Caspita, avete detto tutte cose talmente interessanti che io ora ho totalmente esaurito gli argomenti! 
Scherzi a parte, ci sono state un paio di cose che mi hanno colpita. Una è l'immagine di Perseo e della Medusa che ha rievocato Scalpo Fluente, ricordandoci che Kafka era uno scrittore, e quindi che anche questa lettera intima è (deve essere, almeno in parte) un gioco letterario, non fosse che per deformazione professionale. Franz usa le armi che ha, nel confronto impietoso col padre: quelle letterarie, che non sono mai state seriamente prese in considerazione nel suo ambiente ma che, di fatto, sono la vera sfera di indipendenza che il figlio ha. E sono talmente affilate che, come fa notare sempre Scalpo, di fatto consegnano lui, e non il padre, alla storia. C'è davvero tanto su cui riflettere.
Forse questo è stato il terreno che Franz è meglio riuscito a difendere, una cosa solo sua in cui il padre, al di là dei commenti critici, non poteva di fatto intrufolarsi. La penna era in mano a Franz. Per quanto riguarda le relazioni amorose, purtroppo, il terreno si vede che era troppo minato. Per chi è affettivamente ferito è complicato dare e ricevere amore liberamente, specie per chi ha percepito che l'amore è condizionato ("ti amerò solo se... "). E qui Franz poteva lavorarci, forse, ma non ce l'ha fatta. Tutte abbiamo notato che resta in una posizione infantile, almeno in questo campo, e a proposito di prendersi le proprie responsabilità: cambiare, qui, era responsabilità sua. Non lo biasimo, comunque, si vede che lo sforzo era troppo e non aveva strumenti come quelli che possiamo avere noi oggi (uno su tutti: lo psicologo!).
L'altra cosa che mi ha colpita, infatti, è la considerazione di Giorgia sulla distanza storica. Che sì, penso ci abbiamo pensato tutti... però evidenziata da lei è come se mi fosse risaltata all'occhio. E ho pensato che per i suoi tempi, di nuovo, Kafka era eccezionalmente audace per ammettere con serenità, tanto per dirne una, che ritiene il padre senza colpa (in quanto il suo comportamento non è dettato da cattiveria, si presume, ma da mancanza di strumenti) e che, tuttavia, gli ha fatto male. La posizione razionale è molto equilibrata. Purtroppo, a livello inconscio le ferite non sono affatto guarite, perciò è andata come è andata.
Questo è ciò che avrei voluto rispondere a Frankie qualche intervento fa: sarebbe stato bellissimo, sì, se Franz avesse avuto una maturità tale da scrollarsi tutto alle spalle, crescere come una persona solida e assertiva, e aiutare il padre a trovare una nuova via. Ma non è questa in fondo una fantasia un po' irrealistica? 

 Chi di noi possiede una forza mentale del genere? E soprattutto, non siamo di nuovo in un rapporto sbilanciato?
Lo dico perché io per prima, in diverse situazioni, per via della mia storia personale, ho avuto questo genere di fantasie. Erano proiezioni. Erano un tentativo di vedermi più grande, perché mi sentivo piccola. E ho imparato che tendere una mano è una cosa, ma pretendere di cambiare l'altro senza esplicita richiesta di aiuto o quantomeno una predisposizione d'animo è un'intromissione. Anche questi possono essere giochi di potere: tentativi di riprendere il controllo o di sentirsi amati. Quando il rapporto è torbido, è davvero difficile muoversi senza entrare in un copione... per questo la distanza spesso è la scelta più saggia. Se il rapporto vuole essere recuperato, almeno bisogna prima raffreddarlo e sviluppare risorse ognuno per conto proprio. Poi se ne parla.