Sabato, 06 Settembre 2025

"Lettera al padre" di Franz Kafka

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23/06/2024 12:20 #67491 da elis_
Risposta da elis_ al topic Re:"Lettera al padre" di Franz Kafka

Leggevo che i figli non hanno alcun obbligo di intrattenere rapporti con i genitori se sono maltrattanti. Io credo invece che sia un dovere dei figli tentare almeno un dialogo con i genitori maltrattanti, al contrario sarebbe come scappare davanti ai problemi e questo non ti prepara ad affrontare i problemi che poi avrai nella tua vita da adulto, anzi, come è capitato a Frank ne diventi una vittima.

Hermann magari con l'aiuto di Franz, della madre e delle sorelle, avrebbe potuto modificare il suo atteggiamento, invece Franz forse ha avuto un carattere debole indipendentemente dalla sue condizioni familiari.
Franz scrive anche: 
Attenzione: Spoiler!


Credo che il padre volesse bene a Franz, a suo modo, e lui sembra esserne consapevole però penso fosse troppo severo e rigido nel volergli imporre l'educazione e lo stile di vita che trovava più consono, senza tenere conto del carattere e dei gusti personali del figlio e questo, secondo me, non è vero affetto. Penso che Franz abbia tentato il dialogo ma sia stato intimorito e zittito dal padre, dalla lettera si evince che il padre è una figura dispotica e poco ragionevole che non accetta il confronto e le idee diverse dalle sue per cui non mi sembra possibile avere un dialogo costruttivo ed emotivo su queste basi.

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23/06/2024 19:29 #67496 da mulaky
Risposta da mulaky al topic Re:"Lettera al padre" di Franz Kafka
Ho finito di leggere "Lettera al padre" e posso dire con una certa serenità d'animo che Kafka non è il mio autore e non lo sarà mai. Certamente adesso capisco meglio "La metamorfosi", specialmente la famiglia di Gregor e il padre... direi che la chiave di lettura di quel romanzo è racchiusa in questa lettera, compreso il riferimento all'insetto. Non mi piace, però, lo stile di Kafka, faccio fatica a leggerlo, specie quando apre molte parentesi, onestamente non vedo l'ora di posare il libro e fare altro. Ma veniamo alla lettera in sé...

Credo che il padre volesse bene a Franz e ai figli, soprattutto alla moglie, ma che non avesse gli strumenti per esternare l'affetto. Deduco abbia ricalcato il modello di "istruzione" ricevuto in famiglia perché probabilmente l'usanza era questa per "fortificare" i figli. Ovviamente il risultato è pessimo in generale, non solo per Franz, perché un figlio rimane traumatizzato in qualche modo e ci vuole tanto tempo e una personalità forte (e non è detto che si riesca) per non farsi più toccare da certe parole. Purtroppo di recente ho avuto modo di vedere questo genere di dinamiche: anche se i figli riescono a capire che bisogna fare muro e non ascoltare il genitore abusante, non è detto che riescano a farlo e comunque rimangono dentro delle cicatrici profonde e deleterie... solo un percorso con un terapeuta può, si spera, sistemare la situazione psicologica perché ciò che deve essere scardinato sono concetti come: credere di essere un fallimento, di non valere abbastanza, di essere invisibile, il senso di inadeguatezza e, soprattutto, l'idea di essere non meritevole di amore. Ma anche il senso di colpa perché da un lato sai che è il tuo genitore e quindi "devi" volergli bene, ma dall'altro lato sai che lo odi. Non è per niente facile, specialmente se hai passato tutta la vita in una relazione come questa.
I primi esempi che abbiamo nella vita sono la mamma e il papà, misuriamo e rapportiamo tutti e tutto a loro, almeno negli anni della formazione (i più duri da scardinare un domani perché è durante questo periodo che costruiamo le nostre "basi" di schemi mentali ed etichette). Quando un genitore non è all'altezza del ruolo di genitore (e di essere umano) purtroppo crea dei danni pesanti nei figli e ne abbiamo dimostrazione palese in questa lettera.

Anche io penso che il padre di Kafka fosse piuttosto rozzo oltre che ipocrita, i motivi li avete già esposti e quindi non mi dilungo. Penso anche che Franz avesse una personalità, di base, deboluccia e remissiva e quindi non sarebbe mai diventato (anche se questo non lo sapremo mai) pieno di vita e indipendente dal giudizio altrui, del resto è il primo a riconoscere ciò che dico, tuttavia sarebbe stato certamente un uomo meno traumatizzato e questo gli avrebbe giovato parecchio, se non altro forse sarebbe diventato un po' più sicuro di sé e capace di prendere decisioni in autonomia.

La lettera mi è sembrato un flusso di coscienza più o meno estemporaneo, ma comunque razionale. Voglio dire che ho avuto la sensazione che Franz si facesse questi discorsi sempre, che discutesse con il padre nella sua testa, che osservasse questo e quello, pro e contro, domande e risposte mentali e che, un giorno, abbia esplicitato il tutto mettendo nero su bianco in una lettera, avendo da tempo guardato la cosa da tutte le angolazioni possibili. Non so se qualcuno di voi è solito tenere un diario, in caso affermativo non vi non è mai capitato di fare una roba simile, quando vi ronzava in testa lo stesso problema per giorni o per settimane? A me più volte e, nonostante la confusione, l'atto dello scrivere conferisce una lucidità che non ci si aspetta da se stessi. Ho avuto questa identica sensazione con "Lettera al padre".

Franz non riesce a distaccarsi dalla figura del padre nemmeno da adulto, pur avendo ormai chiara la situazione. La prova è il fatto che non riesce a consegnare la lettera al padre, ma cerca l'intercessione della madre che - e non mi sento di condannarla - preferisce non recapitarla al marito per evitare che i rapporti tra padre e figlio diventino ancora più aspri [ho trovato questa notizia online, spero sia vera].
Franz è talmente succube delle parole e del pensiero del padre che, non solo vede il matrimonio come una via di fuga e di indipendenza dal genitore e non come il coronamento di un amore (non ci sono parole da "innamorato" in questa lettera), ma poi nemmeno persegue questo suo obiettivo perché, in qualche modo, pensa che mettersi alla pari con suo padre sia come entrare in competizione, una gara che è sicuro di non poter vincere visto che si considera una nullità. Forse è questa la parte della lettera che mi ha intristito di più perché sono le ferite psicologiche che dicevo prima, quelle che possono essere curate solo con un lungo lavoro su se stessi e con un terapeuta. Franz reputa che molte parole e atti del padre siano ingiusti, vede la sua ipocrisia, sa bene che il padre non può essere considerato "attendibile" perché appunto dice una cosa e fa un'altra cosa, eppure continua a essere convinto che il padre abbia ragione su di lui: la percezione che Franz ha di se stesso è sostanzialmente quella del padre. Sono d'accordo anche io che sul matrimonio abbia inciso anche il fatto di non essere più figlio e, chissà, magari anche la paura di essere un padre inadatto.
La madre elargisce forse troppo amore e affetto, ma è evidente che lo fa per bilanciare la freddezza e la prepotenza della figura paterna di questi figli. E', comunque, una dinamica che ho visto in famiglie dove i figli hanno un pessimo rapporto con il padre e, in generale, anche in famiglie "normali" quando capita un litigio tra padre e figli (la madre cerca di mediare con il marito e di consolare/ parlare "con le buone" ai figli).

Un uomo dovrebbe essere ciò che sembra
e chi uomo non è, uomo non dovrebbe sembrare.

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24/06/2024 10:10 #67501 da SerenaM
Risposta da SerenaM al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka

Frankie post=67488 userid=8560Leggevo che i figli non hanno alcun obbligo di intrattenere rapporti con i genitori se sono maltrattanti. Io credo invece che sia un dovere dei figli tentare almeno un dialogo con i genitori maltrattanti, al contrario sarebbe come scappare davanti ai problemi e questo non ti prepara ad affrontare i problemi che poi avrai nella tua vita da adulto, anzi, come è capitato a Frank ne diventi una vittima.

Hermann magari con l'aiuto di Franz, della madre e delle sorelle, avrebbe potuto modificare il suo atteggiamento, invece Franz forse ha avuto un carattere debole indipendentemente dalla sue condizioni familiari.

Il padre non è responsabile del suo atteggiamento, perché non ha avuto alcun confronto con una persona dal carattere forte come il suo (un Kafka) che potesse fargli cambiare idea, si cresce con il confronto/scontro, ma se nessuno ci fa' comprendere i nostri errori,  come si fa' a scegliere di essere un buon genitore? 

Mi dispiace ma non sono per nulla d'accordo. 
Ognuno di noi ha il dovere di provvedere a se stesso e alla propria salute, e questo significa compiere delle scelte anche difficili per perseguire questo obiettivo. Se i genitori non contribuiscono al benessere dei figli, ma anzi vi remano contro, è nella libertà dei figli decidere di interrompere i rapporti. Che questo passo possa essere preceduto da dei tentativi di conciliazione è un altro discorso; ma anche questo dipende dalle scelte che compiono i figli. Potrebbero interrompere i rapporti e tentare la conciliazione dopo anni; potrebbero tentare il dialogo e poi gettare la spugna; potrebbero allontanarsi e non tornare mai più sui loro passi. Se non indossiamo le loro scarpe non possiamo giudicare le loro scelte - ricordiamo, di adulti ben piantati che possono decidere cosa fare e come muoversi per il mondo.   
E questo non è scappare, nient'affatto: è prendere in mano la propria vita. Non allontanarsi è restare ancorati a stili di pensiero del tipo "Temo chi devo amare, amo chi devo temere", "Mi umilia/mi maltratta/mi urla addosso perché mi vuole bene", "Se mi impegno di più lui/lei sarà contento/a di me". Non interrompere questi schemi di pensiero significa viaggiare per il mondo con un bersaglio mobile sul petto: chi infrange i miei confini, chi non mi rispetta, chi approfitta di me e delle mie risorse, del mio tempo, della mia disponibilità fa un qualcosa di normale per me, e io non capisco che debbo andarmene, che questo fa male alla mia salute e prosciuga le mie energie. 
Capire che ci sono questi schemi di pensiero e superarli è il vero dovere! E se questo implica allontanarsi dalle figure genitoriali ben fatto sia. Ad un certo punto si deve smettere di essere bambini obbedienti e si deve divenire adulti realizzati.
Riguardo il padre: chi ci dice che volesse cambiare? Onestamente mi sembra che Hermann volesse che gli altri cambiassero per lui, e non il contrario.
Il padre non è responsabile del suo atteggiamento? Niente affatto, ne è responsabile come lo siamo tutti. Ognuno di noi sceglie il proprio comportamento. 
Hermann non ha avuto nessuna figura forte che gli facesse cambiare idea? Evidentemente nemmeno lui è uscito dalla sua dimensione di figlio. È rimasto un bambino che ha bisogno di direttive piuttosto che diventare un adulto capace di riflettere sul suo modo di fare.  
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24/06/2024 14:25 - 24/06/2024 14:51 #67506 da Scalpo fluente
Risposta da Scalpo fluente al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka
Sto seguendo questa interessantissima discussione quando un'immagine si intrufola nei miei pensieri: Perseo e la Gorgone. Che c'entra con Kafka e la lettera al padre? Secondo me c'è una similitudine. Perseo taglia la testa di Medusa ma non la guarda negli occhi altrimenti resterebbe pietrificato. Se anche da morto il mostro continua a pietrificare chiunque veda direttamente la sua testa mozzata, bisogna comunque guardare attraverso lo specchio. Nello stesso modo Franz Kafka, che non riesce a fissare il proprio genitore negli occhi, da novello Perseo ce lo mostra attraverso una lettera che ne descrive l'aspetto, il carattere e il comportamento. Ma soprattutto analizza puntualmente l'effetto e le conseguenze del modo di porsi del padre nei confronti del figlio e l'esito  distruttivo di tutto questo sullo sviluppo del giovane Franz.
Ma siamo sicuri di star guardando l'autoritario, sprezzante, distruttivo e mortifero Hermann esattamente come era?  
Non sto cercando di fare l'avvocato del diavolo, anche se ho visto abbastanza film polizieschi da sapere che chiunque ha diritto ad un avvocato della difesa. No, mi sto solo chiedendo in che misura il nostro Autore abbia incastrato le varie tessere del puzzle per creare un ritratto quanto meno unilaterale. Certo i danni provocati da questo autocrate villano sono stati ingenti, ed è evidente che il giovane Franz si è identificato nel giudizio distruttivo e malevolo del genitore. Insomma, si è alleato col "carnefice".  Però non sono del tutto sicura che la personalità di Kafka sia stata così totalmente deteriorata. A leggere la sua biografia  sembrerebbe che fosse dotato di umorismo e anche di una notevole carica erotica. E la sua fama di scrittore ci testimonia che certo non è stato né una nullità né un incapace. 
In quanto al non essersi sposato, mi sembra una stupenda - anche se autolesionistica - dichiarazione di rifiuto: "non sarò mai come te".
Tornando alla lettera, mi  sembra che abbia molteplici aspetti. Uno, quello che dicevo prima su Perseo e  Medusa: mostrarci per sempre l'immagine del mostro, ma mostrarcela come vuole l'autore.  Il testo è articolato e dettagliato, ma c'è una cosa che mi colpisce. Kafka non scrive questa lettera da vecchio, dopo aver raggiunto la distanza e la serenità date dalla rielaborazione dei propri vissuti. Tutt'altro. A me sembra che nello scrivere l'Autore non sia nel qui e ora della propria vita adulta, ma sia nel lì e allora delle proprie sofferenze infantili, adolescenziali, giovanili. Cioè che stia rinfocolando le antiche sofferenze come se il tempo non fosse passato a smussare, lenire, addolcire i contrasti.
Per questo considero questo scritto non un documento nè una specie di anamnesi psichica ma un'opera letteraria, e come tale ne apprezzo la coerenza e il pathos contenuto ma intenso.  Però se volessi provare a mettermi nei panni del giovane Franz così come viene descritto e entrare nel merito della relazione genitore-figlio, potrei solo essere d'accordo con chi afferma che per realizzarsi bisogna differenziarsi e che se un rapporto è tossico va eliminato. Ogni vita va rispettata, cominciando dalla propria, e se c'è chi la mette in pericolo è preferibile andare via, emotivamente e fisicamente.
Ciò detto concludo con un battuta: tra il prepotente patriarca forzuto e distruttivo e il figlio schiacciato e emotivamente interrotto, alla fine, sulla bilancia del tempo e della gloria, chi ha dimostrato di essere il vincente?
Ultima Modifica 24/06/2024 14:51 da Scalpo fluente.
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24/06/2024 16:28 #67508 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka

SerenaM post=67501 userid=7357

Frankie post=67488 userid=8560Leggevo che i figli non hanno alcun obbligo di intrattenere rapporti con i genitori se sono maltrattanti. Io credo invece che sia un dovere dei figli tentare almeno un dialogo con i genitori maltrattanti, al contrario sarebbe come scappare davanti ai problemi e questo non ti prepara ad affrontare i problemi che poi avrai nella tua vita da adulto, anzi, come è capitato a Frank ne diventi una vittima.

Hermann magari con l'aiuto di Franz, della madre e delle sorelle, avrebbe potuto modificare il suo atteggiamento, invece Franz forse ha avuto un carattere debole indipendentemente dalla sue condizioni familiari.

Il padre non è responsabile del suo atteggiamento, perché non ha avuto alcun confronto con una persona dal carattere forte come il suo (un Kafka) che potesse fargli cambiare idea, si cresce con il confronto/scontro, ma se nessuno ci fa' comprendere i nostri errori,  come si fa' a scegliere di essere un buon genitore? 

Mi dispiace ma non sono per nulla d'accordo. 
Ognuno di noi ha il dovere di provvedere a se stesso e alla propria salute, e questo significa compiere delle scelte anche difficili per perseguire questo obiettivo. Se i genitori non contribuiscono al benessere dei figli, ma anzi vi remano contro, è nella libertà dei figli decidere di interrompere i rapporti. Che questo passo possa essere preceduto da dei tentativi di conciliazione è un altro discorso; ma anche questo dipende dalle scelte che compiono i figli. Potrebbero interrompere i rapporti e tentare la conciliazione dopo anni; potrebbero tentare il dialogo e poi gettare la spugna; potrebbero allontanarsi e non tornare mai più sui loro passi. Se non indossiamo le loro scarpe non possiamo giudicare le loro scelte - ricordiamo, di adulti ben piantati che possono decidere cosa fare e come muoversi per il mondo.   
E questo non è scappare, nient'affatto: è prendere in mano la propria vita. Non allontanarsi è restare ancorati a stili di pensiero del tipo "Temo chi devo amare, amo chi devo temere", "Mi umilia/mi maltratta/mi urla addosso perché mi vuole bene", "Se mi impegno di più lui/lei sarà contento/a di me". Non interrompere questi schemi di pensiero significa viaggiare per il mondo con un bersaglio mobile sul petto: chi infrange i miei confini, chi non mi rispetta, chi approfitta di me e delle mie risorse, del mio tempo, della mia disponibilità fa un qualcosa di normale per me, e io non capisco che debbo andarmene, che questo fa male alla mia salute e prosciuga le mie energie. 
Capire che ci sono questi schemi di pensiero e superarli è il vero dovere! E se questo implica allontanarsi dalle figure genitoriali ben fatto sia. Ad un certo punto si deve smettere di essere bambini obbedienti e si deve divenire adulti realizzati.
Riguardo il padre: chi ci dice che volesse cambiare? Onestamente mi sembra che Hermann volesse che gli altri cambiassero per lui, e non il contrario.
Il padre non è responsabile del suo atteggiamento? Niente affatto, ne è responsabile come lo siamo tutti. Ognuno di noi sceglie il proprio comportamento. 
Hermann non ha avuto nessuna figura forte che gli facesse cambiare idea? Evidentemente nemmeno lui è uscito dalla sua dimensione di figlio. È rimasto un bambino che ha bisogno di direttive piuttosto che diventare un adulto capace di riflettere sul suo modo di fare.  



Concordo totalmente con Serena, io non credo che i figli debbano mai avere un obbligo nei confronti dei genitori! In realtà neanche se i genitori sono i migliori genitori del mondo, certo, in questo caso magari potrebbe essere più o meno giusto parlare di figlio irriconoscente, ma anche là ci si chiede perchè mai il genitore migliore del mondo dovrebbe tirare su persone che si rivelano irriconoscenti. Comunque è per dire che i figli non scelgono mai di essere messi al mondo nè che genitori doversi  beccare. Facendo un esempio da questioni recenti, non è come quando la gente che non votare non ha diritto a lamentarsi della politica: questi ultimi hanno scelto di non fare qualcosa e quindi non ha senso che si lamentino, ma un figlio può lamentarsi secondo me come e quando vuole visto che non ha scelto lui di essere figlio della coppia che ha deciso per lui e non ha mai avuto possibilità di scelta (ovviamente in quanto figlio; poi ha possibilità di scelta come individuo, marito, padre, ecc). Gli obblighi dal mio punto di vista sono sempre e solo da parte dei genitori. C'é purtroppo gente che mette al mondo figli anche con l'idea di non essere solo in vecchiaia, di avere qualcuno che si occuperà di lui, ma é un pensiero secondo me sbagliato, puramente egoista, che non ha niente a che vedere con l'essere genitore.

Sulla ricerca di un confronto, aggiungerei solo un'altra cosa a quello che ha gà detto Serena.
Pensiamo che i rapporti genitori-figli abbiano sempre un notevole grado di spontaneitá, anche quelli negativi, visto che si é condiviso l'ambiente domestico, i genitori ci hanno visto crescere, sono quelli che  ci conoscono meglio, ecc. Ma non sempre è così. Io nonostante sia emigrata a 21 anni e nonostante mia madre quando eravamo piccoli io e i miei fratelli non tornava a casa tre giorni a settimana, sono iper legata ai mie genitori e anche a distanza faccio presente loro tutto senza starci molto a pensare, perchè ho un rapporto di totale trasparenza e spontaneità e faccio presente tutte le cose che non mi vanno bene e viceversa. Ma accanto a me ho persone che invece, nonostante la madre sia praticamente stata tutto il tempo a casa, non hanno alcun rapporto con i genitori, hanno cercato più volte in modo indiretto di creare un rapporto con i genitori, ma non è facile se i genitori per 30 anni hanno dimostrato indifferenza. Anche se non sono genitori severi come Hermann, sono genitori che non sarebbero dovuto diventarlo visto che non riescono a pensare a nessun altro al di fuori di se stessi e purtroppo questo é stato trasmesso ai figli subito, che si sentono quindi un peso, ed essi sono cresciuti sapendo che se tu prendi il coraggio di chiedere a tua madre se ad esempio puó venire il giorno del tuo matrimonio, lei ti farà un enorme favore a farsi vedere per un paio d'ore perchè poi c'ha di meglio da fare. E per questa tipologia di figlio non é semplice cercare un dialogo con il genitore, perchè è terribile sentirsi dire in ogni occasione, anche al tuo matrimonio, compleanno, anche dopo che non li vedi da 6 mesi, che hanno già altri impegni. Questi figli preferiscono chiudersi e non far presente il problema, perché hanno troppa paura di rimanere delusi un'ennesima volta, di sentirsi un peso, di non essere sicuri che se magari tua madre vuole vederti é solo perché glielo hai chiesto e ti fa un favore, ma non perchè effettivamente ti vuole vedere. E questo senza che i figli siano mai stati causa di chissà che delusione, è semplicemente il modo in cui certi genitori si rapportano ai figli, ovvero come un qualcosa che c'é ma a cui non permettono di mettere in discussione la loro assoluta indipendenza e di continuare a pensare solo per se stessi.
Quindi continuo a essere convinta di quel che ho detto in un paio di commenti, ovvero che anche se non ha inviato la lettera ci vuole comunque molto coraggio a voler ammettere un rapporto simile.

"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert
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24/06/2024 17:53 #67509 da mulaky
Risposta da mulaky al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka

Ma siamo sicuri di star guardando l'autoritario, sprezzante, distruttivo e mortifero Hermann esattamente come era?  
[...]
Però non sono del tutto sicura che la personalità di Kafka sia stata così totalmente deteriorata. A leggere la sua biografia  sembrerebbe che fosse dotato di umorismo e anche di una notevole carica erotica. E la sua fama di scrittore ci testimonia che certo non è stato né una nullità né un incapace.
 

Non so se esistono i racconti sul padre anche da parte dei fratelli di Franz, dubito esista una biografia di Hermann scritta da lui stesso. Quello che posso dirti, per quanto riguarda l'altra frase, è che nel gruppo di lettura catanese è stato letto da poco lo scambio epistolare tra Franz e Milena ("Lettere a Milena"), sua traduttrice nonché donna da lui amata. Sebbene io non l'abbia letto direttamente, dalla riunione è emerso chiaramente che Kafka avesse vari complessi su se stesso, che ritroviamo in questa lettera al genitore. Anche se i fatti ci dicono che è stato uno scrittore famoso, non significa che lui si vedesse grandioso... purtroppo, quando le persone che ti dovrebbero voler bene ti dicono da sempre che sei una nullità, cresci con questa idea e solo da adulto, forse, riesci a uscirne fuori.


Forse, e questo è un discorso generale rivolto a tutti e a nessuno in particolare, ci dimentichiamo che stiamo pensando con la testa di gente del 2024: oggi il tema degli abusi in famiglia è molto discusso, ci sono fior fiori di psicologi ed educatori, è stata sdoganata anche la terapia come strumento per affrontare e risolvere (si spera) i propri traumi. Ma con Kafka siamo a cavallo tra fine Ottocento e inizi del Novecento (la lettera è stata scritta nel 1919), la società e la cultura erano diverse dalle nostre, si reggevano su valori diversi. A quel tempo c'erano le conoscenze e le competenze che abbiamo adesso? Oggi possiamo parlare a tu per tu con i genitori e metterli in discussione, ma un tempo non lo si poteva fare, quindi a me non sorprende che fosse difficile dialogare con un padre padrone a cui dovevi ubbidire con servilismo... è difficile anche oggi che, da questo punto di vista, siamo più moderni.

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24/06/2024 18:23 - 24/06/2024 18:42 #67510 da Frankie
Risposta da Frankie al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka
I figli hanno il dovere di instaurare un dialogo con un padre severo ed autoritario, o almeno tentarci fino a quando il rapporto non diventa tossico e deleterio anche per la salute dei figli (questo è scontato), ma da parte di Franz non c'è nemmeno il tentativo.

Forse se Franz  avesse esternato la sua condizione al padre di persona, sarebbe cambiato, ma senza avere modelli positivi come fa' uno a cambiare,  senza alcun input esterno? (Se io non mi lamento mai dell'atteggiamento di una persona con l'interessato, come fa' a cambiare?)
I padri sbagliano, ma se nessuno glielo dice, che speranza hanno di cambiare, li abbandoniamo a loro stessi?

Leggevo in rete un commento: 
​​​Il testo si apre su un punto assai significativo, ovvero su una domanda che Hermann ha rivolto a Franz: il padre di Kafka ha chiesto al figlio come mai provi paura nei suoi confronti. Kafka, proprio per rispondere alla domanda del genitore, stende una lunga missiva di circa 45 pagine manoscritte in cui approfondisce, senza i timori e le remore del confronto diretto con il padre, tutti i turbamenti, le ansie e le angosce della sua infanzia e della sua adolescenza.  
La sua confessione sarà parziale e incompleta poiché, benché adulto, lo scrittore teme ancora le “conseguenze” del suo gesto di accusa nei confronti dell’autorità del padre

​​​​​Non vorrei che questa lettera sia anche un modo inconscio per Franz di ammettere i suoi errori con il genitore.

​​​​​​
​​​​​​

Più conosci te stesso e sai quello che vuoi, meno ti lasci travolgere dagli eventi. (Lost in translation)
Ultima Modifica 24/06/2024 18:42 da Frankie. Motivo: Franz

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24/06/2024 19:37 #67511 da mulaky
Risposta da mulaky al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka

Frankie post=67510 userid=8560I figli hanno il dovere di instaurare un dialogo con un padre severo ed autoritario, o almeno tentarci fino a quando il rapporto non diventa tossico e deleterio anche per la salute dei figli (questo è scontato), ma da parte di Franz non c'è nemmeno il tentativo.
​​​​​​

Ma anche no. E' auspicabile che ci sia un dialogo e su questo siamo d'accordo, ma non è "dovere" quanto un "poterci riuscire". Ci sono caratteri che non riescono perché troppo timidi, troppo impauriti e comunque ad una certa età è pure difficile esternare perché sarebbe mettersi alla pari con i genitori e, se hai subito per anni, diventa difficile perché non hai fiducia in te e non ti pare giusto far valere le tue ragioni perché sei una nullità. Se pure oggi siamo in difficoltà in queste situazioni nonostante la tanta apertura mentale, figurati a fine Ottocento quando c'erano i padri padroni ed erano la misura di tutte le cose.
Non sappiamo se Franz non abbia mai fatto un tentativo, a me dalla lettera pare che abbia cercato in passato (nel dialogo con suo padre) di far valere le sue ragioni per i precedenti fidanzamenti, ma è difficile intavolare e continuare un discorso quando sei introverso e il tuo interlocutore è aggressivo e ti butta a terra ogni minuto.

I padri sbagliano, ma se nessuno glielo dice, che speranza hanno di cambiare, li abbandoniamo a loro stessi?​​​​​​
 

Tutte le persone sbagliano, non solo i padri. Ad ogni modo, è palese che Hermann abbia visto che TUTTI i suoi figli avevano paura di lui o lo odiavano o facevano di tutto pur di fargli uno sgarbo (si evince questo dalla lettera), quindi possibile non si sia fatto quattro conti in merito? Il dialogo doveva cercarlo pure lui e se sapeva (e lo sapeva) che il suo primogenito aveva paura di lui, perché non si è posto in modo più accogliente e meno autoritario? Dalle parole di Franz non pare l'abbia fatto.
Ci rendiamo conto che Franz non riesce a rispondergli dal vivo perché ha paura, vuole rispondergli tant'è che scrive questa lettera, ma ha paura di consegnargliela e chiede aiuto alla madre che, povera donna, non ha nemmeno lei il coraggio? Che clima c'era in quella famiglia? 
Penso che per cambiare ci vuole, come prima cosa, una maturità nel capire i propri errori e nel mettersi in discussione. A meno che non ci si tenga, quando un rapporto con un'altra persona va male bisognerebbe farsi un esame di coscienza e valutare se e dove si è sbagliato, focalizzare l'indagine sui noi stessi e non sui torti dell'altra persona. Hermann aveva brutti rapporti con tutti i figli, ancora una volta è possibile che quest'uomo non capisse di sbagliare? Le risposte che mi sono data sono tre: che lo vedesse ma che non gli interessasse, o che non avesse gli strumenti per cambiare, oppure che fosse convinto di essere sempre nel giusto... tutte cose che rendono un dialogo non costruttivo perché non ci sono le basi.

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25/06/2024 10:16 - 25/06/2024 10:18 #67516 da lettereminute
Risposta da lettereminute al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka
Caspita, avete detto tutte cose talmente interessanti che io ora ho totalmente esaurito gli argomenti! :D

Scherzi a parte, ci sono state un paio di cose che mi hanno colpita. Una è l'immagine di Perseo e della Medusa che ha rievocato Scalpo Fluente, ricordandoci che Kafka era uno scrittore, e quindi che anche questa lettera intima è (deve essere, almeno in parte) un gioco letterario, non fosse che per deformazione professionale. Franz usa le armi che ha, nel confronto impietoso col padre: quelle letterarie, che non sono mai state seriamente prese in considerazione nel suo ambiente ma che, di fatto, sono la vera sfera di indipendenza che il figlio ha. E sono talmente affilate che, come fa notare sempre Scalpo, di fatto consegnano lui, e non il padre, alla storia. C'è davvero tanto su cui riflettere.

Forse questo è stato il terreno che Franz è meglio riuscito a difendere, una cosa solo sua in cui il padre, al di là dei commenti critici, non poteva di fatto intrufolarsi. La penna era in mano a Franz. Per quanto riguarda le relazioni amorose, purtroppo, il terreno si vede che era troppo minato. Per chi è affettivamente ferito è complicato dare e ricevere amore liberamente, specie per chi ha percepito che l'amore è condizionato ("ti amerò solo se... "). E qui Franz poteva lavorarci, forse, ma non ce l'ha fatta. Tutte abbiamo notato che resta in una posizione infantile, almeno in questo campo, e a proposito di prendersi le proprie responsabilità: cambiare, qui, era responsabilità sua. Non lo biasimo, comunque, si vede che lo sforzo era troppo e non aveva strumenti come quelli che possiamo avere noi oggi (uno su tutti: lo psicologo!).

L'altra cosa che mi ha colpita, infatti, è la considerazione di Giorgia sulla distanza storica. Che sì, penso ci abbiamo pensato tutti... però evidenziata da lei è come se mi fosse risaltata all'occhio. E ho pensato che per i suoi tempi, di nuovo, Kafka era eccezionalmente audace per ammettere con serenità, tanto per dirne una, che ritiene il padre senza colpa (in quanto il suo comportamento non è dettato da cattiveria, si presume, ma da mancanza di strumenti) e che, tuttavia, gli ha fatto male. La posizione razionale è molto equilibrata. Purtroppo, a livello inconscio le ferite non sono affatto guarite, perciò è andata come è andata.

Questo è ciò che avrei voluto rispondere a Frankie qualche intervento fa: sarebbe stato bellissimo, sì, se Franz avesse avuto una maturità tale da scrollarsi tutto alle spalle, crescere come una persona solida e assertiva, e aiutare il padre a trovare una nuova via. Ma non è questa in fondo una fantasia un po' irrealistica? :) Chi di noi possiede una forza mentale del genere? E soprattutto, non siamo di nuovo in un rapporto sbilanciato?

Lo dico perché io per prima, in diverse situazioni, per via della mia storia personale, ho avuto questo genere di fantasie. Erano proiezioni. Erano un tentativo di vedermi più grande, perché mi sentivo piccola. E ho imparato che tendere una mano è una cosa, ma pretendere di cambiare l'altro senza esplicita richiesta di aiuto o quantomeno una predisposizione d'animo è un'intromissione. Anche questi possono essere giochi di potere: tentativi di riprendere il controllo o di sentirsi amati. Quando il rapporto è torbido, è davvero difficile muoversi senza entrare in un copione... per questo la distanza spesso è la scelta più saggia. Se il rapporto vuole essere recuperato, almeno bisogna prima raffreddarlo e sviluppare risorse ognuno per conto proprio. Poi se ne parla.

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
Anch'egli sarebbe invecchiato, anch'egli un giorno sarebbe dovuto morire [...]. Ma oggi egli era giovane, era un bambino, il nuovo Siddharta, ed era pieno di gioia. (Siddharta, Herman Hesse)
Ultima Modifica 25/06/2024 10:18 da lettereminute.
Ringraziano per il messaggio: bibbagood, Novel67, mulaky, elis_, SerenaM, Scalpo fluente

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25/06/2024 11:22 #67520 da SerenaM
Risposta da SerenaM al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka

Lo dico perché io per prima, in diverse situazioni, per via della mia storia personale, ho avuto questo genere di fantasie. Erano proiezioni. Erano un tentativo di vedermi più grande, perché mi sentivo piccola. E ho imparato che tendere una mano è una cosa, ma pretendere di cambiare l'altro senza esplicita richiesta di aiuto o quantomeno una predisposizione d'animo è un'intromissione. Anche questi possono essere giochi di potere: tentativi di riprendere il controllo o di sentirsi amati. Quando il rapporto è torbido, è davvero difficile muoversi senza entrare in un copione... per questo la distanza spesso è la scelta più saggia. Se il rapporto vuole essere recuperato, almeno bisogna prima raffreddarlo e sviluppare risorse ognuno per conto proprio. Poi se ne parla.

Grazie, grazie, grazie per aver fatto questo commento! <3
"Pretendere di cambiare l'altro senza esplicita richiesta di aiuto è un'intromissione"! Se si desidera cambiare, lo si farà; non possiamo inseguire l'altro per cercare di farlo assomigliare di più ai nostri desideri, perché se l'altro non lo desidera ci rimettiamo in una situazione disfunzionale. Cambiamo forma ma non sostanza. 
Anche lo sviluppare risorse per conto proprio per riuscire a venirsi incontro è verità! 
Ringraziano per il messaggio: Scalpo fluente

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Ciao Yuman, ho visto che hai già scritto nella sezione del gruppo di Torino. Speriamo di vederti anche sul forum ;)

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Buonasera, mi sono appena trasferito a Torino. Mi piacerebbe partecipare. Dove e a che ora si tiene l’appuntamento di luglio/agosto e che libro verrà discusso. Grazie

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Ciao Ludofrog, per contattare il gruppo di Lecce, scrivi in questo TOPIC

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Ciao a tutti! Chi posso contattare per avere delle info sui prossimi incontri dei Pasticciotti Letterari? Grazie ✨

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