Ho letto la lunga, lunghissima, introduzione Einaudi (è una raccolta antologica, non sono i 14 romanzi completi). Cerco di fare un riassunto dei vari punti toccati, ma sappiate che non è facile!
Leggendo la vita dell'autore, è interessante la figura del nonno paterno. Era di fede metodista e dopo la morte della figlia per tubercolosi, ebbe una crisi mistica e decise di auto eleggersi predicatore itinerante nelle remote comunità rurali tra il Lago Ontario e il Lago Oneida.
Dorothy è una sorta di eroina nazionale negli States: da un lato le scarpette rosse di Judy Garland sono diventata famosissime per le quotazioni alle stelle, dall'altro lato c'era la
febbre di Oz ovvero commercializzare qualsiasi cosa riguardasse la saga di Baum. Inoltre, a quanto pare, è proprio la figura del mago a essere diventata un punto di riferimento per discutere, ciclicamente, di alcuni personaggi politici americani: prima Nixon ai tempi del caso Watergate e poi Trump ai nostri giorni.
Molti personaggi e storie hanno a che fare con la società di allora e di adesso, credo sia la vera ragione del grande successo negli Stati Uniti di questa saga.
Baum è stato costretto dai lettori-bambini a continuare la saga di Oz, nonostante volesse scrivere altro, ma alla fine è riuscito a raccontare comunque le sue storie inserendole nella saga (più o meno).
Un tema comune pare essere il femminismo: ci sono moltissimi personaggi femminili nella saga, agguerriti e meravigliosi, per contro i maschietti scarseggiano e quando ci sono, sono personaggi fragili e manchevoli. L'autore era genero di una delle suffragette più attive dell'epoca da cui fui senz'altro influenzato, infatti la donna era anche ossessionata dalle streghe e dalle loro persecuzioni, ritenendole donne incomprese. E, tuttavia, se da un lato abbiamo un autore "avanti", dall'altro sappiamo che Baum era indiscutibilmente razzista perché aveva inneggiato più volte, sui giornali, allo sterminio degli Indiani
Mi ha fatto ridere il paragrafo, sempre nell'introduzione, relativo a un personaggio
trans-gender, metto su spoiler anche se accade nel secondo volume della saga:
Da un punto di vista politico, Baum era un sostenitore dei valori comunitari, democratici, populisti e capitalisti, cioè i valori americani dell'epoca, eppure nella saga opta per creare un regno-utopia in cui vice la monarchia socialista. Gli abitanti di Oz sono sì differenti gli uni dagli altri e quindi unici, ma non sono totalmente liberi tant'è che è la Sovrana, saggia e illuminata, a stabilire le varie residenze dei sudditi perché
"non sarebbe possibile che tutti abitassero nella Città di Smeraldo, per esempio perché ci vuole anche qualcuno che dissodi la terra e coltivi il frumento, la frutta e la verdura, qualcuno che tagli la legna nella foresta, che peschi nei fiumi o che allevi le pecore e le mucche". In Oz non esistono repubbliche, parlamenti, congressi e quando c'è democrazia, è truccata. Da un lato Baum riconosce la centralità della figura regale nella tradizione favolistica con tanto di struttura politica etica, dall'altro lato è sedotto dalle gemme, vesti, marmi insomma tutto quello che fa aristocrazia. Nella saga si avverte questa potenzialità conflittuale e infatti va bene chi usa la magia per il benessere altrui, mentre è praticamente un peccato chi fa cose per il proprio tornaconto.
Adesso posso finalmente iniziare a leggere il romanzo