Martedì, 04 Novembre 2025

"Lettera al padre" di Franz Kafka

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25/06/2024 22:18 #67530 da Frankie
Risposta da Frankie al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka
Nessuno ha detto che Franz avrebbe dovuto cambiare il carattere del padre, ma soltanto avrebbe dovuto fare presente al padre le sue sofferenze, contestargli di non essere un esempio (predica bene e razzola male) magari chissà cosa accadeva, ma mollare sin dall'inizio non mi sembra la scelta giusta. Scrivere poi una lettera accusatoria ancora peggio.

Certo Franz se fosse vissuto ai giorni nostri sarebbe stato aiutato da un buon psicologo, come ha detto qualcuna, che gli avrebbe fatto fare una terapia con il padre e nelle migliori delle ipotesi tutto si sarebbe risolto, ma poi non avremmo avuto questo capolavoro di lettera.
Non concordo quando si dice che chi ha bisogno di aiuto lo chiede, non sempre è così, chi ha un ego smisurato non ammetterà mai di sbagliare, quindi ogni volta che sbaglia noi ci giriamo dall'altra parte e lasciamo correre?, tanto non ha chiesto il nostro aiuto.
Faccio un esempio sciocco: chi parcheggia nello spazio dei disabili, per me è una persona che deve essere aiutata a capire che quello spazio non è per lui/lei, che qualcuno potrebbe averne bisogno ecc ecc, quindi secondo la teoria dell'aiutare solo chi lo richiede, dovremmo farci i fatti nostri per tutelare la nostra salute psico fisica, ed in che mondo ci troveremo?
Oggi, fortunatamente, i bambini, hanno la forza di segnalare, parlare quando qualcosa non va, quando non si sentono considerati, non vengono ascoltati, non si gioca con loro.

Condivido il link di un articolo che parla della problematica:  Eccolo
 
Buona serata a tutti

Più conosci te stesso e sai quello che vuoi, meno ti lasci travolgere dagli eventi. (Lost in translation)

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26/06/2024 09:12 #67532 da lettereminute
Risposta da lettereminute al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka

Grazie, grazie, grazie per aver fatto questo commento! <3
"Pretendere di cambiare l'altro senza esplicita richiesta di aiuto è un'intromissione"! Se si desidera cambiare, lo si farà; non possiamo inseguire l'altro per cercare di farlo assomigliare di più ai nostri desideri, perché se l'altro non lo desidera ci rimettiamo in una situazione disfunzionale. Cambiamo forma ma non sostanza. 
Anche lo sviluppare risorse per conto proprio per riuscire a venirsi incontro è verità!


Prego! Sapessi quanto ci ho messo per arrivarci... più che altro per ammettere che cosa c'era di dissonante dentro di me, con quello che veramente provavo. Ma vabbè, la psicoterapia serve proprio a quello! :D

Nessuno ha detto che Franz avrebbe dovuto cambiare il carattere del padre, ma soltanto avrebbe dovuto fare presente al padre le sue sofferenze, contestargli di non essere un esempio (predica bene e razzola male) magari chissà cosa accadeva, ma mollare sin dall'inizio non mi sembra la scelta giusta. Scrivere poi una lettera accusatoria ancora peggio.


Beh, di fatto non sappiamo quanti e quali tentativi di dialogo ci siano stati, quindi stiamo tutti un po' speculando. :) E la lettera non mi sembra poi così accusatoria, tirando le somme. È un'espressione del bisogno di dialogo che Franz desidera avere con il padre, ma che non riesce in nessun modo ad ottenere: per la differenza di carattere, perché evidentemente tutti i tentativi fatti sino a quel momento hanno fallito. Certo, anche l'espressione di una rabbia, ma non solo. Si percepisce chiaramente anche il dolore, il desiderio di essere visto e l'amore frustrato. 

Poi non sappiamo quanti e quali tentativi ci siano stati: immagina prima i tentativi maldestri di un bambino, poi quelli arrabbiati di un adolescente, e infine quelli incerti di un adulto, con cui il rapporto si è fossilizzato. Ci sta che vadano storti, perché dopotutto nessuno di noi è perfettamente sano, perfettamente equilibrato ecc. Per quello commentavo dicendo: sarebbe stato bellissimo se Franz, da adulto, risolto se stesso e scovate nuove risorse, avesse avuto la forza e la stabilità di tornare al padre e provare a fare qualcosa di diverso... lo penso seriamente, è lo scenario ideale, quello risolutivo! Ma questo è lo scenario "psicologo XXI secolo", e tra l'altro molti di noi non ci riescono pur avendo tutti gli aiuti del mondo.

Il fatto è che non bisogna mai perdere il contatto con la realtà, altrimenti rischiamo di rifugiarci nelle fantasie... e per chi ha un rapporto incrinato che vuole a tutti i costi recuperare il regno della fantasia è pericoloso. Una delle fantasie più comuni, per i bambini con genitori in difficoltà, è: "salverò io la mamma/il papà"... con esiti molto infelici, specie se il genitore non può o non vuole essere salvato. Quindi è chiaro, sto speculando, ma provavo a far notare come qualunque buon proposito, se non si parte da un terreno solido e ancorato alla realtà, con le ferite ancora bene aperte, rischia di trasformarsi in una trappola. :)

Sto divagando!!

Non concordo quando si dice che chi ha bisogno di aiuto lo chiede, non sempre è così, chi ha un ego smisurato non ammetterà mai di sbagliare, quindi ogni volta che sbaglia noi ci giriamo dall'altra parte e lasciamo correre?, tanto non ha chiesto il nostro aiuto.
Faccio un esempio sciocco: chi parcheggia nello spazio dei disabili, per me è una persona che deve essere aiutata a capire che quello spazio non è per lui/lei, che qualcuno potrebbe averne bisogno ecc ecc, quindi secondo la teoria dell'aiutare solo chi lo richiede, dovremmo farci i fatti nostri per tutelare la nostra salute psico fisica, ed in che mondo ci troveremo?


No, se qualcuno sbaglia è giusto richiamarlo. Ma nei limiti delle nostre possibilità, del nostro ruolo, dell'effetto che pensiamo sia realistico ottenere.

Convincere un genitore ad essere più buono e amabile nei miei confronti, anche se non è nel suo carattere, confessandogli che mi fa soffrire col suo atteggiamento? Tempo perso. Se è ricettivo e capisce di cosa parlo sì, si può fare. Ma se il genitore è del tipo che si chiude, va in difensiva e ti insulta, non hai ottenuto nulla.

Stabilire delle condizioni di convivenza più pratiche? Questo già sembra più abbordabile. "Papà, so che non ti piace questo mio amico ma hai già rimarcato la cosa più e più volte. Basta così. Mi fido della tua opinione ma in questo caso decido io, se avrò bisogno di un consiglio verrò a chiedertelo." Si parla di una cosa pratica, può funzionare. Si prova e si vede come va.

Far notare a una persona che ha parcheggiato nei posti dei disabili? Dipende dalla persona e dal tuo rapporto con essa. È uno sconosciuto e ti poni in modo aggressivo? Ti manda a fanculo. Sei un vigile e gli fai una multa? Sta zitto e la prossima volta ci penserà due volte. Siete amici e c'è stima reciproca? Probabilmente si sentirà in colpa e cambierà atteggiamento. Sei Franz Kafka e l'autista è tuo padre? Avete dei pregressi, il commento viene fatto per ferire, litigate, finisce a schifìo... ma tu ci scrivi sopra un romanzo. :D

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
Anch'egli sarebbe invecchiato, anch'egli un giorno sarebbe dovuto morire [...]. Ma oggi egli era giovane, era un bambino, il nuovo Siddharta, ed era pieno di gioia. (Siddharta, Herman Hesse)
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26/06/2024 17:49 #67537 da Novel67
Risposta da Novel67 al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka
Ho letto anch'io la lettera di Franz ed i vostri commenti, nei quali sostanzialmente mi ritrovo, tanto da riassumerli nel mio.

Che sia pudore o ritrosia, crescendo è difficile rivolgere anche solo un “ti voglio bene” ad un genitore; possiamo dunque immaginare quanto arduo possa essere scrivere un “ti odio” (o qualcosa di simile), anche se magari non a chiare lettere, ma diluendolo tra le righe (e in venti e passa pagine!)

Tra le righe: ecco, appunto. La scrittura – una lettera, in particolare – può rivelarsi un formidabile strumento d’(auto)analisi, poiché permette d’aprirsi all’altro pur mantenendo sempre un certo distacco, un certo controllo di sé, della situazione e dei propri sentimenti.

Ma sincerità non è sinonimo d’oggettività. La selezione stessa dei fatti riportati a sostegno d’una tesi costituisce difatti già un’alterazione della realtà, che ne potrebbe quindi uscire – più o meno inconsapevolmente - ingigantita o sminuita, comunque deformata.

Con questo non voglio dire che sia lecito anche solo dubitare di quanto scrive Franz a proposito del padre. Questa è però la sua versione, la versione d’un figlio che ora non ammette repliche esattamente come con lui faceva il padre. E se l’ammette, come nel finale, è solo per smontarla in partenza. Che avrebbe potuto a quel punto rispondere l’interlocutore, se non porgere umilmente le sue scuse e cospargersi poi il capo di cenere?  

Ad oltre un secolo di distanza dalla stesura e dalla mancata consegna della suddetta lettera è perfettamente inutile cercare di stabilire chi avesse ragione o chi avesse torto, se un dialogo ed un riavvicinamento fossero possibili e quali passi si sarebbero dovuti compiere per trovare un punto d’incontro. Credo che il rapporto genitore-figlio sia talmente intimo e singolare da non poter ammettere d’essere giudicato da terzi, né prevedere regole di comportamento valide per tutti: in un modo o nell’altro, da una parte e dall’altra, si sbaglierà comunque. 

Più interessante, piuttosto, potrebbe per noi oggi rivelarsi una (ri)lettura dell’opera dello scrittore sulla scorta di quanto appreso riguardo ai suoi rapporti famigliari, col padre in particolare, anche se – per quanto incuriosito – tendo generalmente a diffidare delle interpretazioni testuali in chiave psicologica. Si narra però che anche ai più audaci tra i lettori Franz Kafka incuta non solo rispetto, ma soprattutto paura; tanta, forse persino troppa, se già al primo approccio per molti si tramuta in repulsione. E’ presumibile dunque che tra lettori e scrittore esista un problema d’incomunicabilità. D’altra parte è vero: lui sa essere estremamente asciutto, sibillino, tormentato, complicato. Ma se per noi è così difficile comprenderlo, la colpa sarà soltanto tutta sua?
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26/06/2024 19:47 - 26/06/2024 19:49 #67538 da lettereminute
Risposta da lettereminute al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka

Più interessante, piuttosto, potrebbe per noi oggi rivelarsi una (ri)lettura dell’opera dello scrittore sulla scorta di quanto appreso riguardo ai suoi rapporti famigliari, col padre in particolare, anche se – per quanto incuriosito – tendo generalmente a diffidare delle interpretazioni testuali in chiave psicologica.


Io invece ci vado a nozze! Perché quanto scritto è proprio prodotto della propria psiche, e secondo me si può capire molto, per utilizzare la tua bellissima scelta di parole, tra le righe. Ma! Tenendo sempre presente che si tratta di un'interpretazione, e che non abbiamo tutte le informazioni per ricostruire un quadro oggettivo. Basta non prendere le interpretazioni per verità assolute, e per me siamo a posto. :) 

Si narra però che anche ai più audaci tra i lettori Franz Kafka incuta non solo rispetto, ma soprattutto paura; tanta, forse persino troppa, se già al primo approccio per molti si tramuta in repulsione. E’ presumibile dunque che tra lettori e scrittore esista un problema d’incomunicabilità. D’altra parte è vero: lui sa essere estremamente asciutto, sibillino, tormentato, complicato. Ma se per noi è così difficile comprenderlo, la colpa sarà soltanto tutta sua?


Interessante! Io non ho letto altro di Kafka, ma questa lettera mi ha smosso qualcosa. Non che sia semplice da leggere, anzi. Commentavo qualche intervento fa che mi sembrava sempre più contorta andando avanti, non so se perché non l'ha più rivista (non era un romanzo da pubblicare, d'altronde) o perché la fatica mentale è stata troppa, o sai che altro.

Forse, data la sua personalità (senza scendere troppo nelle interpretazioni psicologiche... basta la conoscenza che abbiamo fatto di lui grazie a questo documento) è abbastanza comprensibile che anche con i suoi lettori stabilisca, dalle pagine, un rapporto complicato. Ora sono curiosa di leggere altro, anche se le premesse sono un po' spaventose. :D

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
Anch'egli sarebbe invecchiato, anch'egli un giorno sarebbe dovuto morire [...]. Ma oggi egli era giovane, era un bambino, il nuovo Siddharta, ed era pieno di gioia. (Siddharta, Herman Hesse)
Ultima Modifica 26/06/2024 19:49 da lettereminute.

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28/06/2024 09:58 #67548 da ziaBetty
Risposta da ziaBetty al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka
Ho iniziato anche io la lettura, sono più a meno a metà. Kafka mi fa più di tutto una gran tenerezza, la lucidità con cui racconta le sue ferite è commovente. 
Per me è rilettura ed è emozionante scovare la me diciottenne, in perenne conflitto con mio padre, tra le sottolineature e le note che sto trovando nel libro. 

"Che te ne fai di tutti quei libri?"

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30/06/2024 12:56 #67568 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka
Leggendo "Apprendista di un negozio di galanterie", ovvero la breve testimonianza di un ex apprendista del negozio di Hermann Kafka presente nella mia versione Einaudi, abbiamo anche un altro punto di vista diretto su Hermann, altrettanto negativo. Se infatti l'apprendista all'inizio vede bontà nelle possibilità che il datore di lavoro gli offre, scopre ben presto che in realtà quest'ultimo é mosso solo da interessi personali, ovvero ha trovato in questo apprendista un modo per sfruttarlo. Ci viene data anche una prospettiva sulla madre, già nella lettera, non mi era sembra una moglie troppo remissiva, bensi consapevole del comportamento del marito, che riteneva accettabile. In questo scritto loro due appaiono come un vero team, con una sintonia totale. Nel racconto del rapporto tra l'apprendista e frank Kafka si accenna poi di nuovo al discorso del sesso, evidentemente un tabu nella famiglia, visto che sia Franz rinfaccia al padre di non avergliene parlato, sia l'apprendista viene allontano nel momento in cui ne parla con Franz. Credo che anche in questo aspetto emerge la chiusura di Hermann, convinto di ciò che pensa essere giusto, e non accettando che si parli di cose che lui non approva.

Ripecorrendo il libro per il mio reading journal, riporto degli altri punti che avevo segnato, oltre a tutte le cose che avete già detto. Poco prima della metà Franz esprime secondo me con grande efficacia quanto la violenza psicologica possa esser spesso ben peggiore di quella fisica. Afferma infatti che il padre non li ha mai picchiati, ma il timore che incuteva con i gesti inclusa la sensazione di sentirsi sollevati e grati che non li avesse picchiati erano forse peggiori, visto che erano perennemente in angoscia che ció potesse accadere e vivevano nella paura di non scatenare la sua ira. Ed essere grati di non essere stati picchiati è meccanismo psicologico purtroppo molto frequente in casi di vittime di abusi, che quindi tendono sempre a ridimensionare il peso della violenza psicologica.

Subito dopo Franz riporta un altro elemento ricorrente nel rapporto con il padre, ovvero di come quest'ultimo facesse sempre un confronto su come lui avesse avuto un'infanzia ben più difficile di quella dei figli, Anche questo è un tema purtroppo ricorenntissimo in famiglie simili, genitori che si confrontano in continuazion con la vita dei figli, mitizzando quello che hanno vissuto loro invece ci contestualizzarlo e non capendo che i figli avranno sicuramente meno difficoltà sugli aspetti che invece avevano dovuto vivere i genitori, ma ne avranno altre che invece i genitori non hanno conosciuto. E anche qua i figli si sentono in colpa, non si sentono in diritto di lamentarsi: "Non voglio dire che per questo la nostra situazione sia per forza più sfavorevole della tua, anzi è probabilmente che si equivalgano (per quanto non siano prese in onsiderazione le condizioni di partenza), siamo in svantaggio solo per il fatto che della nostra disperazione non possiamo vantarci e non possiamo mortificare nessuno come invece facevi tu con la tua."

Bè, direi che è stata un'ottima prima lettura per inaugurare il nostro percorso sulle ricorrenze letterarie!Son contenta abbiate partecipato così numerose :-)
 

"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert
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02/07/2024 16:49 - 02/07/2024 16:51 #67597 da ziaBetty
Risposta da ziaBetty al topic "Lettera al padre" di Franz Kafka
Io personalmente sto al 100% dalla parte di Kafka. Nella lettera fa tutt'altro che "non ammettere repliche", anzi si scusa e giustifica per ogni sua riflessione o considerazione. Si percepisce nettamente la paura del padre e come la sua personalità lo abbia plasmato facendolo diventare ansioso, insicuro, ipocondriaco. 
Kafka ha fatto, nonostante tutto, passi nei confronti del padre. A un certo punto, verso la fine, dice anche di avergli dato da leggere qualcosa di Franklin sul rapporto padre-figlio e che il padre si è rifiutato di leggerlo. Inoltre, ho letto che la lettera avrebbe dovuto essere recapitata al padre: Kafka la aveva affidata alla madre, pregandola di darla al padre ma lei non lo fece e, dopo qualche tempo, gliela restituì ancora chiusa. A questo punto restano però da capire il ruolo e la posizione della madre nella vita di Kafka...

Kafka è stato il mio amore letterario dell'adolescenza, forse perché mi sentivo vicina a modo mio al suo tormento. Penso che, per chi ha voglia di leggere altro di suo, con i Racconti o con Il processo si vada sul sicuro, sono capolavori 

"Che te ne fai di tutti quei libri?"
Ultima Modifica 02/07/2024 16:51 da ziaBetty.

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Avatar di monteverdi monteverdi - 14/10/2025 - 12:55

Buongiorno, sono un appassionato di cinema e romanzi di vario genere. Il mio autore preferito è John Fante, ultimamnete leggo molto i gialli di Manzini. Mi piace scrivere.

Avatar di Nonna Iaia Nonna Iaia - 10/10/2025 - 10:14

Ciao a tutti!Amo i libri da sempre ma solo ora, in pensione, riesco finalmente a leggere!Mi appassionano le storie vere, le biografie ed i romanzi storici perché mi consentono di conoscere i fatti da diverse prospettive arricchendo, spero, il mio senso critico. Integro i romanzi con saggi di geopolitica e di storia. È la prima volta che mi iscrivo ad un Gruppo di Lettura e sono molto curiosa e contenta di poter condividere i miei pensieri ed emozioni con voi.Grazie

Avatar di Manuela Zennaro Manuela Zennaro - 01/10/2025 - 18:14

Buon pomeriggio sono Manuela e scrivo da Roma. Ho 59 anni (quasi 60, in realtà), sono una giornalista enogastronomica di professione, lettrice onnivora per passione. un saluto a tutti!

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