Sto procedendo con questa lettura anche se a rilento

.
Per la prima volta mi imbatto in quest'opera di cui avevo sempre sentito parlare e mi ero ripromessa di recuperare.
Non mi viene naturale esprimere dei commenti man mano che leggo dato l'impostazione della trama, ovvero avvenimenti narrati cronologicamente nell'arco di un anno scolastico.
Mi trovo d'accordo con alcune cose già dette da voi.
Credo che questo libro sicuramente merita di essere letto. Ovviamente ha uno scopo educativo, che si prefigge di inculcare dei valori, alcuni dei quali contestabili al giorno d'oggi, ma considerando il periodo storico in cui è stato pubblicato è accettabile.
De Amicis sfrutta l'idea di una classe di bambini provenienti da tutta Italia e da diverse estrazioni sociali per raccontare la sua visione su ciò che era e ciò che avrebbe voluto che fosse l'Italia post unitaria.
Innanzitutto mette in risalto a più riprese l'orgoglio nazionale e lo spirito di sacrificio necessario a rispondere a questo valore. Ideali che con il tempo hanno perso molto del loro significato e dato il prezzo che questi richiedono in alcuni casi direi: grazie al cielo! Amor di patria e fanatismo spesso viaggiano su confini sottili e soprattutto quando di mezzo ci sono le guerre dovrebbero contare i valori umanitari più che quelli nazionali.
Sono d'accordo con Bea le lettere dei genitori appaiono come dei veri e propri ricatti morali, perlomeno ai nostri occhi. Un atteggiamento di questo tipo ad oggi è percepibile come un continuo alimentare senso di colpa e di inadeguatezza con derivante scarsa autostima, quindi le trovo controproducenti seppur si prefiggano una trasmissione di sani principi.
C'è da dire però che all'epoca di rado e solo nelle famiglie più abbienti, i genitori si preoccupava dell'educazione morale dei propri figli. Per lo più demandavano questo compito alle scuole su cui riponevano la più totale fiducia ( ad oggi assente insieme al rispetto verso la figura dell'insegnante), se non altro per liberarsi da un compito impegnativo che richiedeva un tempo e una pazienza che scarseggiavano come il pane, soprattutto in quelle famiglie totalmente impegnate nel preoccuparsi ovviamente nel non far mancare quest'ultimo.
È, secondo me, da apprezzare che portasse l'attenzione sull'educazione morale ed emotiva sia dentro la famiglia che all'interno delle scuole, considerando la sensibilità scarsa e precoce per l'epoca rispetto a questi temi.
Il contesto sociale e come lo affronta è poi un'altra cosa che mi lascia perplessa. Percepisco tanto perbenismo e ipocrisia, nel senso che si prefigge di trasmettere valori quali ad esempio il rispetto, l'altruismo, l'amicizia, la compassione, l'uguaglianza , ma al contempo sottolineando come nella società esista un ordine gerarchico che non può essere sovvertito e dove taluni debbano sacrificarsi per il bene collettivo. Sicuramente dietro c'è anche una prorompente idea politica di impronta socialista che l'autore va via via maturando.
Nel suo insieme ritengo che più che gli ideali e l'etica in sé, che va contestualizzata innanzitutto e comunque può essere o non essere condivisa, si debbano giudicare e anche apprezzare le intenzioni, sicuramente nobili, di De Amicis.