Ed è proprio davanti a Dmitrij che lo starets si inchina toccando il pavimento con la fronte. Ma bada
Tutto sommato Dmitrij è il classico uomo russo che tutto vuole, ha poca voglia di guadagnarsi ciò che vuole. Pretende e ovviamente odia sua padre; un padre del genere non lo puoi certo amare.
. Dmitrij è un uomo che non vive la vita con amore, ma con odio, è un distruttivo sopratutto di se stesso. I quattro fratelli rappresentano quattro facce di un prisma: Ivan, il pensiero, Dmitrij la sensazione, Alesa, il sentimento, Smediakov, l'intuizione. Ad ognuno di loro è affidata una parte che l'autore svolgerà perché nel suo romanzo egli ci mette davanti al dramma umano, alla tragedia, delle passioni intense che ognuno di noi vive o potrebbe vivere. e tutto ciò lo fa raccontandoci una storia vecchia come il mondo, il desiderio o il bisogno di uccide il padre che abbiamo durante l'adolescenza, per far posto al nostro diventare adulti. Dalla introduzione di Igor Sibaldi.
"Chi non desidera la morte del proprio padre?
Tutti la desiderano: è la loro stessa vita a desiderarla, così deve essere. Deve avvenire il superamento della condizione filiale: questo è il significato di quella brama naturale, che è tormentosa, furente e piena di sensi di colpa come tutti i desideri dell'adolescenza, in cui la colpa è da un lato la maschera della paura ossessiva di non essere capaci,di non sapere come, e dall'altro lo sgomento dinanzi all'intuizione (che agli adolescenti si schiude ben più facilmente che non agli adulti) della dimensione, delle implicazioni immense di quel desiderio di tanto più grande dell' "io" che lo prova. Occorre che il padre si tolga di mezzo, lì, dentro dall' "io", e che la condizione filiale scompaia con lui: si ma il padre, qualsiasi padre e sempre di nuovo il Padre stesso, ogni paternità è riflesso, lembo variante, della Paternità divina, è prodotta in noi dalla sua stessa matrice. Quel desiderio apre dunque le porte al sacro, dentro l'adolescente e la paura e gli incubi ne scoccano immediatamente, perché di la da quelle porte tutto si presenta sotto forma di conflitto, attrito, rimorso. Il Padre è Dio,"
Nell'edizione Adelphi, mi pare: copertina azzurra con un uomo a mezzo busto, all'occhiello della giacca un fiore rosso, ci dovrebbe essere alla fine del romanzo, così mi hanno detto ma è meglio assicurarsene, il famoso saggio di Freud che scrisse nel 1927 e si trova nel X libro dell'opera Omnia Boringhieri, dal titolo "Dostoevskij e il parricidio", sono poche pagine, circa 60 e se vai su Internet con questo titolo trovi eventualmente un libretto in stampa. Sempre se ti interessa l'argomento dal punto di vista della psicanalisi. Freud non usa parole tecniche e ne ha fatto una piccola opera divulgativa.
Inoltre pare, così dicono i biografi di Dostoevskij, che lui fino all'ultimo giorno della sua vita è stato in dubbio sull'esistenza di Dio e un giorno sì e uno no si dichiarava non credente.
"Come annotava Dostoevskij in quello stesso quaderno del 1880 - 1881, riguardo ai critici di sinistra:
"Le canaglie deridono la mia ignorante e retrograda fede in Dio. Quei babbei non si sono nemmeno mai sognati una forza di negazione di Dio come quella che ho messo nell' "inquisitore" e nel capitolo precedente, la risposta al quale è data da tutto quanto il romanzo. Non è come un imbecille (fanatico) che io credo in Dio. E quelli là vogliono insegnare a me e ridevano della mia arretratezza! Sì, ma la loro stupida natura non si è nemmeno mai sognata una forza di negazione come quella che ho attraversato io. Loro vorrebbero insegnare a me!"
Spero di non averti tediato con queste aggiunte critiche, che io ritengo essenziali per me, che sto leggendo per la terza volta questo capolavoro.
Io vado lenta perché porto avanti la lettura di Proust che intervallo con i Karamazov, comunque sono già all'inizio della Seconda parte e stasera riprendo al avanzare lentamente.
P.S. Tutti i parenti delle mogli non sono personaggi importanti. I protagonisti infondo non sono così tanti e si impara a conoscerli man mano che appaiono.
Ciao:)