SINOSSI
In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c'è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull'intreccio tra sessualità e politica. Quello che l'ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.
RECENSIONE
Se soffrite di claustrofobia, non leggete questo libro. In questo romanzo di fantascienza sociale, M. Atwood ci porta in un futuro dove le donne non hanno alcun diritto. Nessuno. Non possono leggere o studiare, non possono prendere decisioni delle più banali o esercitare la propria libertà attraverso l'abbigliamento, la cura del corpo, la musica... Le donne vivono secondo una gerarchia rigida che si riflette, tra l'altro, nell'abbigliamento. Tra i vari gruppi femminili ci sono le Ancelle, il cui unico compito è quello di procreare in un mondo dove la fertilità è scesa a causa dell'inquinamento. Le Ancelle sono donne fertili, le uniche rimaste. Le Ancelle non hanno nome, prendono il nome dell'uomo per il quale procreeranno. Cambiano casa e uomo, cambiano nome. Ma non cambiano esistenza, perché quella è già scritta, prestabilita, implacabile. Il racconto dell'ancella è la storia di Difred e del suo claustrofobico vivere, muoversi e pensare in una teocrazia che le ha tolto tutto. Anche se stessa.
[RECENSIONE A CURA DI ILARIAANGELICCHIO]
Autore | Margaret Atwood |
Editore | Ponte alle Grazie |
Pagine | 400 |
Anno edizione | 2017 |
Collana | Scrittori |
ISBN-10(13) | 9788868337421 |
Prezzo di copertina | 16,80 € |
Prezzo e-book | 9,99 € |
Categoria | Fantascienza - Fantastico - Fantasy |
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Difred, la protagonista, è al contempo testimone e vittima di un sistema che annulla l’identità delle donne, riducendole a funzioni biologiche. Ma il suo sguardo non è mai passivo: è lucido, ironico, talvolta persino tenero. La sua voce, anche se repressa, conserva una potenza sovversiva che attraversa le pagine e si fa denuncia. Non siamo di fronte a un’eroina classica, ma a una donna che resiste come può: con la memoria, con piccoli gesti, con il pensiero.
Atwood riesce a intrecciare mitologia, satira e politica in una narrazione che parla del futuro per interrogare il presente (e ammonire il passato). Il suo bersaglio non è solo il totalitarismo in sé, ma l’ipocrisia moralista che spesso accompagna le società che pretendono di difendere “valori superiori” sacrificando in realtà diritti e libertà. Guardare questo romanzo con occhi più attenti e consapevoli significa rendersi conto che Il racconto dell’ancella denuncia lo stato di sottomissione in cui le donne ancora oggi vivono in tanti stati autocratici e dittatoriali. Le situazioni descritte, dietro la veste della distopia, ricalcano purtroppo realtà che continuano a ripetersi nel mondo contemporaneo.
Il finale del romanzo è volutamente oscuro e ambiguo. Difred viene portata via, ma non sappiamo se verso la salvezza o verso la condanna. È un finale aperto che non lascia spazio ad alcuna interpretazione definitiva, ma ci obbliga a restare nella tensione e nell’incertezza che segnano la vita stessa delle donne in Galaad. Anche la postfazione accademica che conclude il libro aggiunge un velo di distanza e mistero: la storia di Difred resta un enigma. Atwood ci lascia con una domanda senza risposta, un invito implicito a riflettere e, forse, ad agire perché quel futuro non diventi mai realtà.
Il racconto dell’ancella non è solo un capolavoro della narrativa distopica, ma un’opera necessaria. Leggerlo oggi significa guardarsi intorno con maggiore consapevolezza e non dare mai per scontate le conquiste di libertà e dignità.
Guardando al nostro presente infatti, ai femminicidi quotidiani e ai tanti paesi in cui le donne sono sottomesse, vien facile pensare ad una mentalità maschile non dissimile da quella descritta nel romanzo: Galaad vive ed è qui, oggi!