In questa seconda parte Franz individua come causa del fallimento dei suoi matrimoni il fatto che non riesce a fare questo passo determinante perché non riesce a concepirsi alla pari col padre (prototipo per lui dell'uomo sposato, dell'uomo di famiglia). Secondo me è una mezza verità: c'è, ed è uno squisito prodotto del padre per avergli impiantato dentro un senso di inadeguatezza fortissimo; ma c'è anche questo fatto spaventoso che uscire di casa e creare la propria famiglia significherebbe, per Franz, cessare di essere figlio, e quindi metaforicamente perdere ogni tipo di legame, per quanto sofferente, con lui.
Insomma, Kafka figlio è fin troppo attaccato a Kafka padre: è lui il suo punto di riferimento per ogni cosa, e spera inconsciamente ancora che ci sia qualche modo per ottenere quell'affetto. La sua parte razionale sa che è troppo tardi (mi sembra lucidissimo). Ma sotto c'è davvero un mare di sofferenza, e mi addolora che gli abbia condizionato la vita così tanto.
Comunque: Serena ci dirà meglio, ma per me questo è il prototipo di rapporto simbiotico. Anche il padre, in apparenza così distaccato, plasmando un figlio inetto (non nel senso che lo è davvero: nel senso che lo rende tale, a parole e nei fatti perché gli toglie la stima di sé) lo tiene, di fatto, ben stretto e sempre vicino. Perché? Forse per sentirsi forte in confronto. Forse perché in fondo ha paura. Chissà.
Vero, anche secondo me Kafka non riesce ad assumere l'impegno del matrimonio su di sè perché questo decreterebbe la fine della sua identità di figlio.
Per quanto possa far soffrire, Kafka ricerca il contatto col padre perché ha l'illusione di averne bisogno. Essendo estremamente convinto di non poter fare niente di buono da sè, si appoggia continuamente al padre e ne ricerca il giudizio - sempre negativo, ma pur sempre una guida di cui Franz sente di avere bisogno come se fosse un bambino.
Assumersi delle responsabilità da adulto significherebbe prendere decisioni autonome, senza nessun appoggio esterno; abbastanza per far crollare Franz in uno stato di angoscia estrema da cui cerca di rifuggire con ogni mezzo (il più ovvio dei quali è rinunciare a ciò che gli scatena lo stato angoscioso, dunque l'impegno del matrimonio, ma più in generale della relazione affettiva duratura. Franz ha un'estrema paura dell'intimità a mio avviso).
Riguardo la relazione simbiotica, in effetti è un rapporto estremamente invischiante quello tra Kafka padre e Kafka figlio. Ci sono diverse motivazioni per cui questo può accadere, ma credo che in questo caso la ragione sia da ricercarsi nel desiderio di controllo di Hermann verso i propri familiari e l'ambiente circostante.
In condizioni normali, in famiglia dovremmo trovare una madre e un padre con egual autorità che agiscono insieme per educare i figli e insegnare loro a divenire persone autonome. Nelle famiglie disfunzionali, invece, capita spesso che un membro della famiglia emerga come capo indiscusso, subordinando ai propri voleri tutti gli altri. I mezzi utilizzati per mantenere il potere sono tutti violenti: insulti, minacce, punizioni, svalutazioni. Tutti mezzi atti a suscitare paura negli altri membri della famiglia, e a disincentivarli dal ribellarsi.
Che questa logica sia applicabile alla famiglia Kafka lo si vede anche dal fatto che la madre non ha ugual potere del padre, forse anche nemmeno dei figli (i figli sembrano averne addirittura di più della madre, perché riescono a ribellarsi, entro certi limiti, al padre, sfidandone l'autorità). Stessa cosa dicasi dei metodi coercitivi: è una vera e propria violenza quella che Hermann compie sui suoi familiari per assicurarsi il suo ruolo di capofamiglia, con conseguenze estremamente negative su tutti gli altri membri della famiglia.
L'obiettivo di Hermann non è rendere i figli persone autonome ma ottenerne il controllo, motivo per cui detta dei rigidi standard a cui i figli devono aderire, pena la punizione. Qualunque tentativo di scelta autonoma viene scoraggiato nel modo più repressivo possibile, e questo col tempo porta chi subisce questo genere di condotte a non pensare nemmeno più di ribellarsi e cambiare la propria vita. Aderiscono e basta; sanno come funziona il gioco e vi si adattano.
Ecco, Franz è il risultato del sovra-adattamento a questa logica dispotica: "Io faccio il bravo figlio, così tu puoi volermi bene". Non riesce in alcun modo a rinunciare al rapporto con il padre, che di contro tiene ben stretta la presa controllante su di lui.
Mi dispiace che non abbia mai capito che nulla è mai abbastanza per farsi amare da personalità così disturbate. Ne avrebbe avuto l'intelligenza emotiva per riuscirci. Ma quando il dolore è forte la mente si annebbia; e la natura di Franz è angoscia (parafrasando "Lettere a Milena").