Sono intorno al 20% della lettura, quindi sempre all'inizio. L'autore sta iniziando ad introdurre svariati personaggi e la cosa "divertente" è che non se ne conoscono i nomi. Quando mai capita di imbattersi in un romanzo in cui ci sono così tanti personaggi e non ne sappiamo il nome?
Le persone si distinguono in base alle loro caratteristiche (es. la donna con gli occhiali), al loro lavoro (es. il medico, il tassista, ecc.) o agli eventi di cui siamo stati messi a conoscenza che li riguardano (es. il primo cieco).
Ora, nonostante questo approccio di scrittura mi lasciasse inizialmente un po' perplesso, devo dire che comunque non è difficile seguire la storia. Anzi... stranamente mi viene da pensare che se tutti questi personaggi avessero avuto un nome, con l'avanzare della storia probabilmente mi sarei dimenticato chi erano e cosa avevano fatto.
E proprio durante la narrazione, l'autore, facendo parlare i suoi personaggi, ci spiega un perché di quanto sopra.
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Siamo talmente lontani dal mondo che fra poco cominceremo a non saper più chi siamo, neanche abbiamo pensato a dirci come ci chiamiamo, e a che scopo, a cosa ci sarebbero serviti i nomi, nessun cane ne riconosce un altro, o si fa riconoscere, dal nome che gli hanno imposto, è dall'odore che identifica o si fa identificare, noi, qui, siamo come un'altra razza di cani, ci conosciamo dal modo di abbaiare, di parlare, il resto, lineamenti, colore degli occhi, della pelle, dei capelli, non conta, è come se non esistesse".
Così mi sono messo come al solito a cercare, ad approfondire... e ho trovato conferma nella tesi allegata a questo post, per la precisione nel capitolo 4, relativo proprio a "Cecità" di Saramago.
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Il fatto che i personaggi manchino d’identità comporta la creazione di un’immagine ancora più efficace di degrado e di debolezza", scrive l'autrice della tesi.
E ci riporta che Saramago stesso, definendosi "Apprendista", disse a tal proposito:
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L’apprendista pensò “Siamo ciechi”, e si mise a scrivere Cecità per ricordare a chi l’avesse letto
che usiamo perversamente la ragione quando umiliamo la vita, che la dignità dell’essere umano
è insultata tutti i giorni dai potenti del mondo, che la menzogna universale ha occupato il posto
delle verità plurali, che l’uomo ha smesso di rispettare se stesso quando ha perso il rispetto che
doveva al suo simile".
E direi che, a conferma di quanto sopra, la dodicesima regola per la permanenza nel manicomio, è emblematica:
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In caso di morte, qualunque ne sia la causa, gli internati sotterreranno senza formalità il cadavere nel recinto".
Senza formalità? Perché? Danneggerebbe qualcuno? Rientra tutto secondo me nella logica di spersonalizzazione di cui scrivevo qualche riga fa. La mancanza di rispetto di cui parla Saramago che ci rende dei robot senza anima. Assurdo.
Quanti spunti di riflessione!! La tesi è interessantissima. Ne consiglio la lettura, se non altro almeno del capitolo 4. Ma alla fine della lettura del libro! Non prima... o comunque via via... altrimenti rischiate l'auto-spoiler