Mercoledì, 31 Dicembre 2025

"Il colibrì" di Sandro Veronesi

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07/02/2021 21:14 #50699 da vanna
Risposta da vanna al topic "Il colibrì" di Sandro Veronesi
L'ho iniziato a leggere e sono arrivata quasi a metà, il libro è scaduto e l'ho riconsegnato pensando di non continuare tanto mi sembrava la storia , come dice Novel, forzata e troppo studiata, poi vista la pubblicità per il premio Strega e commenti lusinghieri che leggevo qua e là ho deciso di riprenderlo e confrontarmi con amici che lo avevano letto , non mi è piaciuto ed a loro ancora meno. La trama risulta poco organica non tanto per il ricorso alla forma epistolare o a mail che potrebbe costituire un'originalita' , ma ai continui salti temporali avanti ed indietro e l'uso sia della prima che della terza persona, insomma un romanzo scomposto che forse ha la pretesa di affrontare troppe tematiche insieme e che non sto ad elencarle per non togliere il piacere della scoperta. Personalmente non mi ha emozionato e già avevo scritto qualcosa a riguardo nel post "Premio strega 2020.
Sono curiosa di leggere vostri commenti.

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07/02/2021 22:34 #50700 da nautilus
Risposta da nautilus al topic "Il colibrì" di Sandro Veronesi

vanna ha scritto: La trama risulta poco organica non tanto per il ricorso alla forma epistolare o a mail che potrebbe costituire un'originalita' , ma ai continui salti temporali avanti ed indietro e l'uso sia della prima che della terza persona, insomma un romanzo scomposto che forse ha la pretesa di affrontare troppe tematiche insieme e che non sto ad elencarle per non togliere il piacere della scoperta.

Sinceramente il fatto che sia un libro destrutturato (non so se è il termine giusto, ma se penso ad un abito destrutturato mi sembra che Il colibrì possa essere definito così), non mi dispiace per nulla. Può rendere la lettura un po' più complicata, ma questo svelare lentamente gli avvenimenti salienti della vita del protagonista mi incuriosisce e mi fa sperare che poi ad un certo punto sarà tutto più chiaro.

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07/02/2021 23:10 #50703 da Margarethe
Risposta da Margarethe al topic "Il colibrì" di Sandro Veronesi
Nautilus sono d'accordo, io l'ho trovato molto curato, non ha semplicemente mescolato i capitoli e ordinati a caso. Se si legge con attenzione ogni capitolo è legato a quello precedente o successivo da qualche indizio o esigenza di trama, ho impressione che sia frutto di studio accurato.

"Sentii un peso intollerabile opprimermi il petto, l'odore della terra umida, la presenza invisibile della corruzione vittoriosa, la tenebra di una notte impenetrabile..."

Joseph Conrad, "Cuore di tenebra"

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08/02/2021 09:05 - 08/02/2021 09:15 #50708 da Federico
Risposta da Federico al topic "Il colibrì" di Sandro Veronesi
Quando lo lessi devo dire che all'inizio i continui salti temporali mi avevano confuso ma arrivato a circa un terzo del libro ho iniziato ad orientarmi abbastanza bene.

Ho pensato a questi salti temporali, e alla tendenza contemporanea ad usarli sempre più spesso, quando abbiamo letto il Bell'Antonio: la linea temporale del Bell'Antonio è lineare, con limitatissimi flashback. Il risultato è che Brancati, per raccontare gli avvenimenti chiave, correva tantissimo, facendo salti nel futuro di qualche anno da una pagina all'altra, a grosso discapito della fluidità e dell'immedesimazione nel protagonista. Agli occhi nostri, abituati con libri e serie tv ai continui flashback, sembra fatto male, approssimativo, artificiale.
Mentre lo leggevo pensavo proprio che ai giorni nostri il Bell'Antonio verrebbe scritto come Il colibrì: un presente che è il collante del libro, inframezzato da tanti salti nel passato che ti fanno comprendere le vicende che hanno portato all'oggi, come effettivamente fa la nostra memoria o una continua analisi psicologica.
Ultima Modifica 08/02/2021 09:15 da Federico.

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08/02/2021 13:00 #50715 da Novel67
Risposta da Novel67 al topic "Il colibrì" di Sandro Veronesi

Federico ha scritto: Ho pensato a questi salti temporali, e alla tendenza contemporanea ad usarli sempre più spesso, quando abbiamo letto il Bell'Antonio: la linea temporale del Bell'Antonio è lineare, con limitatissimi flashback. Il risultato è che Brancati, per raccontare gli avvenimenti chiave, correva tantissimo, facendo salti nel futuro di qualche anno da una pagina all'altra, a grosso discapito della fluidità e dell'immedesimazione nel protagonista. Agli occhi nostri, abituati con libri e serie tv ai continui flashback, sembra fatto male, approssimativo, artificiale.
Mentre lo leggevo pensavo proprio che ai giorni nostri il Bell'Antonio verrebbe scritto come Il colibrì...


Il problema de Il colibrì - secondo me - non è tanto nel flashback in sé, ma nell’uso spropositato che l’autore ne fa, anche laddove non ce ne sarebbe bisogno. Questi continui salti temporali, unitamente a una suddivisione del romanzo in 46 brevissimi capitoletti, danno l’impressione di un’estrema frammentazione, accresciuta ulteriormente da una sovrapposizione e confusione di generi (lettere, mail, poesie …) che personalmente ho già riscontrato - ad esempio - in Jonathan Coe, che presumo altri avranno sperimentato prima di lui e che dunque non costituisce nemmeno più una novità.

Questo continuo interrompersi del racconto; questa tendenza a colloquiare anziché narrare ed a cercare la complicità del lettore; questo voler ammantare di misteriosi significati ogni banale evento: ecco, tutto questo mi irrita profondamente.

Talune scelte stilistiche, infine, mi lasciano alquanto perplesso. Esempio: subito in apertura si citano espressamente il nome della città e del quartiere ove la vicenda ha inizio. Ma perdersi in ulteriori descrizioni non serve, specifica immediatamente lo scrittore, “perché una descrizione potrebbe risultare noiosa”. Va bene.

Due righe dopo però si specificano addirittura l’angolo della via ove è collocato quel palazzo si svolge la scena “decisiva” per le sorti del protagonista. Ma anche qui Veronesi tiene a segnalare che si tratta comunque di “uno di quei palazzi che appunto non staremo qui a descrivere, dove sono già successe migliaia di altre cose”. E allora perché precisare che la scena s'è svolta al primo piano di quel palazzo?

Allo stesso modo, della stanza in cui si svolge la scena, non si dice assolutamente nulla, ma c'è comunque un giradischi di “marca Thorens incastonato nello scaffale insieme al fido amplificatore Marantz e alle due casse in mogano AR6, sta riproducendo a volume bassissimo il disco di Graham Nash intitolato Songs for Beginners (1971), la cui enigmatica copertina, appoggiata al suddetto scaffale, e raffigurante il suddetto Graham Nash con una macchina fotografica in mano in un contesto di difficile decifrazione, risulta la cosa più vistosa di tutta la stanza”. Insomma: questi dettagli, di cui appena un attimo prima si è negata l'importanza, a che servono?

E mille altri esempi ce ne sono più avanti. Ma per ora mi fermo qua, a un terzo del libro: vediamo come prosegue.
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08/02/2021 13:55 #50719 da Margarethe
Risposta da Margarethe al topic "Il colibrì" di Sandro Veronesi

Novel67 ha scritto: Talune scelte stilistiche, infine, mi lasciano alquanto perplesso. Esempio: subito in apertura si citano espressamente il nome della città e del quartiere ove la vicenda ha inizio. Ma perdersi in ulteriori descrizioni non serve, specifica immediatamente lo scrittore, “perché una descrizione potrebbe risultare noiosa”. Va bene.

Due righe dopo però si specificano addirittura l’angolo della via ove è collocato quel palazzo si svolge la scena “decisiva” per le sorti del protagonista. Ma anche qui Veronesi tiene a segnalare che si tratta comunque di “uno di quei palazzi che appunto non staremo qui a descrivere, dove sono già successe migliaia di altre cose”. E allora perché precisare che la scena s'è svolta al primo piano di quel palazzo?

Allo stesso modo, della stanza in cui si svolge la scena, non si dice assolutamente nulla, ma c'è comunque un giradischi di “marca Thorens incastonato nello scaffale insieme al fido amplificatore Marantz e alle due casse in mogano AR6, sta riproducendo a volume bassissimo il disco di Graham Nash intitolato Songs for Beginners (1971), la cui enigmatica copertina, appoggiata al suddetto scaffale, e raffigurante il suddetto Graham Nash con una macchina fotografica in mano in un contesto di difficile decifrazione, risulta la cosa più vistosa di tutta la stanza”. Insomma: questi dettagli, di cui appena un attimo prima si è negata l'importanza, a che servono?


Ho visto questo primo capitolo come un modo per farci capire il ruolo che avrà il narratore in tutto il romanzo. Infatti il narratore non è il classico neutrale, ma come abbiamo già detto è di parte e inoltre in certi punti è pure invadente. Forse con la storia del palazzo voleva anche mettere in chiaro che la storia che racconta non è chissà che storia, è la vita banale di una persona.

Per quanto riguarda i dettagli musicali io ci ho visto un grande interesse dell'autore, anche nelle note alla fine ci sono spiegazioni sulla musica, evidentemente lui ci teneva. Sì, forse quei dettagli non servono a molto alla trama, eccetto per alcune scene o semplicemente per far capire i gusti del protagonista e per farci entrare meglio negli anni in cui si svolge la vicenda. Io comunque li ho apprezzati e non mi hanno affatto disturbata, sono andata a vedermi la copertina e ad ascoltarmi la musica.

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08/02/2021 16:41 #50722 da nautilus
Risposta da nautilus al topic "Il colibrì" di Sandro Veronesi
Mi pare di capire che Il colibrì sia un libro che divide, può piacere molto, come non piacere affatto o poco e tra l'altro le motivazioni per cui piace sono le stesse per cui non piace.
Io come @Margarethe ne sto apprezzando lo stile, per me il libro è ben costruito, molto pensato, curato nei minimi dettagli, farcito a mio avviso di tante esperienze personali dell'autore che, come appunto evidenziato da @Margarethe, è un narratore non neutrale. Faccio francamente fatica a differenziare quando è Marco Carrera a parlare e quando è invece lo scrittore Veronesi.
Non ho terminato ancora il libro e non ho ancora decifrato cosa ci vuole comunicare l'autore.

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09/02/2021 17:55 #50750 da Novel67
Risposta da Novel67 al topic "Il colibrì" di Sandro Veronesi
Terminata la lettura: fatto salvo il messaggio del libro, riassunto nel volo del colibrì che simboleggia la resilienza umana, confermo la totale mancanza di genuinità avuta in precedenza.

Come diceva Vanna, anche a me tutto è parso forzato, studiato. Sembra infatti che l’Autore abbia anzitutto mirato ad accattivarsi la più larga schiera di lettori possibile (l'età consigliata potrebbe essere compresa tra 0 e 99 anni), badando bene a non scontentare nessuno. Ecco allora questa sorta di collage stilistico e contenutistico, fatto di citazioni continue e rimandi più o meno scoperti, in cui si ritrova un po’ di tutto: nozioni d’architettura e medicina, per chi ha studiato; fantascienza e manga, per chi non ama le letture impegnate; scambi epistolari vecchio stile, per chi è romantico; telefonate e messaggini whatsapp, per i più tecnologici; un po’ di musica anni settanta, per i nostalgici; ideogrammi giapponesi e qualche vocabolo ebraico, indiano o coreano, per far sfoggio d’internazionalità e per finire anche qualche parolaccia, che fa sempre "giovane" e "moderno".

Smaccato è poi l’intento di commuovere: e allora via con i vari disturbi della personalità, gli incidenti stradali, aerei e navali, i suicidi, i tumori in serie e l’eutanasia. E per finire, un bell’inno alla fratellanza universale, con la bambina dalla carnagione scura, gli occhi a mandorla e le pupille azzurre. No davvero, non manca proprio niente, se non il dubbio che nell’Autore avrebbe dovuto, a un certo punto, spontaneamente sorgere: ossia che fosse persino troppo!

Il caso ha voluto che leggessi l’uno di seguito all’altro due premi Strega, accomunati anche dal riferimento animalesco del titolo: Il Gattopardo e Il colibrì. Le analogie però finiscono qui: perché il gattopardo - in natura come in letteratura - si sbranerebbe il colibrì, sputandone poi gli ossicini, perché indigesti.

Ora, se non fosse per il timore di suscitare del risentimento in chi ha comunque trovato motivi d’apprezzamento, stroncherei l’opera di Veronesi con maggior vigore, senza alcuna pietà e persino con intima soddisfazione. Trovo infatti profondamente ingiusto che Gattopardo e Colibrì si ritrovino ora a condividere – sia pur a distanza di sessant’anni – lo stesso premio, tanto da domandarmi chi componesse la giuria e quali siano stati i criteri che hanno determinato questa scelta (forse la mancanza di un’adeguata concorrenza?)

Mi si potrebbe tuttavia rispondere che i gusti son gusti: a te piace una cosa, a me n’è piaciuta un’altra. Ma un dubbio rimane: possibile che in letteratura tutto sia così relativo, e che non esista alcun criterio oggettivo per poter classificare il valore di un’opera? Eppure d’una cosa mi sentirei abbastanza sicuro: tra sessant’anni, Il Gattopardo sarà ancora letto, amato e soprattutto ricordato, mentre de Il colibrì se ne saranno ormai perse le tracce e le piume. Ecco, sarà allora il tempo a decretare davvero chi è il migliore: ma per quanto mi riguarda (scopo di posizionamento :) ) già al momento io non nutro alcun dubbio.
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09/02/2021 18:22 #50752 da nautilus
Risposta da nautilus al topic "Il colibrì" di Sandro Veronesi
Mi mancano ottanta pagine per terminare il libro, quindi non mi esprimo ancora sul giudizio finale che comunque so già che non sarà impietoso come il tuo @Novel67. Però sono d'accordo con te che non c'è paragone tra Il gattopardo e il colibrì, vince il primo senza ombra di dubbio, sia per stile che per contenuto.
Altra cosa con cui concordo è che il libro di Veronesi è troppo costruito e più vado avanti nella lettura e più questo aspetto è evidente, tanto che in alcune pagine arriva ad essere al limite del credibile.

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09/02/2021 18:29 #50754 da nautilus
Risposta da nautilus al topic "Il colibrì" di Sandro Veronesi

Novel67 ha scritto: Trovo infatti profondamente ingiusto che Gattopardo e Colibrì si ritrovino ora a condividere – sia pur a distanza di sessant’anni – lo stesso premio, tanto da domandarmi chi componesse la giuria e quali siano stati i criteri che hanno determinato questa scelta (forse la mancanza di un’adeguata concorrenza?)

Posso solo dirti che al secondo posto si è piazzato Carofiglio con La misura del tempo, tanto acclamato anche questo romanzo, che ho letto e che non mi ha convinto molto.

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