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La protagonista del nostro Libro del Mese di Settembre 2025, il thriller psicologico La moglie imperfetta di B.A. Paris, teme di soffrire, come la madre, di demenza precoce. William Utermohlen è un pittore statunitense noto soprattutto per i suoi autoritratti, che raccontano per immagini il processo degenerativo causato dalla malattia di Alzheimer.

Nato a Filadelfia nel 1933 da genitori tedeschi, dopo aver frequentato la Pennsylvania Academy of the Fine Arts William Utermohlen si trasferisce nel Regno Unito, nemmeno ventenne, per frequentare la scuola d'arte dell'Università di Oxford. Viaggia molto in Europa e in Italia scopre il suo amore per Giotto, Piero della Francesca e Andrea Mantegna.

Il suo stile pittorico è influenzato dall'espressionismo tedesco, eppure particolare ed eclettico: nel 1964 inizia un ciclo di quadri basati sull'Inferno dantesco; alla fine degli anni Settanta stampa fotografie sulle tele e ci dipinge sopra.

La sua produzione è raggruppata in sei cicli di quadri, realizzati dal 1962 al 1991. Seguono, nel periodo 1995-2000, gli autoritratti con la sindrome di Alzheimer. Nel 1995, infatti, gli viene diagnosticata la malattia.

Il dipinto Blue Skies viene portato a termine proprio nel periodo della diagnosi. L'artista siede affranto a un tavolo nel suo nuovo studio, vi si aggrappa con una mano ed è come se tentasse di non venire risucchiato da una finestra che si apre sopra la sua testa. In questa posa e nella costruzione del quadro sono evidenti da un lato lo smarrimento e dall'altro la disperazione.

Nella pittura di Utermohlen la psiche ha sempre rivestito un ruolo fondamentale. Va da sé dunque che il pittore abbia deciso di rappresentare la patologia neurodegenerativa attraverso una serie di potentissimi autoritratti – che sono al contempo documenti artistici, medici e psicologici. Lo stile e la tecnica utilizzate si adattano alle via via crescenti limitazioni della sua percezione e delle sue abilità motorie, ma hanno tutti in comune la rassegnazione, talvolta la rabbia, di certo una depressione senza fondo: Self Portrait with Cat del 1995, Self Portrait (in the Studio) del 1996.

A partire dal 1997, il suo viso diventa più schematico e asimettrico, con una enfatizazzione del lobo frontale del cranio, luogo in cui "si trova" la sua malattia. Ciò si può notare chiaramente, ad esempio, in Self Portrait (Green) in cui dallo sfondo nero spicca la figura del pittore, dai lineamenti sfigurati e dal disegno incerto.

L'anno successivo, Utermohlen inizia a non riuscire più a disegnare. Tra mille difficoltà riesce ancora a realizzare sei ritratti prima di smettere del tutto di dipingere nel 2002. Del 2000 è Head I, matita su carta, in cui non è più riconoscibile nulla di un volto se non una vaga forma ovale e poco più.

Nel 2004 le sue condizioni rendono necessario il suo ricovero in una clinica. Muore nel 2007. Dopo la sua morte i suoi autoritratti conseguono una fama postuma e vengono esposti negli Stati Uniti e in Europa.

È possibile visionare tutti gli autoritratti sul sito internet curato dagli eredi.

(articolo a cura di Elisa Kirsch)

Fonti:
William Utermohlen (1933 - 2007) Website
Catalogo della mostra alla The New York Academy of Medicine (2006)
Portraits from the Mind. The Works of William Utermohlen – 1955 to 2000

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