kuka, che rende l'atmosfera unica. Tom Kuka è uno scrittore apprezzato e pluri-premiato in Albania, dove ha all'attivo la pubblicazione di quattro romanzi.
[RECENSIONE A CURA DI ANNA LATTANZI]
Editore | Besa muci |
Pagine | 156 |
Anno edizione | 2021 |
Collana | Passage |
ISBN-10(13) | 9788836290963 |
Prezzo di copertina | 15,00 € |
Categoria | Fantascienza - Fantastico - Fantasy |