Torno a commentare purtroppo solo ora, a quasi lettura ultimata e sicuramente non riuscirò a ricordare tutte le parti che mi hanno colpito e che volevo commentare qui.
A parte il capitolo introduttivo che può risultare lungo, quando inizia la storia la narrazione diventa scorrevolissima, e in particolar modo vengono affrontati tantissimi temi interessanti in modo approfondito, incisivo, ma senza assolutamente risultare pesanti.
Riflessioni sparse:
Bellissima la figura di Perla, che per Hester rappresenta insieme il monito continuo del suo peccato e dalla sua rovina, e insieme l'unica fonte di gioia. Fatto che ho ritrovato già in altri film e libri in contesti più violenti, in cui donne vittime di violenza non sanno se tenere o meno il figlio frutto di quell'atto, perchè ricorderebbe loro costantemente un evento doloroso. Hester è una donna molto forte, ma nel suo rapporto con Perla la vedo un po' contraddittoria: in particolare quando si riavvicina al padre della bambina, lascia un po' interdetti il cambiamento che avviene in lei, coem se quell'uomo, che l'ha abbandonata e lasciata a sè stessa e all'umiliazione per sette anni, rappresentasse un'importanza maggiore della figlia.
Colpisce infatti come in realtà Hester sembri molto più libera di altre donne proprio perchè non deve nascondere peccati e colpe, non deve attenersi a vincoli sociali, non deve fare quello che ci si aspetta da lei come invece devono fare le altre donne, accettate socialmente e quindi meno libere. Poi però nell'incontro del bosco, in cui lei si toglie la lettera e scioglie i capelli, sembra come se non si fosse mai sentita sè stessa nel ruolo che aveva accettato anni prima, come se avesse sempre finto di essere un'altra, anche di fronte alla figlia, e che solo in quel momento si sentisse di nuovo libera. Questa trasformazione mi ha colpito perchè fino a quel punto avevo notato una netta contrapposizione tra la personalità e i sentimenti di lei e del padre di Perla: lei è sempre sembrata tranquilla, in pace con sè stessa, perchè consapevole di scontare giustamente (ovviamente non per me, ma per la sua mentalità) la pena e traendo forza proprio da questa punizione, senza bisogno di nascondersi; lui invece, codardo, che si ripete varie scuse per non prendersi le sue responsabilità, vive nell'angoscia di essere scoperto , di dover apparire un'altra persona rispetto a quella che è. Ma dopo l'incontro nel bosco sembra che anche Hester in realtà abbia covato per anni odio e rancore.
Anche se la figura del padre di Perla non mi piace per niente, mette di fronte a un tema importante, ovvero se sia meglio dichiarare i reati fatti e cosi facendo perdere la possibilità di fare del bene, oppure mentire e scontare nel proprio intimo le proprie colpe cercando di fare più bene possibile. è stato perfetto leggere di questo dilemma subito dopo aver letto la prima parte de I miserabili, perchè è lo stesso dilemma che divide l'animo di Jean Valjean: anche Jean Valjean cerca di mentire a sè stesso dicendo che non dovrebbe autodenunciarsi perchè altrimenti tutte le persone che dipendono da lui tornerebbero nella miseria non potendo contare più su di lui; ma poi capisce che sta solo cercando una scoppatoia per poter prendere la decisione che preferirebbe, e che le motivazioni sono più che altro di natura egoistica che pia, e che non riuscirebbe a continuare a vivere con quel peso. Nella Lettera scarlatta invece, il padre di Perla si abbandona alle autoconvinzioni, non volendo affrontare le sue colpe; è vero che cosi facendo ha potuto continuare a rappresentare una figura di riferimento e sostegno per la comunità, ma emerge spesso l'egoismo da cui sono dettate le sue opere.
"Il solo mezzo di sopportare l'esistenza è di stordirsi di letteratura" Gustave Flaubert