SINOSSI

«Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare». Quando arriva la guerra o l'inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come Curon, il piccolo paese del Sudtirolo in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che hanno messo al bando la lingua tedesca e le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole. Marco Balzano ha la sapienza dei grandi narratori: accorda la scrittura al respiro dei suoi personaggi.

RECENSIONE

In genere diffido dei romanzi che raccontano periodi storici che l'autore o l'autrice non ha vissuto e di cui quindi non ha nessuna esperienza diretta: un po' perché trovo più interessante leggere i testi di chi appunto certe cose le ha vissute sulla sua pelle, un po' perché il pericolo della banalità e della superficialità è sempre dietro l'angolo. Nonostante ciò, ho deciso di dare una possibilità a questo libro di Balzano per via dell'incredibile successo che ha ottenuto e continua ad ottenere a distanza di anni dalla pubblicazione: purtroppo ne sono rimasta abbastanza delusa. La protagonista è Trina, abitante di Curon, paesino situato nel Sudtirolo al confine con Austria e Svizzera che durante la seconda guerra mondiale ha subito prima la violenza del fascismo, poi quella del nazismo e poi, a guerra conclusa, è stato sommerso da una diga che ha lasciato visibile solo il campanile che svetta in copertina e che oggi è una popolare meta turistica. Partiamo da qui: Balzano non è originario delle zone che racconta e in questo breve testo non ho riscontrato alcuna volontà dell'autore di approfondire le tradizioni e il contesto storico e culturale del Sudtirolo. Ciò che resta quindi sono personaggi piatti ed irrealistici che sembrano più cittadini di una metropoli contemporanea che contadini di Curon del 1940 e questa costruzione fragile della comunità rappresentata rende debole tutto il resto della narrazione: infatti come lettrice non sono minimamente riuscita ad innamorarmi di Curon e dei suoi abitanti, di questa terra martoriata, contesa, ma comunque amata perché, semplicemente, non viene mai descritta. Come comprendere la tragedia del veder scomparire un paesino come Curon se di ciò che quel paese rappresenta non mi viene detto nulla? Insomma l'idea che mi sono fatta è che ci sia stata fretta nel condurre le ricerche su questa parte della storia e si sia preferito invece approfondire altri aspetti, ovvero quelli più strettamente legati alla costruzione della diga, ma per me non ha senso scegliere di scrivere un romanzo storico incentrato completamente su una determinata comunità e poi decidere di ignorarne completamente la storia e il contesto. Anche lo stile di scrittura mi ha lasciata del tutto indifferente: semplice e lineare, ma privo di emozione e calore, così come la storia e i personaggi che vengono raccontati, che filtrati dallo sguardo della protagonista restano ambigui e incomprensibili. Uno dei pochi pregi che riconosco a questo testo è quello di aver portato alla luce e aver fatto conoscere a tanti lettori una parte di storia italiana dimenticata dai più, per il resto un libro trascurabile, che non aggiunge nulla alla narrazione della guerra che è stata fatta negli ultimi 70 anni.

[RECENSIONE A CURA DI ANNA96]

Autore Marco Balzano
Editore Einaudi
Pagine 192
Anno edizione 2020
Collana Super ET
ISBN-10(13) 9788806243692
Prezzo di copertina 11,50 €
Prezzo e-book 9,99 €
Categoria Contemporaneo - Attualità - Sociale - Psicologico