Ho terminato il libro, e riletto i commenti di chi mi ha preceduto. Ed è davvero una bella sensazione quella di ritrovarsi ora a parlare di qualcosa di cui altri avevano già tanto animatamente discusso, in passato: ritrovo in questo quel senso di continuità e di appartenenza che viene invece a mancare al protagonista, nell'ultimo capitolo del romanzo, e che lo lascia in preda allo sconforto

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Venendo alle mie impressioni, ho trovato la lettura scorrevole soprattutto nella prima parte, in cui la realtà è descritta in termini quasi oggettivi. Più lirica - anche se a tratti in maniera confusa e sovrabbondante - è invece la seconda parte, in cui soggettività e sentimentalismo prendono il sopravvento, rallentando a tratti il ritmo.
Forse è vero che sfrondare e spezzettare i capitoli avrebbe dato più brio. Ma in tal modo la vicenda avrebbe assunto una frammentarietà e velocità che non erano nelle intenzioni dell’Autore, che credo abbia invece preferito lasciar risuonare la sua nota lenta, monotona e dolente un po' in ogni pagina, da cima a fondo.
Dal punto dal vista contenutistico, il complesso d’Edipo è il vero protagonista della storia. Ma qualcosa - chissà perché - non mi torna. Ho cercato, tra le varie recensioni trovate in rete, una lettura che deviasse da quest'unica interpretazione, senza tuttavia trovarla.
Eppure, se il figlio è un problematico mammone, che dire delle donne che incontra? Miriam, con tutto quell’ardore spirituale e quello spirito di sacrificio, è una figura psicologicamente del tutto sana, adulta? E Clara, non è contraddittoria nel lasciarsi ricondurre al marito in maniera remissiva dopo aver lottato per la propria indipendenza?
Sì, il romanzo parla d'amore. Ma è riduttivo - a mio parere – sostenere che l’infelicità di Paul dipenda solo dall’attaccamento alla madre. Perché in questo libro nessuno è felice, o fortunato, nei rapporti con l’altro sesso: in un modo o nell’altro, tutti finiscono per ritrovarsi accanto la persona sbagliata. Vale per Paul, ma anche per William; per la madre, e per il padre; per Clara e per suo marito. E Miriam, che s’intestardisce nella sua illusione d’essere corrisposta.
Forse perché una persona giusta non c’è. O forse perché un amore totalizzante – in cui ognuno sente d’appartenere interamente all’altro (e posto che ciò sia un bene) - è possibile solo tra madre e figlio. Ma sono comunque solo mie supposizioni, derivanti dal fatto che - leggendo - non ho avuto la così chiara e netta percezione che i fallimenti amorosi di Paul fossero da addebitare alla nefasta influenza materna, come invece ho letto da più parti.
Scopro infine con sorpresa che Guido s’era lasciato andare a dare un voto, a questo libro: 6

. Io m’accordo tuttavia con Zia Betty, e più generosamente assegno un 6,5.