Condivido la risposta di Novel ed aggiungerei che Verga  riguardo al progresso pensa che l'uomo a qualsiasi classe sociale appartenga persegue il suo interesse personale contribuendo inconsapevolmente al benessere di tutti, ma Verga insiste essenzialmente sugli aspetti negativi del progresso e si sofferma sui "vinti", le vittime della voglia di riscattarsi da qualcosa e se ci pensiamo anche oggi chi di noi non lotta per migliorarsi non solo economicamente ma anche per realizzare ambizioni non materiali?
Per Verga I Malavoglia sono il primo romanzo di un ciclo, quello dei "vinti" in cui si prefigge di analizzare la condizione dell'individuo, proteso a lottare, a progredire per migliorare se stesso e poter soddisfare i bisogni primari come mangiare un pezzo di pane in più ,qui siamo ad un livello sociale basso e la famiglia Toscano, semplici pescatori, cerca di migliorare le proprie condizioni economiche commerciando i lupini. Dopo una serie di sciagure che sono una conseguenza della corsa al "progressso" diventano dei "vinti" degli sconfitti e chi sopravvive, Alessi e Mena, rimette insieme pochi cocci e riparte ma la famiglia non è più quella dell'inizio.
Il progetto di V. è quello di esplorare la lotta per il progresso in tutte le classi sociali della società, dalle più povere a quelle borghesi ed aristocratiche. Mastro don Gesualdo,( il secondo romanzo del ciclo), appartiene ad un ceto superiore, rappresenta il self made man, da semplice muratore arriva ad accumulare una fortuna ma alla fine della sua vita risulterà anche lui un vinto sul piano umano. Il ciclo si interrompe per vari motivi che non sto a spiegare anche se curiosi per non dilungarmi.
Ritornando a I Malavoglia è bene ricordare che la vicenda è ambientata subito dopo l'unità d'Italia(1863)in un mondo rurale arcaico, con una visione di vita tradizionale e la saggezza antica dei proverbi, ma questo mondo viene sconvolto dalle tensioni della rapida trasformazione della  società italiana nel dopo-unità: il servizio militare è obbligatorio per 5 anni ignoto al regno borbonico sottrae braccia al lavoro mettendo in crisi la famiglia, un esempio la partenza del giovane 'Ntoni, poi le tasse (tassa sulla pece) il treno, il telegrafo che vengono demonizzati dalla mentalità arretrata dei paesani. Il giovane 'Ntoni ha la possibilità di uscire dal chiuso ed immobile paese di Aci Trezza ed a Napoli conosce la modernità e matura l'idea di non potersi più rassegnare ad una vita di fatiche come avrebbe voluto il nonno 'Ntoni che rappresenta la tradizione con i suoi valori quali l'unità della famiglia ( doveva restare unita come le 5 dita della mano),l'onore (Mena non sposerà Alfio all'inizio socialmente inferiore ai Malavoglia proprietari di una casa e lui solo di un asino, in seguito  disonorata dalla sorella Lia ed anche dalla condanna del giovane 'Ntoni)il  lavoro che contribuisce ad accumulare "la roba". Il giovane 'Ntoni così inquieto ha messo in crisi il vecchio mondo, ha tradito il mito del focolare domestico e alla fine non gli resta che partire e dirigersi verso il "nuovo".
Nel romanzo ci sono 2 poli opposti: la comunità del villaggio che è cinica, solo dedita all'interesse personale dove la lotta per la vita è spietata ed ognuno pensa per sè, I Malavoglia invece legati a valori etici puri e ideali, onesti fin troppo.
Per quanto riguarda il confronto con Il Gattopardo all'apparenza sembra anche questo un romanzo storico di taglio ottocentesco e naturalistico soprattutto in relazione alla famosa frase che" se si vuole che tutto rimanga com'è, occorre che tutto cambi" e il passaggio al nuovo regno d'Italia sarà quindi solo un mutamento esteriore, ma nella sostanza il potere resterà nelle mani delle classi dirigenti, ricca borghesia del nord e latifondisti del sud avevano fatto un accordo per salvaguardare i loro interessi, invece non è così Tomasi di Lampedusa a differenza dei veristi ha una cultura e sensibilità decadente, ha letto Proust e Mann, dietro la storia, l'oggettività c'è il fluire costante della vita che precipita nel nulla. La Sicilia del 1860 dove con l'unità non solo non è cambiato nulla ma le cose sono peggiorate (come possiamo constatare anche ne I malavoglia)diventa metafora di una condizione esistenziale, dominata dalla presenza incombente della morte.Il nucleo del romanzo non sono tanto le vicende storiche ma la vicenda interiore del principe Salina debole e impotente di fronte alla realtà e con tanta paura della morte.