Martedì, 04 Novembre 2025

"La vegetariana" di Han Kang

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16/12/2024 08:53 #68960 da davpal3
Risposta da davpal3 al topic "La vegetariana" di Han Kang
Allego una pagina da Mattia Torre, A questo poi ci pensiamo, che illumina sul valore del cibo nella società.  
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17/12/2024 09:19 #68980 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "La vegetariana" di Han Kang
Terminato anche io e mi ritrovo nel commento di fiorediloto, forse troppo frettolose le ultime pagine che possono lasciare la sensazione di incompiutezza. Ma probabilmente era lo scopo dell' autrice

Attenzione: Spoiler!


in generale non sono sicura se il libro esprima più il desiderio di Autodistruzione che si può provare in molti contesti, o se è invece un inno alla vita e all'autodeterminazione, una forza di vivere così forte da non voler accettare compromessi. Voi che ne pensate?

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17/12/2024 15:39 #68990 da fiorediloto
Risposta da fiorediloto al topic "La vegetariana" di Han Kang

bibbagood post=68980 userid=1044

in generale non sono sicura se il libro esprima più il desiderio di Autodistruzione che si può provare in molti contesti, o se è invece un inno alla vita e all'autodeterminazione, una forza di vivere così forte da non voler accettare compromessi. Voi che ne pensate?

Voglio riflettere bene sul tuo ultimo pensiero, è un'ottima riflessione. Mi spiace dirlo, ma io non leggo nessun inno alla vita in questo romanzo..e quindi mi viene da dire che la risposta, per me, sia l'opzione numero 1. Tuttavia mi sembra impossibile che l'intento di un'autore/autrice sia quello di manifestare il desiderio di autodistruzione, per quanto sia innegabile che è un desiderio, ahimè, non così remoto.
Continuo a rifletterci e mi riservo il diritto di cambiare idea, magari qualche altro commento mi aiuterà a farmi un'idea più chiara. 

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19/12/2024 06:15 - 19/12/2024 06:19 #69007 da Marialuisa
Risposta da Marialuisa al topic "La vegetariana" di Han Kang
Torno a commentare dopo aver lasciato sedimentare le emozioni e le impressioni...
La seconda parte di cui è  protagonista la suggestiva  macchia mongolica  mi ha lasciata alquanto  perplessa...
Ho trovato tutto abbastanza  surreale... l' ossessione  del cognato  mi è  sembrata poco autentica  mentre ho trovato interessante   quello che ho interpretato  come un  richiamo alla sindrome di Stendhal...
Attenzione: Spoiler!

E passiamo alla parte finale
L'ospedale mi è  sembrato una sorta di lager... in cui accanto a veri e propri  aguzzini si ritrova qualche sprazzo di empatia e qualche barlume  di umanità...
Attenzione: Spoiler!
Sono stata contenta di essermi unita alla lettura , ho apprezzato il libro e rivisto un po' i miei pregiudizi sugli autori orientali...per cui ringrazio Davide per averne proposto la lettura e Beatrice  per aver fugato le mie perplessità!

"Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore"
Italo Calvino
Ultima Modifica 19/12/2024 06:19 da Marialuisa.

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19/12/2024 11:07 #69014 da elis_
Risposta da elis_ al topic Re:"La vegetariana" di Han Kang
Ho terminato la lettura che, tutto sommato, non mi è dispiaciuta. Ho apprezzato meno la seconda parte sulla macchia mongolica perché il cognato mi è sembrato un personaggio troppo ambiguo e fondamentalmente egoista e disonesto, insieme al marito e al padre di Yeong-hye diciamo che i personaggi maschili non fanno una buona figura in questa storia. Il fulcro di tutto, infatti, è la violenza: quella fisica e quella psicologica, sessuale e non, una vita segnata dalla violenza finché finalmente non riesce a dire basta. È curioso anche che questo libro sia narrato da tre punti di vista differenti ma non abbiamo mai quello della protagonista, non sapremo mai cosa pensa e vuole davvero. L'ultima parte, comunque, è quella che mi è piaciuta di più: ho apprezzato molto il personaggio della sorella e il loro rapporto, così come la similitudine finale tra di loro, alla fine questo dimostra l'unica differenza tra una persona sana e una malata di mente, cioè la capacità di resistere, di trovare una ragione per andare avanti, per reggersi a quel filo, Yeong-hye non l'ha più trovata e l'ha lasciato andare, fino al punto da desiderare di essere parte della natura stessa. Non so se desiderasse davvero morire, forse voleva semplicemente smettere di dover subire e sottostare a regole e obblighi. Qui poi, da infermiera, mi sono interrogata su quanto sia giusto tenere in vita, anche con la forza, una persona che chiaramente non vuole farlo. Il finale inizialmente mi ha lasciata un po' spiazzata ma ho apprezzato molto la visione di Bea, che effettivamente trovo adatta, invece sulla domanda che hai posto non saprei, forse è una via di mezzo: sicuramente non penso sia un inno alla vita ma nemmeno il desiderio di autodistruzione, a me sembra che sia più che altro un inno alla libertà, al voler vivere o morire ma senza costrizioni altrui, a quel desiderio di liberarsi da tutti gli obblighi sociali che ci tengono costretti.
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20/12/2024 09:20 #69029 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "La vegetariana" di Han Kang
Sono contenta che abbiate accennato anche voi alla struttura ospedaliera del secondo capitolo, sì inquietante, ma io non l'ho vista cooosì negativa come Marialuisa, forse perchè sono stata "contenta" di vedere come alla fine il problema venga preso sul serio: se vi ricordate il primo capitolo, dove lei dopo un tentativo di suicidio viene rimandata a casa appena è di nuovo cosciente, il fatto che la sorella scoperto il "tradimento" pensi subito a una clinica psichiatrica e che in questa clinica le venga finalmente diagnosticata l'anoressia nervosa, mi sembra sia diciamo un passo avanti, il problema viene preso seriamente e anche i medici e infermieri mi sembra abbiano fatto il possibile per apportare un miglioramento nella sua vita. Certo, rimane il fatto che come spesso accade ciò succede troppo tardi, quando i segni di un disagio mentale sono così evidenti da risultare impossibile ignorarli. Mi è capitato spesso di parlarne ultimamente nei nostri gruppi di lettura perchè casualmente abbiamo letto libri molto diversi tra loro che però si hanno fatto sentire lo stesso l'urgenza della tematica, ovvero di come spesso anche in Italia cose come la normale psicoterapia siano ancora un tabu, qualcosa di cui vergognarsi, facendosi sì che ci si ricorre quando ormai i problemi sono così gravi che magari la terapia è imposta come programma di riabilitazione o simili (o ad esempio ci si ricorda che forse la psicoterapia potrebbe essere utile nei giovani quando si rimane perplessi che compiano stupri di massa); non credo di andare fuori tema, perché mi sembra che é quello che succeda anche alla nostra protagonista, se ci si fosse sforzati di ascoltarla invece di giudicarla forse le cose sarebbero andate diversamente. Anche la scelta della sorella di ricoverarla sulla carta è secondo me una scelta "buona", perchè vuole agire e offrirle supporto specializzato, però così la vegetariana perde la libertà di fare quello che vuole, viene costretta a sottostare ancora di più a quelle regole da cui cercava di fuggire (anche se in clinica cercano di farle mangiare quello che pensano potrebbe accettare, senza imporle carne o altro); mi sembra che quando nel secondo capitolo si incontri con il cognato non stesse sicuramente chissà che bene ma dava l'idea di poter trovare un equilibrio per condurre una vita più o meno normale. Mentre essere rinchiusa in clinica toglie qualsiasi speranza. O voi come la vedete? Avrebbe potuto avere la speranza di una vita normale o anche voi per il suo bene l'avreste fatta ricoverare?

Comunque il silenzio-protesta della protagonista ricorda tanto proprio Han Kang: quando ha vinto il Nobel ha deciso di non festeggiare per protesta contro le guerre in Ucraina e in Israele, suscitando lo sdegno del governo sudcoreano, che ovviamente era fiero di aver per la prima volta vinto un premio così prestigioso e avrebbe voluto sbandierarlo come orgoglio nazionale ovunque. Negli stessi giorni è uscito "Intermezzo" di Sally Rooney e quest'ultima invece ha voluto utilizzare tutti gli spazi di presentazione del libro per parlare e protestare contro la guerra in Israele, e trovo interessante come due scrittrici di fama internazionale nello stesso momento storico abbiano a cuore una tematica e decidano di utilizzare il loro successo per sensibilizzare e protestare su di essa, ma in base alla cultura di provenienza lo facciano in modo diametralmente opposto: col silenzio una, con il rumore l'altra.

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20/12/2024 11:16 - 20/12/2024 11:20 #69032 da SerenaM
Risposta da SerenaM al topic "La vegetariana" di Han Kang

bibbagood post=68980 userid=1044Terminato anche io e mi ritrovo nel commento di fiorediloto, forse troppo frettolose le ultime pagine che possono lasciare la sensazione di incompiutezza. Ma probabilmente era lo scopo dell' autrice

Attenzione: Spoiler!


in generale non sono sicura se il libro esprima più il desiderio di Autodistruzione che si può provare in molti contesti, o se è invece un inno alla vita e all'autodeterminazione, una forza di vivere così forte da non voler accettare compromessi. Voi che ne pensate?

Ho terminato anche io la lettura e sono d'accordo praticamente con tutto ciò che ha scritto @bibbagood. 
Per me il libro ha una doppia chiave di lettura: la condizione femminile e il rinnegamento della violenza come mezzo di sopravvivenza. Non credo che c'entri l'autodistruzione.
Yeong-hye non vuole annientarsi, quanto piuttosto tramutarsi in un albero. Questo perché gli alberi, e le piante in generale, stanno nel loro pezzettino di terra e svolgono le loro funzioni vitali senza intaccare ciò che gli sta attorno. La loro sopravvivenza non dipende dalla morte di altri esseri viventi; si nutrono solo di sole e acqua, risorse illimitate per tutti.
Diventare vegetariana, e poi rifiutare tutto il cibo ("Ho solo bisogno di acqua"); accettare di farsi ricoprire il corpo di fiori dipinti; spogliarsi sotto al sole; scappare nella foresta; mettersi in verticale per mimare le radici con le braccia. Yeong-hye vuole rinunciare ad ogni forma di violenza abbracciando lo stile di vita degli esseri più pacifici del pianeta.  
Mi spiace che i medici non lo abbiano compreso; e credo che in un certo qual senso dispiacesse anche a Yeong-hye: nella conversazione con la sorella, nell'ultimo capitolo, dice proprio che i medici non si sforzano di capirla, ma la imbottiscono solo di farmaci e aghi. Questa parte mi ha dato un senso di solitudine estrema.
Non credo che si potesse lasciare andare Yeong-hye. Come scritto da @bibbagood, nel secondo capitolo sembra che la protagonista stia trovando un suo equilibrio di vita, e questo ci da una piccola speranza. Ma in realtà ho l'impressione che lei non mangiasse già in questa fase: nel libro infatti viene detto un paio di volte che Yeong-hye va a vomitare dopo aver mangiato in compagnia di altri. Se non ricordo male lo fa anche in presenza del cognato.
Arrivati a quel livello di disturbo la questione è una sola: voglio lasciare che mia sorella si consumi o voglio provare a fare qualcosa? E infatti In-hye la fa ricoverare, con il mormorio generale della società.
In-hye è un personaggio fortissimo: decide di rimanere al fianco di Yeong-hye anche quando i genitori se ne disinteressano per la vergogna; decide di continuare a lavorare anche se sa che sparlano di lei e della sua situazione; decide di lasciare il marito che in effetti non è mai stato presente, andando avanti da sola.    
IIl rifiuto della violenza di Yeong-hye lo esprime anche In-hye, quando riflette sulle motivazioni dell'anoressia della sorella: si risponde che è Yeong-hye ad aver subìto la violenza vera in famiglia e poi col marito, ed è questo che "l'ha fatta impazzire". In-hye mi è sembrato il personaggio più consapevole in questa storia.  
È sempre In-hye a portare una bella riflessione sulla condizione femminile: si rende infatti conto, come già detto da @bibbagood, che se non fossero caduti a pezzi prima la sorella e poi il marito sarebbe stata lei a frantumarsi, perché anche la sua vita è stata decisamente insoddisfacente. 
Ritengo che il libro parli di condizione femminile anche alla luce del fatto che tutte le pazienti citate sono donne e tutti i medici citati sono uomini.
Attenzione: Spoiler!

Concordo con tutti voi sul finale frettoloso. Intuisco che c'è una motivazione, ma personalmente non l'ho capita.
Concordo con @elis_ sul gradimento dei capitoli. Il primo e l'ultimo sono i migliori; il capitolo mezzano sul cognato non mi ha entusiasmata. 
Ci leggiamo su altri topic!   
Ultima Modifica 20/12/2024 11:20 da SerenaM.
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21/12/2024 10:55 #69049 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "La vegetariana" di Han Kang
Riguardo al riferimento di Serena sul voler diventare albero, ho pensato che forse è questa la chiave di lettura del titolo: come dicevo nel primo commento, non capivo molto perchè "la vegetariana" se lei è da subito vegana, e secondo me questo potrebbe spiegarsi se uno non dà al titolo l'accezione di fare una dieta alimentare, bensì se si riferisce al suo intento di far parte del mondo vegetale, di nutrirsi come una pianta e vivere come un albero. Da questa prospettiva secondo me il titolo avrebbe più senso.
Ho letto un articolo della traduzione del nuovo libro di Han Kang, per la prima volta direttamente dal coreano (per La vegetariana è stata usata la traduzione inglese, che ha anche vinto prestigiosi premi) in cui si sottolinea come la lingua coreana rispetto a quella italiana sia semplicissima a livello grammaticale, non si distinguono i generi, pochissime distinzioni di tempi verbali, e quindi c'è stato un lavoro di traduzione in gruppo su come interpretare alcune parole per una lingua come la nostra che invece ha una struttura grammaticale molto complessa e chissà, magari in coreano il termine con cui si indica "vegetariano, vegetale, persona che vuole essere simile a una pianta" è uno solo :-P. Se voi avete invece altre interpretazioni sul titolo, diteci pure.
 

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21/12/2024 18:39 #69062 da davpal3
Risposta da davpal3 al topic "La vegetariana" di Han Kang
Ho finito il libro, che mi è piaciuto molto e ha suscitato molti pensieri. 
Concordo con quello che avete scritto tutte voi, avete scritto commenti bellissimi! 
Anche a me sembra che lo scopo principale della protagonista sia rimuovere la violenza che è connaturata all'esistenza umana. Il riferimento agli alberi è da intendersi in questo senso.
Aggiungerei che secondo me il cognato vive una condizione psicologica di disagio simile, ma cerca un significato nell'arte, rappresentata dal volo dell'uccello (cosa che cerca di replicare, senza successo). 
Definirei il romanzo per certi aspetti esistenzialista. Mi ha ricordato molto La nausea di Sartre (la nausea è in effetti strettamente correlata al vomito) e Lo straniero di Camus, specialmente nella indifferenza finale della protagonista. 
Comunque un libro molto interessante. Sono contento che lo abbiamo letto insieme (io per ultimo naturalmente !), ma devo dire che l'idea di una lettura condivisa mi è stata suggerita dalla sempre propositiva Beatrice:) 
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