Remedios ha scritto: Ho iniziato a leggere il libro, in pochissimo tempo sono arrivata a metà... mi piace che sia scorrevole, si lascia divorare, voglio capire dove andrà a parare. Mi piace l'idea di leggere di questo uomo e le sue crisi, le sue mancanze... vediamo un po' come andrà a finire
Condivido pienamente! Questo libro è scritto magistralmente! Non si trovano spesso testi scritti così bene.
La cosa spettacolare di questo autore è che, anche se il libro tratta una storia che in termini di trama potrebbe anche non interessare, lui sembra capace di incuriosirci e spingerci ad andare avanti il più velocemente possibile per sapere cosa succede dopo! Non mi ha annoiato neanche per un istante e sono circa a metà!
Gerotto ha scritto: Appena finito di leggere "Vergogna".
Ilenia sei abituata a questi ritmi di lettura o in questo caso hai finito il libro più velocemente del tuo solito?
Comunque vedo dagli altri commenti che più o meno tutti stiamo verificando questa cosa. Meglio così!
Io come sempre ho individuato alcuni spunti dei quali vorrei parlare con voi per sapere cosa ne pensate.
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Che cosa volete che ci sia nella mia dichiarazione? - L'ammissione che hai sbagliato. - Ma l'ho già ammesso. Liberamente. Per quanto riguarda le accuse che mi sono state rivolte, sono colpevole. - Non giocare a rimpiattino con noi, David. C'è una notevole differenza fra riconoscere di essere colpevole e ammettere di aver sbagliato, e tu lo sai".
Mi aiutate a capire questa frase? Se riconosco di essere colpevole di qualcosa, evidentemente ammetto i miei sbagli.
Poi... che l'ammissione di colpa, o l'ammissione di aver sbagliato, non implichino che uno abbia chiesto perdono per ciò che ha commesso, questa è un'altra storia...
Da sempre per me le cose si susseguono così:
- Sbaglio
- Ammetto di aver sbagliato (e quindi di essere colpevole)
- Chiedo scusa se sono veramente pentito di quello che ho fatto
Quindi, per me, riconoscere di essere colpevole e dirlo apertamente (così come fa il protagonista della storia), coincide con l'ammettere di aver sbagliato.
Voi cosa ne pensate? Cosa voleva dire l'autore con questa frase?
Questa invece è una citazione di una citazione... quindi più che di Coetzee rischiamo di parlare di Blake...
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Meglio uccidere un bimbo nella culla che covare desideri insoddisfatti".
Pesante! Cioè... mi spiego... non lo giustifico affatto come aforisma... davvero un raffronto terribile... privo di tatto... Però devo ammettere che rende l'idea... ci fa capire cosa pensava Blake in termini di "realizzazione dei propri desideri" ovvero... io l'ho interpretato così: "la realizzazione personale davanti a tutto!"
Non credo di condividere molto questa cosa... e voi? Spesso siamo portati a sacrificarci, anche nel nostro quotidiano, nel nostro piccolo, per il bene o per la felicità di chi ci sta attorno... ma in certi casi si può anche essere felici, in definitiva, di esserci sacrificati per gli altri... non per forza è una cosa negativa... non si può avere tutto dalla vita anche perché l'uomo, per sua natura, è portato a volere sempre di più! Ed è questo quello che la mattina ci permette di alzarci dal letto e combattere!
Uccidere un bimbo in culla potrebbe essere una delle cose più spregevoli che uno potrebbe fare... perché compirebbe un atto terribile e per di più contro un essere che non può difendersi...
Quindi il raffronto di Blake è davvero forte... Ma generalizzare è pericoloso... tutti coviamo desideri insoddisfatti... e allora che dobbiamo fare?? Fregarcene di tutto e tutti e pensare solo a noi stessi?