Martedì, 04 Novembre 2025

"Domani nella battaglia pensa a me" di Javier Marias

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06/10/2020 19:51 #46057 da bibbagood
Letto il primo capitolo e sí, confermo che è sicuramente un tipo di scrittura complesso, se non un vero e proprio flusso di coscienza, è quanto meno uno stile che gli si avvicina molto. Non tanto dal punto di vista sintattico (anche se in effetti come ha anticipato Anna ci sono frasi mooolto lunghe), quanto perchè salta abbastanza di palo in frasca nel ricostruire le emozioni del momento e quelle della notte passata, unite a riflessioni sparse sulla vita, la morte, la famiglia, le relazioni di coppia. Non è sicuramente una lettura leggera, ma per adesso non mi ha scoraggiato e sono curiosa di vedere come procederà il libro dopo che l´evento principale è stato descritto nei dettagli già in queste prime pagine.

"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert

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07/10/2020 17:59 #46073 da Anna96
Concordo con Bea sul fatto che si tratti di un flusso di coscienza, ma anche io non sono scoraggiata da questo stile, anzi trovo che mi aiuti ad immergermi nella storia e ad entrare nella testa del protagonista (che per ora comunque non mi sta suscitando particolare simpatia devo dire :angry: ). Questo stile di scritture ha su di me un effetto quasi claustrofobico che mi tiene incollata alla vicenda anche se in quel preciso momento non sta succedendo nulla di particolare.

Mi è piaciuta molto la riflessione che Marìas fa su ciò che materialmente resta di noi dopo la morte. In particolare si parla dell'odore che resta sui vestiti o sui cuscini e della quantità enorme di oggetti che ciascuno accumula durante la vita.

Il libro è del '94 e la produzione di materiale fotografico, audio e video era molto più limitato rispetto ad oggi, dove praticamente ogni giorno, spesso più volte al giorno, ci immortaliamo o registriamo messaggi vocali. Tutto questo influenza il modo in cui viviamo il distacco da qualcuno? Oggi non è molto più difficile di 20/30 anni fa andare avanti, superare una perdita? Secondo me disfarsi di tutto questo materiale è molto più difficile rispetto al disfarsi di oggetti o vestiti perchè farlo significa eliminare per sempre quella persona. E poi su molto di questo materiale non possiamo nemmeno mettere le mani: basta pensare a tutta l'eredità digitale che ci lasciamo dietro con i profili social

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07/10/2020 19:24 #46077 da Blue
Sono quasi a metà, all’inizio lo stile di Marías, mi ha molto colpita per l’originalità e il modo in cui riesce a rendere le emozioni e i pensieri del protagonista creando una tensione emotiva che, come dice Anna, ti tiene incollata alla vicenda. Andando avanti nella lettura però l’intensità si perde in minuziose descrizioni di situazioni e personaggi che non solo rallentano il ritmo ma sembrano quasi superflue.
Molto interessanti invece le considerazioni sulla condizione umana, la caducità della vita e naturalmente la morte che credo sia il fil rouge di tutto il racconto.
Detto questo, sono curiosa di capire quali siano le intenzioni/aspettative del protagonista nei confronti della famiglia di Marta, posto che ne abbia. Per ora sembra solo alla ricerca di un rimedio al suo disagio, forse senso di colpa?

PS: grazie Anna per la copia che hai portato al raduno;)

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08/10/2020 20:48 - 08/10/2020 20:49 #46093 da bibbagood
Sto a pagina 80, quindi ca. 20-25%, e continua a prendermi, anzi, in alcune parti anche troppo, alcune pagine mi hanno coinvolto emotivamente in modo più forte del necessario.
Il protagonista non piace molto neanche a me, sembra a volte superficiale, ma in alcuni momenti agghiacciante. Forse la freddezza dimostrata quella notte era la reazione ad uno shock che stava vivendo, shock che continua a vivere nei giorni successivi. E la freddezza che ha dimostrato anche prima che lei morisse, quando non sembra far nulla per aiutarla, è forse frutto dello shock con cui ripercorre quelle ore. Il protagonista non si interroga mai su sè stesso (tranne un pochino quando sente la sua voce nel messaggio in segretaria) e questo secondo me renda una narrazione già di per sè molto forte e diretta ancora più intensa, perchè mi sembra descriva la nascita e l'evoluzione di uno shock da lutto in diretta, senza fronzoli, o appesantimenti stilistico-linguistici: lo stesso stile, cosi complesso e con tutti i passaggi di pensiero che fa in poche righe, trasmette il trauma che ha subito, non è più in grado di avere pensieri coerenti, di agire in modo coerente, razionale.

Su quel che dice Anna riguardo a quel che ci lasciamo indietro una volta morti: sì, secondo me è questa la cosa che colpisce molto nelle riflessioni del protagonista: non ci si sofferma tanto ad immaginare quel che potrebbe pensare lei, morta quando meno se lo aspettava, impreparata, che è una riflessione che si trova in tanti libri (la visione egocentrica di chiedersi cosa resta di noi una volta morti, se abbiamo lasciato il segno, se abbiamo vissuto una vita degna di esser vissuta, ecc), ma bensì sugli elementi che rendono il superare un lutto una cosa spesso impossibile, ovvero tutto quel che rimane di quella persona, che continua a ripresentarsi sotto gli occhi di coloro che sono rimasti, che devono quindi costantemente ricordarsi della perdita, di quel che non c'è più e che non si ha più possibilità di cambiare, di vivere. Molte persone hanno difficoltà ad elaborare lutti proprio per questo aggrapparsi agli oggetti appartenuti alla persona cara, non riescono a staccarsene e non riescono quindi ad andare avanti. Da una parte forse Anna ha ragione a dire che con le nuove tecnologie questo potrebbe essere ancora più difficile, lo stesso Facebook ti ricorda diligentemente anniversari per ogni cosa, portandoti a ricordare una persona a cui magari durante il giorno eri riuscito finalmente a non pensare. Tuttavia, credo che l'eredità digitale in sè abbia meno peso di quel che possiamo pensare, perchè un conto è rimanere attaccati a un gioiello che magari stava in famiglia da decenni e che hai sempre visto come parte di quella persona o a cui ci associ un ricordo con un significato particolare, o un vestito che quella persona indossava spesso e a cui hai collegati tanti ricordi e ti sembra impossibile vederlo là, senza che verrà più indossato; un conto sono magari video e messaggi vocali, che se la persona in questione ha utilizzato con frequenza, non credo abbiano un gran significato e i ricordi di conversazioni fatte insieme sono forse preponderanti; posso immaginarmi però che possa essere comunque difficile, ma per quanto mi riguarda io mi rifiuterei di vedere video di una persona cara scomparsa, forse perchè mi sembrerebbe macabro, una cosa che va decisamente oltre quello che potrei sopportare.

"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert
Ultima Modifica 08/10/2020 20:49 da bibbagood.

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08/10/2020 20:50 #46094 da bibbagood
Un'ultima considerazione: secondo me ottima traduzione! Dal momento che sono in questo campo da tanti anni, di solito non mi ci soffermo molto perchè i traduttori devono fare solo il loro lavoro e non c'è molto da discuterci, ma qua mi ha veramente colpito la difficoltà di poter tradurre da un'altra lingua, seppur vicina, sequenze di pensiero così complesse, e farlo con una scelta sintattica e lessicale che in più punti toglie il fiato.

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I seguenti utenti hanno detto grazie : remembrandt

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11/10/2020 12:54 #46145 da bibbagood
Superata la metà, continuo spedita, ho addirittura beccato un paio di capitoli con dialoghi e strutturati, senza flussi di coscienza :lol:

Qualche giorno fa, prima che assegnassero il Nobel, avevo letto i pronostici pubblicati da ilpost e manco a farlo apposta c'era anche la presentazione di Marias, e vi riporto la cosa più interessante :silly: :

Una cosa su Marías che forse non tutti sanno è che, almeno per qualcuno, è re di un’isola disabitata nei Caraibi: Redonda. Il regno di Redonda è una micronazione, uno di quei piccolissimi territori che pretendono (più o meno seriamente) di essere considerati come stati indipendenti ma non sono riconosciuti da nessuno. Redonda lo è da quando nel 1865 il banchiere Matthew Dowdy Shiel comprò l’isola e ottenne dalla regina Vittoria di esserne re a patto che non si ribellasse al dominio coloniale britannico. Gli succedette il figlio, lo scrittore di fantascienza Matthew Phipps Shiel, noto soprattutto per La nube purpurea, che alla sua morte, nel 1947, lasciò i diritti sulle proprie opere e il “trono” di Redonda a un altro scrittore: John Gawsworth. Non si sa bene chi sia stato il “legittimo” erede di Gawsworth (avrebbe venduto a diverse persone il titolo per problemi economici): secondo una versione fu l’editore Jon Wynne-Tyson, che nel 1997 abdicò in favore di Marías.

Da allora lo scrittore spagnolo ha concesso titoli nobiliari a varie persone che fanno parte del mondo culturale internazionale: Francis Ford Coppola e Pedro Almodóvar sono il duca di Megalópolis e il duca di Trémula, Pietro Citati è il duca di Remonstranza e Claudio Magris il duca di Segunda Mano.

( www.ilpost.it/2020/10/07/scommesse-premi...el-letteratura-2020/ )


:laugh: :laugh: :laugh:

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11/10/2020 13:46 #46146 da Anna96
Ma è una storia divertentissima :laugh:

Comunque a me mancano le ultime 80 pagine e devo dire che per ora sono un pochino perplessa :huh: Non capisco dove voglia andare a parare e la mia lettura è un continuo "E quindi?" Che però non ha mai risposta.

Questo concetto dell'inganno e della realtà che non è mai davvero come la percepiamo e che prende la forma che gli attribuisce chi sta guardando è interessante, ma secondo me dopo 200 pagine inizia ad essere un po' ripetitivo.

Spero si riprenda nel finale e soprattutto che venga ripreso il filone della storia principale che per ora mi sembra sia stato messo da parte

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19/10/2020 19:36 #46299 da bibbagood
Finito già da qualche giorno, e seppur sia stata per me una lettura molto positiva, difficilmente lo consiglierei: nonostante solo i primi due capitoli possano essere considerati secondo me essere scritti utilizzando il flusso di coscienza, tutto i l libro ha uno stile molto complesso, impegnativo perchè a volte l'importanza data alle parole è più forte della storia in sè, che quindi in alcuni punti può risultare noiosa, senza tuttavia poter essere ritenuta un'opera linguisticamente eccelsa da un punto di vista oggettivo dal momento che lo stile usato, la scelta di parole e di immagini create è particolare. Alcune immagini è riflessioni sono ridondanti, si ripetono letteralmente, e o si riesce ad entrare in questo tipo di narrazione e ci si sente coinvolti da questo vortica di riflessioni ripetitive e sconclusionate, o, più probabilmente, lo si può trovare di una noia mortale. Io fortunatamente mi sono ritrovata nella prima categoria e per me la lettura è stata molto intensa.
La storia in sè ha delle pecche, secondo me soprattutto sul finale, dove stile narrativo e tema della narrazione deviano un po', stonando: in gran parte del romanzo gli eventi raccontati sono semplicemente un pretesto per riflettere, per esprimere pensieri, dubbi; sul finale si dà importanza ad eventi avvenuti e ho perso un po' del coinvolgimento provato fino a quel momento.
Sono vari i temi trattati, principalmente la solitudine, i dubbi esistenziali sulle proprie scelte e non scelte, la qualità e l'importanza che diamo ai legami affettivi in teoria più importanti. Insomma, fa riflettere molto, è molto malinconico, ma troppo particolare per consigliarlo a chi non fossi sicura che gli piace il genere :)

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22/10/2020 19:32 #46332 da Blue
Finito anche io, ormai da un po’, devo dire che è stata una lettura non banale dove ho trovato diversi piani di lettura interessanti, ma anche qualche criticità che non mi ha permesso di apprezzarla a pieno.
Dal punto di vista stilistico la narrazione cambia di frequente (monologhi, flussi di coscienza, flashback) conferendo complessità al racconto che non risulta mai piatto, tuttavia la ripetizione “letterale” di intere frasi (espediente che non apprezzo in generale) la rendono fastidiosa e un po’ forzata in alcune parti.
Sul piano umano invece, Marías racconta di persone vili, egoiste, tragicamente sole e tuttavia realistiche. I protagonisti cercano di costruire relazioni per fuggire al loro isolamento salvo poi ingannare i propri cari e scoprire di essere ingannati a loro volta, perché “Vivere nell’inganno è facile ed è la nostra condizione naturale, e in realtà questo non dovrebbe dolerci poi tanto”
La stessa condizione naturale che fa dire a Deán: “…uno vuole le cose e le persone a seconda di ciò che ha o non ha, a seconda dei vuoti che ti lasciano, i nostri bisogni e i nostri desideri cambiano man mano che perdiamo o ci abbandonano o rimaniamo privi,…”;
affermazione sicuramente vera, ma che inserita nel contesto del discorso, visti i fatti narrati, fa rabbrividire un po’.
@bibbagood concordo quando dici che nel finale lo stile narrativo muta notevolmente, ma non trovo che il tema devii più di tanto, anzi mi sembra che la parabola del romanzo si evolva per poi ritornare proprio dove tutto era iniziato: la morte accidentale di una donna, un uomo che assiste ma si comporta in modo egoista e vigliacco, il senso di disagio, il bisogno di raccontare per trovare all'accaduto “ un posto nella nostra coscienza e nella nostra memoria che non ci impedisca di continuare a vivere”.

Punto fermo del romanzo, oltre all’inevitabile solitudine, è Victor il protagonista l’unico che non ha legami, ma nell’ombra, in modo più o meno consapevole muove i fili delle vite degli altri.
A pensarci bene potrebbe sembrare un personaggio alquanto inquietante: spia i familiari di Marta, pedina la Luisa ed entra di soppiatto nella casa della ex moglie.:ohmy: :ohmy:

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Avatar di mulaky mulaky - 29/10/2025 - 10:03

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Ciao! Ma mi sono persa il resoconto dell'ultimo raduno di Bologna?? Mi piacerebbe molto leggere il seguito della "saga" !! Dove posso trovarlo??

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Buongiorno, sono un appassionato di cinema e romanzi di vario genere. Il mio autore preferito è John Fante, ultimamnete leggo molto i gialli di Manzini. Mi piace scrivere.

Avatar di Nonna Iaia Nonna Iaia - 10/10/2025 - 10:14

Ciao a tutti!Amo i libri da sempre ma solo ora, in pensione, riesco finalmente a leggere!Mi appassionano le storie vere, le biografie ed i romanzi storici perché mi consentono di conoscere i fatti da diverse prospettive arricchendo, spero, il mio senso critico. Integro i romanzi con saggi di geopolitica e di storia. È la prima volta che mi iscrivo ad un Gruppo di Lettura e sono molto curiosa e contenta di poter condividere i miei pensieri ed emozioni con voi.Grazie

Avatar di Manuela Zennaro Manuela Zennaro - 01/10/2025 - 18:14

Buon pomeriggio sono Manuela e scrivo da Roma. Ho 59 anni (quasi 60, in realtà), sono una giornalista enogastronomica di professione, lettrice onnivora per passione. un saluto a tutti!

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