Ho continuato con Roth ...
Dalla Prima Guerra Mondiale la Germania uscì con le ossa rotte e i nervi a pezzi: la sconfitta - sul piano politico-militare come su quello economico - fu totale. E bruciò: tanto, che mentre la nazione covava un forte desiderio di vendetta, i vari partiti si addossavano reciprocamente la colpa di quella disfatta. Fu quindi in un clima di grande insicurezza sociale che nacque la Repubblica di Weimar, fragile nella sua composizione e minata – a destra e a sinistra – da scontri sempre più accesi, non solo di natura ideologica.
Di questo agitato periodo storico ha lasciato testimonianza diretta Joseph Roth, nel suo romanzo d’esordio intitolato
La tela di ragno, uscito a puntate dal 7 ottobre al 6 novembre 1923. Protagonista è
"l'essere vile e crudele, ottuso e insidioso, ambizioso e inadeguato, avido di denaro e volubile, l'uomo medio, empio, superbo e servile, il calpestato, l'inappagato Theodor Lohse!" Theodor Lhose,
"il giovane europeo: nazionalista e egoista, senza fede, senza fedeltà, assetato di sangue e limitato d'ingegno", che insegue il suo grandioso ed egoistico sogno di riscatto sociale senza mai preoccuparsi di coloro che sono destinati a farne le spese, che diverranno anzi bersaglio di un odio tanto irrazionale quanto strumentale.
Ma Theodor Lhose è solo l’anello di una lunga catena. Non è infatti un caso – dice il risvolto di copertina – che "soltanto due giorni dopo la sua interruzione - l'opera doveva infatti rimanere incompiuta - Adolf Hitler tentava il suo primo, fallito colpo di stato, il famoso putsch di Monaco, e questo può spiegare senz'altro meglio di ogni altra circostanza il quadro storico da cui scaturisce la figura del protagonista di questa straordinaria narrazione".
Ed è proprio questo l’aspetto più sorprendente – e, aggiungerei, inquietante – di un romanzo che altro non è se non "un'agghiacciante preconizzazione degli orrori del nazismo". Purché non si creda che gli eventi profetizzati appartengano ormai solo al passato. Perché Theodor Lhose, con la sua
"piccola svastica dorata che brilla sulla sua cravatta di seta a righe trasversali", non è solo il prototipo del nazista della prima metà del Novecento, ma è personaggio purtroppo assai più moderno, diffuso e attuale di quel che si potrebbe pensare. Così come pure l’idea politica (se così si può chiamare), condita d’odio razziale, cui fa riferimento ...
Il libro si legge velocemente. Non solo perché è breve (160 pagine circa, divide in trenta brevi capitoli), ma perché lo stile – "secco, spezzato e martellante" – non concede pause di riflessione. Il risvolto della medaglia è che a tratti il ritmo – di pari passo con lo sviluppo dell’azione - si fa talmente concitato da creare un po’ di confusione nel lettore. Il fatto invece che il racconto sia incompiuto a mio avviso non costituisce un limite: il finale, infatti, già possiamo immaginarlo ...
Voto: 7