Grazie, grazie, grazie per aver fatto questo commento! 
"Pretendere di cambiare l'altro senza esplicita richiesta di aiuto è un'intromissione"! Se si desidera cambiare, lo si farà; non possiamo inseguire l'altro per cercare di farlo assomigliare di più ai nostri desideri, perché se l'altro non lo desidera ci rimettiamo in una situazione disfunzionale. Cambiamo forma ma non sostanza. 
Anche lo sviluppare risorse per conto proprio per riuscire a venirsi incontro è verità!
Prego! Sapessi quanto ci ho messo per arrivarci... più che altro per ammettere che cosa c'era di dissonante dentro di me, con quello che veramente provavo. Ma vabbè, la psicoterapia serve proprio a quello! 
Nessuno ha detto che Franz avrebbe dovuto cambiare il carattere del padre, ma soltanto avrebbe dovuto fare presente al padre le sue sofferenze, contestargli di non essere un esempio (predica bene e razzola male) magari chissà cosa accadeva, ma mollare sin dall'inizio non mi sembra la scelta giusta. Scrivere poi una lettera accusatoria ancora peggio.
Beh, di fatto non sappiamo quanti e quali tentativi di dialogo ci siano stati, quindi stiamo tutti un po' speculando. 

 E la lettera non mi sembra poi così accusatoria, tirando le somme. È un'espressione del bisogno di dialogo che Franz desidera avere con il padre, ma che non riesce in nessun modo ad ottenere: per la differenza di carattere, perché evidentemente tutti i tentativi fatti sino a quel momento hanno fallito. Certo, anche l'espressione di una rabbia, ma non solo. Si percepisce chiaramente anche il dolore, il desiderio di essere visto e l'amore frustrato. 
Poi non sappiamo quanti e quali tentativi ci siano stati: immagina prima i tentativi maldestri di un bambino, poi quelli arrabbiati di un adolescente, e infine quelli incerti di un adulto, con cui il rapporto si è fossilizzato. Ci sta che vadano storti, perché dopotutto nessuno di noi è perfettamente sano, perfettamente equilibrato ecc. Per quello commentavo dicendo: sarebbe stato bellissimo se Franz, da adulto, risolto se stesso e scovate nuove risorse, avesse avuto la forza e la stabilità di tornare al padre e provare a fare qualcosa di diverso... lo penso seriamente, è lo scenario ideale, quello risolutivo! Ma questo è lo scenario "psicologo XXI secolo", e tra l'altro molti di noi non ci riescono pur avendo tutti gli aiuti del mondo.
Il fatto è che non bisogna mai perdere il contatto con la realtà, altrimenti rischiamo di rifugiarci nelle fantasie... e per chi ha un rapporto incrinato che vuole a tutti i costi recuperare il regno della fantasia è pericoloso. Una delle fantasie più comuni, per i bambini con genitori in difficoltà, è: "salverò io la mamma/il papà"... con esiti molto infelici, specie se il genitore non può o non vuole essere salvato. Quindi è chiaro, sto speculando, ma provavo a far notare come qualunque buon proposito, se non si parte da un terreno solido e ancorato alla realtà, con le ferite ancora bene aperte, rischia di trasformarsi in una trappola. 
Sto divagando!!
Non concordo quando si dice che chi ha bisogno di aiuto lo chiede, non sempre è così, chi ha un ego smisurato non ammetterà mai di sbagliare, quindi ogni volta che sbaglia noi ci giriamo dall'altra parte e lasciamo correre?, tanto non ha chiesto il nostro aiuto.
Faccio un esempio sciocco: chi parcheggia nello spazio dei disabili, per me è una persona che deve essere aiutata a capire che quello spazio non è per lui/lei, che qualcuno potrebbe averne bisogno ecc ecc, quindi secondo la teoria dell'aiutare solo chi lo richiede, dovremmo farci i fatti nostri per tutelare la nostra salute psico fisica, ed in che mondo ci troveremo?
No, se qualcuno sbaglia è giusto richiamarlo. Ma nei limiti delle nostre possibilità, del nostro ruolo, dell'effetto che pensiamo sia realistico ottenere.
Convincere un genitore ad essere più buono e amabile nei miei confronti, anche se non è nel suo carattere, confessandogli che mi fa soffrire col suo atteggiamento? Tempo perso. Se è ricettivo e capisce di cosa parlo sì, si può fare. Ma se il genitore è del tipo che si chiude, va in difensiva e ti insulta, non hai ottenuto nulla.
Stabilire delle condizioni di convivenza più pratiche? Questo già sembra più abbordabile. "Papà, so che non ti piace questo mio amico ma hai già rimarcato la cosa più e più volte. Basta così. Mi fido della tua opinione ma in questo caso decido io, se avrò bisogno di un consiglio verrò a chiedertelo." Si parla di una cosa pratica, può funzionare. Si prova e si vede come va.
Far notare a una persona che ha parcheggiato nei posti dei disabili? Dipende dalla persona e dal tuo rapporto con essa. È uno sconosciuto e ti poni in modo aggressivo? Ti manda a fanculo. Sei un vigile e gli fai una multa? Sta zitto e la prossima volta ci penserà due volte. Siete amici e c'è stima reciproca? Probabilmente si sentirà in colpa e cambierà atteggiamento. Sei Franz Kafka e l'autista è tuo padre? Avete dei pregressi, il commento viene fatto per ferire, litigate, finisce a schifìo... ma tu ci scrivi sopra un romanzo.