Aggiornamenti da Atlanta: Scarlett si è sistemata a casa di zia Pittypat e sperimenta la triste convivenza con Melanie, anche lei blindata in casa dal lutto, ma meno sofferente di Scarlett, la quale continua a sentirsi divisa in due: soffrire soffre, ma non per le ragioni giuste. Vive una vita inautentica ed è colma di rabbia, soprattutto perché non può condividere con nessuno quello che sta passando.
Ogni pagina che leggo continuo ad essere stupita di come un personaggio così egoista riesca a farsi volere così bene. Non so che cos'abbia, ma provo per Scarlett una simpatia incondizionata, pur giudicando negativamente molte delle cose che fa. Contemporaneamente non riesco a non vedere la bambina vitale e gioiosa che è in lei, continuamente soffocata da regole e convenzioni inutili. Non è mai libera di esprimere ciò che pensa e ciò che sente, e credo che l'originalità del personaggio sia qui: ciò che pensa e sente non è sempre il massimo, non è la classica eroina pura di cuore silenziata da un mondo crudele. Spesso le persone attorno a lei sono più empatiche, anzi, e hanno un maggior senso di solidarietà e comunità. Eppure Scarlett ha una forza vitale che se li mangia tutti a colazione ed è la più onesta con sé stessa. Posto che la società, se sapesse veramente cosa pensa, la isolerebbe, deve dunque trovare un modo per sopravvivere.
Rhett, durante il loro ballo, è il primo a validarla: riconosce i suoi sentimenti, la esorta a pensare con la sua testa e a fregarsene delle opinioni degli altri. Standing ovation! Una sottigliezza che ho notato nel romanzo è che nel capitolo seguente Scarlett ragiona un po' di più come Rhett, non perché sia improvvisamente diventata più indipendente, anzi, è soprattutto perché è influenzata da lui. Ma mi sembra un'influenza tutto sommato positiva, rispetto alla recita continua.
Ho trovato molto appassionante anche la lettura della lettera di Ashley (Scarlett spia la corrispondenza con Melanie, a proposito... pessima! Ma d'altronde, strano che non l'abbia fatto prima!). Particolarmente ironico il fatto che Scarlett non ci arrivi neanche in fondo perché è troppo noiosa. È buffo come continui a pensare ad Ashley come l'amore della sua vita quando, di fatto, non le interessa nemmeno sapere cosa gli gira per la testa...
L'importante era che non scrivesse alla moglie parole troppo appassionate! Poi, delle sue crisi esistenziali possiamo anche sbattercene!
So che Ashley non gode di grande popolarità tra i personaggi del libro, però a me piace anche lui. Nonostante partano da posizioni morali e valori differenti, lui e Rhett hanno in comune il fatto che non si bevono la retorica, ma ragionano con la propria testa. Rhett è poi più pragmatico, Ashley è un idealista e quindi soffre, sentendosi impotente davanti agli eventi. Sinceramente, mi sento più vicina ad Ashley che a Rhett sotto questo punto di vista, e quindi posso comprenderlo.