Ho appena terminato il mio primo libro del mese!!
Non conoscevo questo autore, mi piace la sua scrittura e voglio provare a leggerne qualcos'altro, controllerò la sua bibliografia.
Ammetto che all'inizio mi sembrava tipicamente una storia per ragazzi. Sono stata conquistata però dall'ultimo racconto, I Grandi, decisamente il mio preferito su tutti. Il modo in cui vengono visti e interpretati i comportamenti degli adulti, il timore di diventare come loro e le riflessioni che ne scaturiscono, mi hanno ricordato i pensieri della me bambina ed è stato emotivamente toccante, ma anche doloroso per certi versi, rendermi conto di essere nel pieno di quella fase tanto temuta, di averne incarnato le caratteristiche tanto biasimate, ma soprattutto di aver capito tanto tardi, rispetto a Peter, che si tratta solo di un modo diverso di vivere "altre avventure". In seconda posizione Il Prepotente, che evidenzia quanto la forza della mente e delle convinzioni plasmino spesso la realtà, e possano condizionarla.
Ammetto di non aver provato la sensazione di disagio, o inquietudine o noir, che ho letto in molti vostri commenti. I bambini nel gioco e con l'immaginazione spesso esorcizzano ed imparano ad affrontare le realtà e le emozioni a cui non riescono ancora a dare un nome o un'accezione, negativa o positiva (come nella storia Il Gatto); le conoscono, le sperimentano e le vivono intensamente; non necessariamente quello che a noi adulti sembra angosciante, lo è per loro. Peter in effetti, per fare un esempio, non sembra turbato nel capitolo Le Bambole da ciò che gli viene fatto.
Conserva tratti da bambino e sviluppa quelli da ragazzo che cresce.
In particolare riguardo il rapporto col corpo, ho immaginato che l'estraneità o il tentativo di fuga con il quale nei vari capitoli lo vive possano dipendere dalla fase di crescita in cui si trova, o meglio sta entrando: il suo corpo inizia a cambiare, crescendo, e insieme a lui crescono anche le aspettative, cambia il suo stile di vita (la richiesta di accompagnare la sorellina, il cambio di stanza...) e il suo rapporto con i genitori, a cui dice di volere bene ma da cui sembra potersi distaccare tanto facilmente. A questi cambiamenti non è probabilmente del tutto pronto, li elabora e contemporaneamente gli sfugge attraverso l'immaginazione.
Trovo inoltre che la noia, invece di essere stigmatizzata, sia un elemento assolutamente necessario e che permette lo sviluppo dell'immaginazione, della riflessione e della criticità. I bambini/ragazzi di oggi sono iperstimolati (Peter può vedere la tv solo per un'ora al giorno), non sono più in grado di costruire le loro soluzioni, le loro storie, i loro interessi e trovo che questo sia un assoluto dramma dei nostri tempi.
Ma probabilmente tutta la mia analisi risente ed è condizionata (se non falsata) da anni e anni di studi sull'infanzia e quelli di lavoro da educatrice e maestra che ne sono seguiti
.
Comunque, l'ho consigliato a figli di amiche e cugine in età da scuola media particolarmente svegli e sensibili.