Riporto da wikipedia una breve biografia dell'autrice. E alcune citazioni tratte dal libro di cui qui si propone la lettura. Parlare di questo libro secondo me è impossibile senza fare dello spoiler. E sarebbe un vero peccato.
Da Wikipedia
Ágota Kristóf (Csikvánd, 30 ottobre 1935 – Neuchâtel, 27 luglio 2011) è stata una scrittrice ungherese naturalizzata svizzera.
Come autrice, si è espressa esclusivamente in francese, la sua seconda lingua, che non riuscirà mai a padroneggiare pienamente e senza errori, una circostanza che, nella narrazione autobiografica, portò la scrittrice a definire se stessa come un'«analfabeta»
Ágota Kristóf nacque il 30 ottobre 1935 a Csikvánd, un villaggio dell'Ungheria "privo di stazione, di elettricità, di acqua corrente, di telefono". A 4 anni impara a leggere correttamente e a 14 a scrivere le sue prime poesie e le sue preime pièce teatrali, e all'età adolescenziale viene mandata in un collegio di sole ragazze. Nel 1956, in seguito all'intervento in Ungheria dell'Armata Rossa per soffocare la rivolta popolare contro l'invasione sovietica, fugge con il marito e la figlia in Svizzera e si stabilisce a Neuchâtel, dove vivrà fino alla morte. Non perdonerà mai al marito la decisione di quella fuga, presa per paura di essere arrestato dai sovietici, tanto che in una intervista dirà: «Due anni di galera in Urss erano probabilmente meglio di cinque anni di fabbrica in Svizzera».
A Neuchâtel Ágota Kristóf impara il francese, che adotterà per la sua scrittura letteraria. Raggiunge il successo internazionale nel 1987, con la pubblicazione de Le grand cahier (Il grande quaderno), che viene eletto "Livre Européen". Le grand cahier confluirà, insieme a La preuve (La prova) e Le troisième mensonge (La terza menzogna), nella Trilogie (Trilogia della città di K.), il riconosciuto capolavoro letterario di Ágota Kristóf, stampato in oltre 30 paesi.
I personaggi dei racconti della Kristóf sono spesso segnati dalla condizione esistenziale dell'erranza, l'impossibilità di riattingere ai luoghi delle proprie origini.
Citazioni da "La trilogia della città di K."
La chiamiamo Nonna. La gente la chiama la Strega. Lei ci chiama figli di cagna. ("Il Grande Quaderno ", p. 9)
A forza di ripeterle, le parole a poco a poco perdono il loro significato e il dolore che portano si attenua . ("Il Grande Quaderno ", p . 21)
Siamo nudi. Ci colpiamo l'un l'altro con una cintura. Diciamo a ogni colpo:
– Non fa male.
Colpiamo più forte, sempre più forte. Passiamo le mani sopra una fiamma. Ci incidiamo una coscia, il braccio, il petto con un coltello e versiamo dell'alcol sulle ferite. Ogni volta diciamo:
– Non fa male.
Nel giro di poco tempo non sentiamo effettivamente più nulla. È qualcun altro che ha male, è qualcun altro che si brucia, che si taglia, che soffre. Non piangiamo più.
Il libro ci è stato proposto da Katya e da Elle. Io ho letto le prime 30 pagine. E sicuramente finirò di leggerlo insieme a coloro che si vorranno aggregare.
Un consiglio:
leggetelo. Opere come questa sono veramente rare. Per dirla con Montale: "
come un croco in mezzo ad un polveroso prato".