Lunedì, 03 Novembre 2025

"Secretum" di Francesco Petrarca

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13/05/2021 11:28 #52842 da Francis
Risposta da Francis al topic "Secretum" di Francesco Petrarca
E' proprio come dici tu, Vanna.

Una domanda che mi faccio è questa: è normale, nella forma letteraria del dialogo, screditare il tuo interlocutore per avere ragione?
Cioè: in questo dialogo mi sembra che Petrarca finga di mettere sul piedistallo Agostino, quando invece avverto sempre, in ogni commento, la propria personale superiorità.
E' una sensazione solo mia?

...in medio stat virtus...
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13/05/2021 14:54 #52843 da Margarethe
Risposta da Margarethe al topic "Secretum" di Francesco Petrarca
Anch'io ho percepito questa cosa, all'inizio avevo pensato quanto è coraggioso, che si dipinge così pieno di difetti, non capendo cosa intende Sant'Agostino e dovendo farselo ripetere più volte. Invece è proprio il contrario ciò che vuole fare: screditare Sant'Agostino. Certamente non è molto corretto, sono curiosa di capire come conclude!

"Sentii un peso intollerabile opprimermi il petto, l'odore della terra umida, la presenza invisibile della corruzione vittoriosa, la tenebra di una notte impenetrabile..."

Joseph Conrad, "Cuore di tenebra"

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13/05/2021 18:54 #52850 da vanna
Risposta da vanna al topic "Secretum" di Francesco Petrarca
Francis e Margarethe sensazioni più che condivisibili e corrette a parer mio.
Del resto Agostino,la sua guida spirituale o meglio l' istanza superiore della coscienza,quella che oggi in linguaggio psicanalitico si chiama Super-io che fruga nell'animo di Francesco ,smonta le sue giustificazioni e vuol portare a galla la verità,spesso sgradevole cioè che il poeta è un peccatore fragile, riluttante e non disposto a staccarsi dai beni terreni quali l'amore,la gloria,gli onori che gli sono troppo cari per dedicarsi del tutto alle cose eterne che gli garantirebbero dopo la morte il Paradiso,ma non ci riesce nonostante una profonda sofferenza è malato di accidia e non riesce a riscattarsi.
Inoltre Petrarca anche per altri aspetti appare un uomo non umile ma pieno di sé tanto che con le sue opere scritte in latino si adoprò per consegnare ai posteri un ritratto non reale ma ideale di se stesso come dotto e come letterato .
A parte qualche megalomania rimane ancora oggi un grande poeta per essere stato il primo a far voce all'io, a quell' interiorità caratterizzata dalla complessità, dall'ambiguità e dalla conflittualità.

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17/05/2021 18:54 - 17/05/2021 19:50 #52904 da Federico
Risposta da Federico al topic "Secretum" di Francesco Petrarca
Stamattina ho iniziato e concluso il libro primo, al quale oggi sono continuamente riandato col pensiero.

Il libro si può sintetizzare in poche parole:
Petrarca non è felice e gli appaiono la Verità e Agostino perché mossi a pietà. Inizia il dialogo con Agostino, che gli impartisce questa lezione:
Volere è potere, desiderare davvero essere felici significa esserlo. L'errore di Petrarca è quindi non volerlo abbastanza. Volerlo abbastanza significa volere quello e nient'altro, annullare gli altri desideri.
E' dura riuscire a farlo perché l'anima è continuamente corrotta dal corpo. Quindi bisogna meditare e temere. Meditare che il corpo morirà e l'anima no. Temere non la morte in sé, che è semplicemente un passaggio da un mondo a un altro, ma il giudizio divino e le pene dell'inferno.
Conclusione: desiderare, meditare e temere porteranno Petrarca alla felicità.

Questi insegmanenti mi hanno ricordato gli anacoreti e i monaci trappisti, che l'unica cosa che si dicono ogni volta che si incrociano è "ricordati che devi morire". Di fronte alla morte nulla di terreno conta, quando lo sentiamo davvero possiamo ascendere al cielo.
Ma mi hanno anche ricordato gli insegnamenti buddhisti: anche lì si cerca di uscire dai bisogni corporali, eliminando il desiderio per concentrarsi totalmente a raggiungere il Nirvana.

Sul rapporto tra Agostino e Petrarca: sì Petrarca ha chiaramente un'altissima opinione di sé. Fa addirittura dire ad Agostino, riferendosi ai poeti, "tu sei stato il solo della tua età a meritare di portar sul capo una corona intrecciata delle sue fronde".
Però è in posizione subalterna verso l'altro, è Agostino che gli impartisce la lezione (almeno nel primo libro) e all'inizio il santo ci viene presentato come portavoce della Verità, fatto che non dovremmo dimenticare. In questo libro Agostino non dà opinioni, dà la Verità.

Sono d'accordo con Vanna: il dialogo è in realtà il conflitto interiore dell'autore, con Francesco che è l'Ego e Agostino il Super-Ego. Il primo è il corporale pieno di dubbi e di infelicità, il secondo è l'ideale razionale che ha capito come si deve vivere.
Ciò che trovo straordinario, è la scelta dei nomi. Petrarca ha messo se stesso nella parte corporale, non nell'ideale. Il vero Petrarca non è quindi quello razionale. Ciò è estremamente avanti per i tempi, anticipando la psicanalisi di più di mezzo millennio. All'epoca, e Agostino continua a ripeterlo, si credeva che l'Io fosse solo l'anima, Petrarca mi sembra che invece dica che ciò non gli sembra possibile. O almeno, non riesce ad afferrrarlo razionalmente, ma sente che così non è. Mi sembra addirittura oltre Cartesio e al suo famoso dualismo corpo-mente.
Del resto, solleva un problema che ancora oggi scienziati e filosofi chiamano "the hard problem": chi sono io? i miei pensieri o il mio corpo? Come sono pensieri astratti e corpo fisico connessi? cos'è la coscienza?

Per ora lo trovo quindi molto più profondo nella struttura e nella ricerca che il poeta ha fatto su se stesso rispetto ai contenuti dei precetti, che a un uomo del XXI secolo non possono non apparire anacronistici.
Ultima Modifica 17/05/2021 19:50 da Federico.

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18/05/2021 16:53 - 18/05/2021 17:22 #52917 da Federico
Risposta da Federico al topic "Secretum" di Francesco Petrarca
Il libro secondo è abbastanza differente. Si divide, più o meno, in tre parti:
Una prima parte, la più lunga, in cui Agostino accusa Petrarca di tanti errori e peccati. Nella seconda parte è Petrarca a parlare delle sue debolezze, nella terza parte Agostino dà dei consigli per superare quelle debolezze.

Mi ha colpito la veemenza delle accuse di Agostino. A Petrarca viene detto di essere, tra le altre cose, superbo, di credere, sbagliando, che intelletto e letture lo salveranno, di essere troppo attaccato ai beni terreni, di essere ozioso, disprezzare gli uomini, di essere vanesio, di peccare di lussuria e di accidia.
Insomma, Agostino ci va giù pesante.
Un libro scritto in forma di dialogo in cui l'autore è uno dei due protagonisti ti fa pensare che l'altro protagonista realmente sia un'altra persona. A volte ho l'impressione che quest'Agostino sia il vero Sant'Agostino. Invece devo continuamente tenere a mente che quest'Agostino è il Petrarca stesso, che tramite lui si autoaccusa. E' la ragione di Petrarca che confessa i suoi peccati. Ma invece di farlo in prima persona, lo fa nella forma di un maestro illuminato, la Verità, che gli punta il dito contro. E' come se Petrarca non riuscisse ad ammettere fino in fondo le sue colpe, a dire "io sono così".

E questo mi sembra venga fuori benissimo nella seconda parte del libro, quando è Petrarca a parlare. Qui l'autore usa tante parole per esprimere, in fondo, tre concetti: che se è infelice e non può seguire la virtù la colpa è della Fortuna che continua a bastonarlo, del suo corpo che continua a dargli dolori e tentazioni, e dell'ambiente in cui vive, ossia quella città fatta o di poveracci miserabili o di ricconi immorali.
Insomma ho avuto l'impressione che Petrarca volesse qui scaricare le colpe senza ammettere davvero nulla.

Nell'ultima parte mi sembra che Agostino un po' si perda. Va a parlare di ciò che Petrarca ha tirato fuori, senza davvero metterlo di fronte alle proprie debolezze come invece ha fatto nella prima parte. L'ho trovata un'incongruenza.

Un passo mi ha colpito particolarmente, quando Agostino parla della condizione umana:

Non sai che fra tutti gli animali l'uomo è proprio il più bisognoso?
Osservalo quando nasce nudo e informe, tra i vagiti e le lacrime e tale da dover essere consolato con un poco di latte. Guardalo tremante e incapace di reggersi in piedi, bisognoso dell'aiuto altrui, vestito e nutrito da povere bestie senza parola. Il suo corpo è debole, il suo animo inquieto; le malattie lo assediano, le passioni lo attanagliano, le une e le altre delle specie più diverse. E' privo di discernimento, ondeggia tra la gioia e il dolore, non sa padroneggiare il proprio volere, è incapace di frenare i propri istinti. Non conosce che cosa gli possa essere utile e in quale misura; quanto debba mangiare o bere. Deve procurarsi con gran fatica quel sostentamento che gli altri animali hanno a loro disposizione; e poi il sonno lo stordisce, il cibo lo gonfia, il bere lo sconvolge, la veglia lo affatica, la fame lo macera, la sete lo consuma. E' avido e pauroso; quello che possiede lo annoia, ciò che ha perduto lo addolora; è sempre in ansia, tutto insieme, del presente, del passato e del futuro. Va superbo tra le sue miserie consapevole della propria inanità; più spregevole degli spregevoli vermi è destinato a una vita breve, a un'età incerta e a una morte inevitabile, ed è pure esposto a mille generi di morti.


Questo passo mi ha ricordato il Canto notturno di un pastore errante dell'Asia di Leopardi. Ne riporto solo una piccola parte:

Nasce l'uomo a fatica,
ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
per prima cosa; e in sul principio stesso
la madre e il genitore
il prende a consolar dell'esser nato.
Poi che crescendo viene,
l'uno e l'altro il sostiene, e via pur sempre
con atti e con parole
studiasi fargli core,
e consolarlo dell'umano stato:
altro ufficio più grato
non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perché dare al sole,
perché reggere in vita
chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
perché da noi si dura?


Entrambi i passi si basano su convinzioni che la biologia, l'etologia e la storia dell'evoluzione hanno cancellato o quantomento modificato (giusto per fare un esempio: il pensare gli animali come felici e beati, che vivono una vita semplice, perfettamente adattati al mondo, mentre invece l'uomo solo vivrebbe tra immani fatiche in un mondo ostile). Però riescono a descrivere con grande profondità gli affanni che ogni uomo deve sopportare, gli ostacoli che ognuno di noi deve scavalcare, la condizione di dipendenza che abbiamo nei confronti degli altri. Per me scoprire che Petrarca è arrivato a più o meno gli stessi pensieri di Leopardi è stata una vera rivelazione che mi ha davvero meravigliato. Con questo passo la mia stima nei suoi confronti è aumentata tantissimo.
Ultima Modifica 18/05/2021 17:22 da Federico.

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19/05/2021 18:04 #52934 da Federico
Risposta da Federico al topic "Secretum" di Francesco Petrarca
Il libro terzo si addentra nel profondo di Petrarca, con Agostino che individua le due più grandi catene che gli impediscono di dedicarsi a Dio: l'amore per Laura e la gloria.
La prima delle due catene è quella che occupa la maggior parte del libro perché Agostino ha un bel daffare per convincere Petrarca che il suo amore per Laura non lo innalza al cielo, come pensavano gli stilnovisti, perché non è scevro di corporalità, quindi non è puro. La dimostrazione starebbe nell'ammissione, da parte di Petrarca, che se Laura fosse stata brutta e vecchia lui non sarebbe mai venuto a conoscenza della purezza del suo animo.
Quindi la longeva e lacerante passione, non corrisposta, per Laura non solo non ha innalzato il poeta al paradiso, come invece per Dante, ma ha pure distratto Petrarca dal suo cammino alla felicità, ossia a Dio. La soluzione consigliata, in questo caso, sarebbe quella di predisporsi a non amarla e a partire per non tornare mai più, così da non ricadere in errore.
La seconda catena è la gloria, il tentativo di avere fama "immortale" in questa terra. Petrarca ha dedicato tutto il suo tempo a scrivere per poter diventare famoso, per avere l'immortalità terrena. Ma Agostino gli dimostra che questa non è vera immortalità, perché prima o poi inevitabilmente ci si dimenticherà di lui, ed è poca cosa in paragone a quella reale e all'eternità.

Quindi il problema di Petrarca è che ha dedicato la vita all'amore e alla gloria invece che a Dio.
Come si conclude il libro? Petrarca è d'accordissimo con Agostino e si propone di completare in fretta le opere che ha in sospeso per poi dedicarsi a Dio, così procrastinando il suo dovere e in parte ignorando l'insegnamento agostiniano!
Come a dire: belle le tue parole, le capisco e le condivido, ma aspettiamo un altro po' che di tempo per dedicarsi a Dio ce n'è.

A guardarlo dall'alto, il libro non è altro che la descrizione del conflitto interiore di Petrarca, in cui mette in discussione il senso del suo lavoro, il suo grande amore non corrisposto e infine se stesso. Oggi la chiameremmo una crisi di mezza età. Da notare che questa premessa è la stessa della Commedia dantesca e che ciò che impediva l'ascesa a Dante, lussuria, superbia e avarizia, sono tre delle motivazioni principali sviscerate anche nel Secretum.
Petrarca è già un uomo del Rinascimento, immerso negli studi dei classici latini e greci e nell'amore terreno per la sua Laura. Vive però ancora in un mondo Medievale, per cui la sua morale, simboleggiata da Agostino, gli impone di smetterla con le cose terrene e di dedicarsi alla spiritualità. Questo è il suo conflitto. Sebbene comprenda la morale cristiana e ne sia d'accordo, anzi razionalmente non riesca a vedere altra via, in realtà sotto sotto non l'accetta e va avanti per la sua strada.

Solo riguardo all'amore per Laura sembra averci messo una pietra sopra. Non però per ascendere a Dio ma per rancore per aver sofferto tanto:

Fa dunque attenzione con quale rapidità, dal momento che quella peste si fece signora del tuo spirito, giungesti, divenuto tutto un pianto, a tal punto d'infelicità da pascerti con funesta voluttà di lacrime e di sospiri; alle notti trascorse in veglia e col solo nome dell'amata sulle labbra; a quando ti prendeva disprezzo per ogni cosa, odio per la vita e desiderio della morte; al triste tuo amore per la solitudine e alla fuga dagli uomini.
[...continuano per un po' le descrizioni delle sue pene d'amore...]
Ella appariva: fulgeva il sole; ella se ne andava: cadeva la notte. Se mutava il suo volto mutava il tuo cuore, e a seconda del mutarsi di lei divenivi lieto o infelice. Insomma, dipendevi tutto dalla sua volontà.

Del resto, per un uomo che ambisce alla gloria tra tutti gli uomini, nonostante li disprezzi, l'essere rifiutato dal suo più grande amore deve davvero averlo ferito nell'orgoglio!
 

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07/06/2021 10:03 - 07/06/2021 10:06 #53123 da Margarethe
Risposta da Margarethe al topic "Secretum" di Francesco Petrarca

Nell'ultima parte mi sembra che Agostino un po' si perda. Va a parlare di ciò che Petrarca ha tirato fuori, senza davvero metterlo di fronte alle proprie debolezze come invece ha fatto nella prima parte. L'ho trovata un'incongruenza.

Anch'io ho trovato questa incongruenza, a volte mi è parso che Agostino si contraddicesse: prima non devi seguire la gloria terrena, poi non ti dirò mai di non seguirla, però dai la priorità a quella ultraterrena; non si scappa da sé stessi, però se vuoi dimenticare le tue pene è meglio se ti trasferisci.
A un certo punto non ho più compreso il comportamento di Petrarca in temi amorosi: prima dice di essere puro perché ama l'anima di Laura, e di non essere mai caduto dell'amore turpe, poi però viene accusato da Agostino di essere un "vecchio vagheggino" e di essere per questo diventato "favola del volgo".

In sostanza mi sembra un po' tutta una scusa per Petrarca per continuare così come sta facendo, per auto-giustificarsi. Avete notato inoltre che molti argomenti vengono saltati a piè pari dicendo "ma di questo parleremo poi" e poi non se ne parla?

Federico, hai già fatto notare il rancore per Laura, che qui appare un po' una gatta morta: gli fa pensare di essere interessata e poi niente, neanche una scappatella. Mi viene da pensare che Petrarca fosse insensatamente ossessionato e prendesse un sorriso di circostanza per qualcosa di più. Mi ha stupito che Agostino non si sia profondamente adirato per il fatto che va dietro a una donna sposata e con figli!

Ho apprezzato il discorso sul doversi concentrare su un singolo obiettivo

"tutta la forza e tutto il tempo concessagli da una mano avara non bastano a tanti compiti. Come suole accadere a chi getta molti semi in un piccolo terreno - che le pianticelle si soffocano l'una con l'altra - accade a te."

e quello sull'applicare ciò che si studia e si legge alla vita: inutile come Petrarca leggere tanto le massime dotte di Seneca e poi non applicare una parola continuando a crogiolarsi nel male di vivere:

"che c'è di più puerile, anzi di folle, in tanta torpida incuria d'ogni cosa, dello spendere il tempo nello studio delle parole, e, senza mai vedere con gli occhi cisposi delle proprie turpitudini, prendere tanti piacere dal bel dire come si dice facciano certi uccellini che si dilettano della dolcezza del proprio canto sino a morirne?"

Agostino poi dà anche consigli su come affrontare una lettura giovandone completamente: segnarsi le citazioni e le riflessioni e andarsele a rileggere per poter imparare ad applicarle.

Avevo iniziato questo libro pensando di prenderlo come un libro di crescita personale, ho cambiato idea: mi sembra più un libro per studiare il comportamento di quelli che invece vogliono continuare con la loro vita di sempre e giustificarsi   comunque istruttivo  però ho l'impressione che non abbia giovato molto a Petrarca.

"Sentii un peso intollerabile opprimermi il petto, l'odore della terra umida, la presenza invisibile della corruzione vittoriosa, la tenebra di una notte impenetrabile..."

Joseph Conrad, "Cuore di tenebra"

Ultima Modifica 07/06/2021 10:06 da Margarethe.
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Avatar di mulaky mulaky - 29/10/2025 - 10:03

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Ciao!Sìsì lo abbiamo già pubblicato, trovi il link nell'ultimo numero della newsletter :) buona lettura!

Avatar di Marialuisa Marialuisa - 16/10/2025 - 17:22

Ciao! Ma mi sono persa il resoconto dell'ultimo raduno di Bologna?? Mi piacerebbe molto leggere il seguito della "saga" !! Dove posso trovarlo??

Avatar di monteverdi monteverdi - 14/10/2025 - 12:55

Buongiorno, sono un appassionato di cinema e romanzi di vario genere. Il mio autore preferito è John Fante, ultimamnete leggo molto i gialli di Manzini. Mi piace scrivere.

Avatar di Nonna Iaia Nonna Iaia - 10/10/2025 - 10:14

Ciao a tutti!Amo i libri da sempre ma solo ora, in pensione, riesco finalmente a leggere!Mi appassionano le storie vere, le biografie ed i romanzi storici perché mi consentono di conoscere i fatti da diverse prospettive arricchendo, spero, il mio senso critico. Integro i romanzi con saggi di geopolitica e di storia. È la prima volta che mi iscrivo ad un Gruppo di Lettura e sono molto curiosa e contenta di poter condividere i miei pensieri ed emozioni con voi.Grazie

Avatar di Manuela Zennaro Manuela Zennaro - 01/10/2025 - 18:14

Buon pomeriggio sono Manuela e scrivo da Roma. Ho 59 anni (quasi 60, in realtà), sono una giornalista enogastronomica di professione, lettrice onnivora per passione. un saluto a tutti!

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