Lunedì, 03 Novembre 2025

"Ad ora incerta" poesie di Primo Levi

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20/02/2022 11:39 - 20/02/2022 12:15 #58028 da Giami23
Risposta da Giami23 al topic "Ad ora incerta" poesie di Primo Levi
Il canto del corvo
Sono venuto di molto lontano
Per portare mala novella.
Ho superato la montagna,
Ho forato la nuvola bassa,
Mi sono specchiato il ventre nello stagno.
Ho volato senza riposo,
Per cento miglia senza riposo,
Per trovare la tua finestra,
Per trovare il tuo orecchio,
Per portarti la nuova trista
Che ti tolga la gioia del sonno,
Che ti corrompa il pane e il vino,
Che ti sieda ogni sera nel cuore».
Cosi cantava turpe danzando,
Di là dal vetro, sopra la neve.
Come tacque, guardò maligno,
Segnò col becco il suolo in croce
E tese aperte le ali nere.



Levi si serve ancora una volta di un animale come figura simbolica per trasmettere un contenuto importante. 
Il corvo nella Bibbia é considerato come "messaggero di Dio". Varie volte questo animale é citato, innanzitutto nella Genesi quando mandato in volo da Noè controlla che le acque si siano ritirate dalla terraferma.
Esistono due versioni del " il canto del corvo". In questa, la prima, é l'annunciatore della " mala novella" ossia della Shoah.
Nella seconda io ho percepito una sensazione differente sul ruolo del corvo, ambivalente quasi. I versi mi fanno percepire questo animale come l'ombra dei ricordi tormentosi che accompagneranno per sempre i sopravvissuti ma anche come l'odio e il "marchio di Caino" sugli aguzzini che in eterno dovranno rispondere di ogni vita spezzata.

Il canto del corvo ll

«Quanti sono i tuoi giorni? Li ho contati:
Pochi e brevi, ognuno grave di affanni;
Dell'ansia della notte inevitabile,
Quando fra te e te nulla pone riparo;
Del timore dell'aurora seguente,
Dell'attesa di me che ti attendo,
Di me che
(vano, vano fuggire!)
Ti seguirò ai confini del mondo,
Cavalcando sul tuo cavallo,
Macchiando il ponte della tua nave
Con la mia piccola ombra nera,
Sedendo a mensa dove tu siedi,
Ospite certo di ogni tuo rifugio,
Compagno certo di ogni tuo riposo.

Fin che si compia ciò che fu detto,
Fino a che la tua forza si sciolga,
Fino a che tu pure finisca
Non con un urto, ma con un silenzio,
Come a novembre gli alberi si spogliano,
Come si trova fermo un orologio».

 

“Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la
consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso.”

(Francesco Petrarca)
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20/02/2022 13:20 - 20/02/2022 13:25 #58032 da Giami23
Risposta da Giami23 al topic "Ad ora incerta" poesie di Primo Levi
Ostjuden

Padri nostri di questa terra,
Mercanti di molteplice ingegno,
Savi arguti dalla molta prole
Che Dio seminò per il mondo
Come nei solchi Ulisse folle il sale:
Vi ho ritrovati per ogni dove,
Molti come la rena del mare,
Voi popolo di altera cervice,
Tenace povero seme umano.


"Ostjuden" , ossia ebreo orientale, era un termine dispregiativo utilizzato per identificare gli ebrei dell'Europa centro-orientale.
Sono gli stessi ammirati e temuti nei Lager dai propri compagni per il loro forte istinto alla sopravvivenza. 
Levi nei suoi versi vuole rivendicare con orgoglio questa parola, per rendere omaggio alla tenacia di un popolo frammentato e per esprimere la gioia di un'identità ritrovata.
La perseveranza è nell'indole propria dell'ebreo e la storia attraverso i secoli lo conferma. Nell'appendice di "Se questo è un uomo", infatti, Levi scrive:
<< Esso era (ed in parte è tuttora) depositario di un legame interno molto forte, di natura religiosa e tradizionale; di conseguenza, a dispetto della sua inferiorità numerica e militare, si oppose con disperato valore alla conquista da parte dei romani, e fu sconfitto, deportato e disperso, ma quel legame sopravvisse. Le colonie ebraiche che si andarono formando, rimasero sempre ostinatamente fedeli a questo legame che si era andato consolidando sotto forma di un immenso corpo di leggi e tradizioni scritte, di una religione minuziosamente codificata e di un rituale peculiare e vistoso. Gli ebrei, in minoranza in tutti i loro stanziamenti, erano dunque diversi, riconoscibili come tali e orgogliosi della loro diversità. Tutto questo li rendeva estremamente vulnerabili, ed infatti furono duramente perseguitati in quasi tutti i paesi ed in quasi tutti i secoli. A ciò reagirono in parte fondendosi alla popolazione circostante e in parte emigrando verso paesi più ospitali.>>
Un popolo quindi che è stato capace di travasare continuamente le proprie radici pur rimanendo fedele alla sua identità. Levi capirà tardi cosa voglia dire essere un ebreo e sentirsi un ebreo e purtroppo attraverso una presa di coscienza abominevole, ma questa ritrovata consapevolezza sembra riesca a legarlo a questa terra e ad una comunità in un mondo al contrario del tutto slegato e allo sbando.

“Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la
consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso.”

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Ultima Modifica 20/02/2022 13:25 da Giami23.
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20/02/2022 21:04 #58037 da Graziella
Risposta da Graziella al topic "Ad ora incerta" poesie di Primo Levi
Miriam quello che scrivi è splendido, ha un vero talento, confermo. Incredibile! fai l'infermiera. Scusa la domanda classista che scuola hai fatto prima dell’infermieristica e della specializzazione? 
 

"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)
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20/02/2022 21:18 #58038 da Giami23
Risposta da Giami23 al topic "Ad ora incerta" poesie di Primo Levi
Grazie !!! 
Ahahah tranquilla Graziella, io sono diplomata in Ragioneria, niente studi classici
​​​​​​

“Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la
consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso.”

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21/02/2022 20:52 #58074 da Giami23
Risposta da Giami23 al topic "Ad ora incerta" poesie di Primo Levi
Per Adolf Eichmann

"Corre libero il vento per le nostre pianure
eterno pulsa il mare vivo alle nostre spiagge.
L’uomo feconda la terra, la terra gli dà fiori e frutti:
vive in travaglio e in gioia, spera e teme, procrea dolci figli.
… E tu sei giunto, nostro prezioso nemico,
tu creatura deserta, uomo cerchiato di morte.
Che saprai dire ora, davanti al nostro consesso?
Giurerai per un dio? Quale dio?
Salterai nel sepolcro allegramente?
O ti dorrai come in ultimo l’uomo operoso si duole,
cui fu la vita breve per l’arte sua troppo lunga,
dell’opera tua trista non compiuta,
dei tredici milioni ancora vivi?
O figlio della morte, non ti auguriamo la morte.
Possa tu vivere a lungo quanto nessuno mai visse:
possa tu vivere insonne cinque milioni di notti,
e visitarti ogni notte la doglia di ognuno che vide
rinserrarsi la porta che tolse la via del ritorno,
intorno a sé farsi buio, l’aria gremirsi di morte."


Tra le poesie più belle di Levi secondo me c'è " Per Adolf Eichmann". Come in "Shemà", l'autore si lascia andare ai suoi sentimenti più istintivi lanciando un invettiva ed esprimendo un giudizio svincolato dalla razionalità. 
Fluiscono il rancore, il disprezzo, il dolore.
Nella prima parte troviamo una descrizione di elementi naturali che raffigurano un paesaggio dove la vita é un esplosione. Ma sembrerebbe un voler sottolineare come la natura nella sua bellezza in realtà sia ingannevole ( un richiamo al "pessimismo leopardiano") dal momento che da tanta meraviglia é pur possibile assistere alla nascita di un uomo che fa della distruzione la su missione.
La poesia é stata scritta prima che avvenisse il processo ad Eichmann, tuttavia, anticipa l'inchiesta che si aprirà.

"Che saprai dire ora, davanti al nostro consesso?
Giurerai per un dio? Quale dio?"


Sicuramente lo spergiuro non è stato il suo peccato più grave, ma evidenzia come per un uomo che idolatra la morte é impossibile credere in alcun Dio dal momento che esso stesso si é innalzato a divinità arrogandosi in quanto tale il diritto di decidere dell'altrui destino.
Ad ogni modo non é la giustizia divina quella che Levi tira in causa ma é l'umanità intera che si erige a giudice e ad esprimere la sentenza milioni di vittime.

"O figlio della morte, non ti auguriamo la morte.
Possa tu vivere a lungo quanto nessuno mai visse:
possa tu vivere insonne cinque milioni di notti,
e visitarti ogni notte la doglia di ognuno che vide
rinserrarsi la porta che tolse la via del ritorno,
intorno a sé farsi buio, l’aria gremirsi di morte."


La condanna sembra sottostare alla legge del contrappasso. Quale pena migliore di quella di far passare il proprio aguzzino attraverso il male che egli stesso ha inferto?

"Salterai nel sepolcro allegramente?
O ti dorrai come in ultimo l’uomo operoso si duole,
cui fu la vita breve per l’arte sua troppo lunga,
dell’opera tua trista non compiuta,
dei tredici milioni ancora vivi?"


Non é certo che ciò che Levi augura possa spingere oppure no un reo a comprendere la portata delle atrocità commesse e per esse a maledirsi e invocare la grazia divina e terrena. Forse invece é più plausibile che il più grande rammarico di colui che ha fondato la propria ambizione sull'annientamento del proprio simile è quello di non aver terminato la sua titanica impresa.
Di sicuro non esiste perdono senza pentimento.
 

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25/02/2022 12:08 #58146 da Giami23
Risposta da Giami23 al topic "Ad ora incerta" poesie di Primo Levi
L'ultima epifania

Era la vostra terra la più vicina al mio cuore:
Per questo vi ho mandato messaggio dopo messaggio.
Sono disceso tra voi sotto spoglie strane e diverse,
Ma in nessuna di queste mi avete riconosciuto.
 
Ho bussato di notte, pallido ebreo fuggiasco,
Lacero, scalzo, braccato come una bestia selvaggia:
Voi chiamaste gli sgherri, mi additaste alle spie,
E diceste in cuor vostro: "Così sia. Dio lo vuole".
 
Da voi sono venuto quale vecchia insensata,
Tremante, con la gola piena di muto grido.
Voi parlavate di sangue, della stirpe avvenire,
E solo la mia cenere uscì dalla vostra porta.
 
Orfano giovinetto della piana polacca
Vi sono giaciuto ai piedi, supplicando per pane.
Ma voi temeste in me qualche vendetta futura,
E torceste lo sguardo, e mi deste la morte.
 
E venni qual prigioniero, e quale servo in catene,
Di cui si fa mercato, cui si addice la frusta.
Voi volgeste le spalle al livido schiavo cencioso.
Ora vengo da giudice. Mi conoscete adesso?



In questa poesia é rappresentato un Dio che si manifesta per mettere alla prova la fede e la carità nell'animo umano, ma gli sguardi si volgono altrove e non riconoscono né Dio né sé stessi nel proprio simile. Non c'è compassione, solo indifferenza.
E così le porte tanto quanto i cuori vengono serrate l'una dopo l'altra per tener lontano lo straniero, la paura, la solidarietà, l'amore.
L'aridità ormai é un qualcosa che come l'erba infestante é radicata in noi e siamo appunto noi quegli uomini e donne che ritirano la mano, quelli che dicono dei paesi del terzo mondo aiutiamoli a casa loro, quelli che passano davanti i senza tetto nelle notti gelide d'inverno senza chiedersi se son vivi o son morti, quelli che lasciano affondare le barche ricolme di disperati nelle acque di tutto il mondo, quelli che marchiano il diverso e gli urlano "reietto"!, Quelli che non vogliono sapere davvero di quello che accade in Siria, in Afghanistan, perché in fondo le guerre del medio oriente sono solo del medio oriente, paesi poveri, ignoranti, minoranze, e si fa presto a voltar pagina, meno se questo ci sfiora più da vicino come sta accadendo oggi, meno se ciò accade tra paesi che hanno molto da perdere. Allora sì che riguarda il mondo intero.
 

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25/02/2022 19:13 #58158 da Graziella
Risposta da Graziella al topic "Ad ora incerta" poesie di Primo Levi
Avevo scritto una bella risposta  sulla tua "L'ultima epifania", usando lo smartphone, e ora qui non c'è.  .
Peccato perché secondo me era molto ben fatta. Ora non mi va di ripetere tutto.
Vorrei solo ricordarti che quello che tu chiami "Un Dio" secondo me è l venuta di CrIsto. D'altra parte Cristo era ebreo ed è considerato come uno dei profeti. Certo Gesù Cristo non è stato trattato molto bene, in terra, e Dostoevskij nei suo Fratelli Karamazov nel capitolo il grande inquisitore lo dimostra. D'altra parte la parola stessa Epifania è rivelatrice, essa è una rivelazione spirituale. Tutto sommato non pare che gli uomini ne abbiano fatto buon uso. 
 

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27/02/2022 16:56 - 27/02/2022 16:59 #58191 da Giami23
Risposta da Giami23 al topic "Ad ora incerta" poesie di Primo Levi
"Abbi pazienza, mia donna affaticata,
Abbi pazienza per le cose del mondo,
Per i tuoi compagni di viaggio, me compreso,
Dal momento che ti sono toccato in sorte.
Accetta, dopo tanti anni, pochi versi scorbutici
Per questo tuo compleanno rotondo.
Abbi pazienza, mia donna impaziente,
Tu macinata, macerata, scorticata,
Che tu stessa ti scortichi un poco ogni giorno
Perché la carne nuda ti faccia più male.
Non è più tempo di vivere soli.
Accetta, per favore, questi 14 versi,
Sono il mio modo ispido di dirti cara,
E che non starei al mondo senza te."



Dei versi dolcissimi che omaggiano, io credo, l'amore materno. É una carezza per l'eterna pazienza che contraddistingue l'animo femminile nel sopportare il dolore e le pene che l'essere donna e poi madre comporta. Basti pensare in quante videro i figli partire, attesi giorno dopo giorno, e mai più ritornare. O a coloro che se li videro strappare via dalle braccia o patire fame, freddo, malattie per poi dolenti consegnarli alla morte.
D'altronde é così da sempre e in ogni istante anche adesso, in ogni dove.
La loro pena é costante, perché costante é l'impotenza di poterli proteggere poiché una volta nati si sa i figli appartengono al mondo.

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Ultima Modifica 27/02/2022 16:59 da Giami23.
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27/02/2022 17:44 #58192 da Graziella
Risposta da Graziella al topic "Ad ora incerta" poesie di Primo Levi
Congedo,    Anguillara 28 dicembre 1974
Si è fatto tardi, cari;
Così non accetterò da voi pane nè vino
Ma soltanto qualche ora di silenzio,
I racconti di Pietro il pescatore, 
Il profumo muschiato di questo lago,
L'odore antico dei sarmenti bruciati, 
Lo squittire pettegolo dei gabbiani, 
L'oro gratis dei licheni sui coppi, 
E un letto, per dormirci solo.
In cambio, vi lascerò versi nebbich come questi,
Poi andremo, ciascuno dietro alla nostra cura,
Perché, come dicevo, si è fatto tardi.
 
Poesia che mi fa risuonare "L'ora di Barga" del Pascoli. Immerso nella natura: "al mio cantuccio, donde non sento se non le reste brusin del grano, il suon dell'ore viene col vento dal non temuto borgo lontano."
E alla fine "E' tardi, è l'ora, si ritorniamo dove sono quelli che amano ed amo"

Chi sono questo  "Cari" a cui si riferisce il poeta? Sono cari che non possono più offrire la santa eucarestia, perché sono morti?
Oppure il poeta ha poco tempo e chiede gli si dia per i suoi morti, qualche ora di silenzio?
E Pietro il pescatore, è quello dei dodici apostoli o è un altro Pietro che racconta storie sul lago di Bracciano e non sul Lago di Tiberiade?
Difficile poesia da interpretare tranne:
"In cambio, vi lascerò versi nebbich (parola iddisch che vuol dire di poco conto) come questi



 

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27/02/2022 18:04 #58193 da Graziella
Risposta da Graziella al topic "Ad ora incerta" poesie di Primo Levi
Schiera bruna     13 agosto 1980
"si potrebbe scegliere un percorso più assurdo?
In corso San Martino c'è un formicaio
A mezzo metro dei binari del tram,
E proprio nella battuta della rotaia
Si dipana una lunga schiera bruna, 
S'ammusa l'una con l'altra formica
Forse a spiar lor via e lor fortuna.
Insomma, queste stupide sorelle
Ostinate lunatiche operose
Hanno scavato la loro città nella nostra, 
Tracciato il loro binario sul nostro, 
E vi corrono senza sospetto
Infaticabili dietro i loro tenui commerci
Senza curarsi di 
                Non lo voglio scrivere,
Non voglio scrivere di questa schiera
Non voglio scrivere di nessuna schiera nera."

La schiera nera è il popolo ebraico, disperso in tutto il mondo che si è andato a mettere e a camminare in una zona pericolosa: la rotaia del tram. Vanne queste formiche in fila una dietro all'altra, si costruiscono il loro quartiere, il famoso ghetto di Roma e quello ci Venezia per esempio, fanno i loro commerci senza alcun sospetto che tra poco arriverà un altra squadra questa volta con difise e elmetti, a portarsela via tutta.
 

"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)

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Avatar di mulaky mulaky - 29/10/2025 - 10:03

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Avatar di bibbagood bibbagood - 27/10/2025 - 19:21

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Ciao!Sìsì lo abbiamo già pubblicato, trovi il link nell'ultimo numero della newsletter :) buona lettura!

Avatar di Marialuisa Marialuisa - 16/10/2025 - 17:22

Ciao! Ma mi sono persa il resoconto dell'ultimo raduno di Bologna?? Mi piacerebbe molto leggere il seguito della "saga" !! Dove posso trovarlo??

Avatar di monteverdi monteverdi - 14/10/2025 - 12:55

Buongiorno, sono un appassionato di cinema e romanzi di vario genere. Il mio autore preferito è John Fante, ultimamnete leggo molto i gialli di Manzini. Mi piace scrivere.

Avatar di Nonna Iaia Nonna Iaia - 10/10/2025 - 10:14

Ciao a tutti!Amo i libri da sempre ma solo ora, in pensione, riesco finalmente a leggere!Mi appassionano le storie vere, le biografie ed i romanzi storici perché mi consentono di conoscere i fatti da diverse prospettive arricchendo, spero, il mio senso critico. Integro i romanzi con saggi di geopolitica e di storia. È la prima volta che mi iscrivo ad un Gruppo di Lettura e sono molto curiosa e contenta di poter condividere i miei pensieri ed emozioni con voi.Grazie

Avatar di Manuela Zennaro Manuela Zennaro - 01/10/2025 - 18:14

Buon pomeriggio sono Manuela e scrivo da Roma. Ho 59 anni (quasi 60, in realtà), sono una giornalista enogastronomica di professione, lettrice onnivora per passione. un saluto a tutti!

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