Se c'è una cosa che mi dispiace di questa discussione è quella di non aver avuto il tempo per essere più presente, scandendo la lettura del libro con momenti di condivisione qua con voi. Questo post conclusivo vuole imprimere il mio ricordo di questo libro indelebilmente sulle pagine di questo Forum al quale, per ovvie ragioni, sono molto affezionato...
Diciamo che spesso ho considerato il Forum ed i post lasciati qui proprio come un mio diario di viaggio, in cui annotare le emozioni principali emerse durante la lettura dei libri, anch'essa di fatto un viaggio, seppur diverso da quelli di cui leggiamo e discutiamo in questa sezione.
Ieri sera ho terminato il libro. L'epilogo, degna conclusione di un libro che personalmente promuovo a pieni voti, secondo me riassume bene in poche parole il percorso che Buffa ha fatto durante il suo particolare
coast to coast. Particolare perché, come dicevamo all'ultimo Meeting on line, credo che lo stesso viaggio fatto però con mezzi di trasporto diversi, sarebbe stato molto diverso.
Ci sono alcuni paragrafi che mi sono rimasti particolarmente impressi e che ho voluto sottolineare e rileggere perché in fondo rendono davvero bene l'idea degli Stati Uniti così come anche io ho imparato a conoscerli.
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Questo viaggio mi dà una sensazione simile a un giro di giostra sulle montagne russe. Tutto cambia in continuazione, vorticosamente".
Questa semplice frase spiega davvero bene cosa vuol dire affrontare un viaggio on the road negli Stati Uniti secondo me. Impossibile annoiarsi.
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Las Vegas è come una torta Saint Honoré, così dolce che dopo il primo assaggio si è già stufi. Non mi va di mangiarne una seconda fetta".
Anche in questo caso, centrato al 100%. Per me fu uguale. Arrivai nel pomeriggio ed inizialmente mi sembrò di essere stato catapultato nel paese dei balocchi. Passate circa 12 ore, iniziai ad avere una sensazione quasi di disagio. Non vedevo l'ora di rimettermi in strada per continuare il mio viaggio in direzione San Francisco, attraverso la Death Valley. Uno degli elementi che mi fecero maggiormente "male" fu vedere una tigre bianca in cattività nello zoo interno del Mirage... una tigre bianca nel deserto (erano 45 °C all'ombra...).
A proposito di San Francisco Buffa scrive:
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A San Francisco la percentuale delle persone che vivono sotto la soglia di povertà supera il ventitré per cento".
Anche questo è un ricordo nitido. La si nota molto questa cosa rispetto ad altre città degli Stati Uniti. Quanti clochard, quanti mendicanti e persone costrette a vivere nei parchi, sui marciapiedi, ecc. ho visto a San Francisco... ricordo molto bene il McDonald di fronte ad uno degli ingressi del Golden Gate Park: ci arrivammo intorno all'ora di chiusura, esausti per il viaggio e interessati soltanto a mettere a tacere lo stomaco per poi andare in albergo, farsi una doccia e dormire 12 ore
Nel fast food c'eravamo solo noi ed i camerieri che avevano iniziato a pulire i tavoli ed i pavimenti. Nel frattempo notammo che fuori dal Mc Donald si stavano formando delle file di senzatetto. Una volta usciti dal locale, vidi che i responsabili del fast food uscirono per regalare il cibo avanzato della giornata ai senzatetto... mi sentii privilegiato di aver potuto pagare il mio panino e di avere una doccia calda ed una stanza d'albergo ad attendermi.
A San Francisco si nota tantissimo quel divario che racconta anche Buffa nel suo libro tra chi sta bene e chi è completamente abbandonato a sé stesso. Da questo punto di vista credo che gli Stati Uniti, seppur all'avanguardia in molti settori, debbano fare ancora tantissimi passi avanti.
Mi sembra che tale divario sia molto più netto e marcato rispetto a quello che siamo abituati a notare nel nostro Paese.
Qualche capitolo prima, quando parla dell'incontro con Heather (la volontaria) dice "
mi ha impressionato per la sua generosità e il suo desiderio di aiutare gli ultimi della terra in una società, come quella americana, che ne produce in abbondanza"...
E arriviamo finalmente all'epilogo.
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Potrebbe essere la sintesi di questo viaggio. L'alternarsi di metropoli verticali e piccole città. Pianure erbose e deserti sassosi. Il paese che ho attraversato mi ha messo continuamente di fronte a forti contrasti. Ricchezza e povertà. Inglese e spagnolo. Bianchi e neri. Ispanici e asiatici. Il clima temperato della East Coast, quello caldo e umido del sud e quello caldissimo del sudovest, la frescura della West Coast. La pioggia incessante dell'uragano e l'aridità del deserto. [...] I Greyhound bus terminal sono stati l'entrata laterale e l'uscita sul retro di tanti posti, ma soprattutto il palcoscenico dove si rappresenta la vita di una parte della società americana, quella alinea all'immagine spettacolare che questo paese offre di sé attraverso il cinema, la televisione e Internet, e tuttavia autentica e spesso dolente".
Bellissime anche le fotografie che chiudono il libro e che, devo ammettere, mi attendevo (ci speravo), dato che Buffa ha intrapreso il viaggio con un suo amico fotografo.
Che dire? Se non siete mai stati negli U.S.A., sicuramente vi consiglio di andarci. Grande viaggio quello di Buffa, un'esperienza diversa dal classico viaggio on the road noleggiando la macchina come ho fatto io, proprio perché ti spinge ad entrare forzatamente in contatto con le persone e non solo con i luoghi che si visitano.