Bilbo Baggins ha scritto: Deciso a far riposare un po' il cervello, ieri ho cominciato a leggere di nuovo "Uno, nessuno e centomila" di Pirandello...
Finito oggi pomeriggio, mi sono immerso di nuovo con vero piacere nello stile di Pirandello che conoscevo dai tempi in cui iniziavo a lavorare (35 anni fa).
È uno stile di narrazione non facile per chi non legge abitualmente Pirandello, che a me piace molto ma che non leggevo da anni: per questo motivo ho avuto qualche difficoltà iniziale ad abituarmici nuovamente.
In buona sostanza, Pirandello attraverso il protagonista sviscera, in maniera anche cruda e tagliente, le differenti sfaccettature dell'animo umano messo di fronte alle diverse visioni che lui ha di sé stesso e che gli pare che gli altri abbiano di lui: messo di fronte alle contraddittorie visioni sua e altrui, la sua mente vacilla nei dubbi che deve affrontare e non riesce ad affrontarle con la necessaria lucidità.
Di conseguenza, si manifesta in lui la follia/pazzia che lo porta alla rovina economica e familiare, e all'isolamento sociale.
Ho finito ora "Uno, nessuno e centomila". Per me un libro bellissimo, profondo e per certi aspetti inquietante.
Di fronte alla quasi banale considerazione che ciascuno di noi ha una "visione" della realtà diversa rispetto a quella degli altri, Pirandello compie un passo successivo, affermando che ogni visione è "reale". L'idea che io mi faccio del mondo esterno e di me stesso non è meno "vera" dell'idea che un altro si fa di me e del mondo. Portato alle estreme conseguenze, questo ragionamento conduce al relativismo (conoscitivo) assoluto e, come mostra il protagonista, all'impossibilità di vivere in società.
Ritengo, tuttavia, che sia possibile ricavare dal libro un insegnamento più "debole", ma anche compatibile con la vita in società. Pirandello mostra come la pretesa di controllare il modo in cui gli altri ci vedono sia essenzialmente vana e assurda. Anche la pretesa assoluta di affermare la propria realtà rispetto a quella degli altri è un atto arrogante e stupido. E' opportuno, quindi, prendere "meno sul serio" sè stessi e le proprie opinioni.