Io ho iniziato ... e finito

. Molto bello, più di quanto mi aspettassi ...
Quelli della squadra di pallacanestro fanno lega tra loro, i cattolici fanno lega tra loro, i maledetti intellettuali fanno lega tra loro, quelli che giocano a bridge fanno lega tra loro. Fanno lega perfino quelli che appartengono a quel dannato Club del Libro del Mese!
Pare davvero avercela un po’ con tutti, il giovane Holden: forse perfino con noi

. Solo i bambini ancora gli stanno a cuore:
"io mi immagino sempre tutti questi bambini che giocano a qualcosa in un grande campo di segale e via dicendo. Migliaia di bambini e in giro nessun altro - nessuno di grande, intendo - tranne me, che me ne sto fermo sull’orlo di un precipizio pazzesco. Il mio compito è acchiapparli al volo se si avvicinano troppo, nel senso che se loro si mettono a correre senza guardare dove vanno, io a un certo punto devo saltar fuori e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto l’acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l’unica cosa che mi piacerebbe veramente fare".
Mio caro Holden: d’immaginazione certo ne hai, ma pazzo non sei. Perché i bambini che vorresti salvare sono quelli che stanno per precipitare nel baratro dell’adolescenza, per approdare nel mondo "dei grandi": e tu sai, quanto orribile possa essere quel precipizio e ripugnante quel mondo …
Non sapevo che questo libro avesse fatto tanto scalpore. Forse la spiegazione sta in un linguaggio per l’epoca davvero rivoluzionario, nonché nel fatto - come ho letto altrove - che i dubbi del protagonista suonano (o suonavano?) improvvisamente stonati "in una società come quella americana, così veloce, competitiva che poco spazio lascia al pensiero, all'introspezione e alle domande. Il buon americano non si ferma, non si chiede cosa vuole davvero, entra nel vortice e ottiene quello che deve ottenere, a tutti i costi".
Ad ogni modo, io credo che la portata del romanzo travalichi certamente i confini di una nazione e che si possa tranquillamente dissentire da chi sostiene che Il giovane Holden "o lo si legge da ragazzi, o non lo si legge più". Perché non è solo nella società americana, né tantomeno solo nella nostra adolescenza, che può capitare improvvisamente di fare "un capitombolo", di sentirsi cioè fuori posto, di non avere più punti di riferimento:
"a chi precipita non è permesso di accorgersi né di sentirsi quando tocca il fondo. Continua soltanto a precipitare giù. Questa bella combinazione è destinata agli uomini che, in un momento o nell’altro della loro vita, hanno cercato qualcosa che il loro ambiente non poteva dargli. O che loro pensavano che il loro ambiente non potesse dargli. Sicché hanno smesso di cercare. Hanno smesso prima ancora di avere veramente cominciato".
Ecco perché, a mio avviso, "romanzo di formazione" - inteso come evoluzione verso la maturazione e l'età adulta - potrebbe risultare una definizione sin troppo riduttiva e, in un certo senso, persino fuorviante. Anche perché, alla fine, non sappiamo quanto Holden ne abbia ricavato, da questa esperienza:
"un sacco di gente, soprattutto questo psicanalista che c’è qui, continuano a domandarmi se quando tornerò a scuola a settembre mi metterò a studiare. È una domanda così stupida, secondo me. Voglio dire, come fate a sapere quello che farete, finché non lo fate? La risposta è che non lo sapete. Credo di sì, ma come faccio a saperlo?".
Negli occhi resta però l’immagine di un ragazzo che solo, sotto una pioggia battente, resta incantato ad osservare la sorellina che gira sopra una giostra. E si sente improvvisamente felice, senza sapere nemmeno perché. Ha ragione Kers: questo giovane sbruffone ispira davvero tanta tenerezza …
Voto: 7,5