Sia all'inizio della discussione sia nel commento di Rocco ho notato che alcuni di voi hanno interpretato la figura del fantasma come la vittima, colui che a causa del suo aspetto fisico ha dovuto subire il disprezzo del prossimo e che è quindi da compatire. Io in realtà non sarei riuscita a dare spontaneamente quest'intepretazione (e ancora una volta si conferma la bellezza di leggere libri insieme, mi date sempre la possibilità di fare attenzione a cose che non avrei mai notato

), per il semplice fatto che è stato lui alla fine a scegliersi la vita che voleva; la vita gli sarà apparsa più difficile rispetto agli altri, avrà dovuto subire il dolore del disprezzo della madre, ma questo non giustifica il diventare un assassino per divertimento. L'odio genera odio e il fatto di essere ddisprezzato lo avrà portato a disprezzare il resto dell'umanità, ma sono dell'opinione che se avesse voluto avrebbe potuto scegliersi una vita diversa, come ad esempio vivere alla luce del giorno con la maschera. Non vedo perchè non avrebbe potuto guadagnarsi il rispetto e l'affetto delle persone che gli sarebbero state accanto. Anche la decisione finale la vedo in chiave meno altruistica di voi, secondo me era un po' partito di testa dopo aver vissuto tutti quegli anni nei sotteranei di un teatro, aveva perso il contatto con la realtà e si è immedesimato in un protagonista delle opere che ormai conosceva a memoria (e che la sua vita ruotasse unicamente intorno all'opera, sia come struttura che come arte, è evidente da come parla, dal momento che ogni due frasi doveva citare qualche pezzo). Inoltre credo che in ogni caso non ce la facesse più di quella vita e preferiva finirla in modo più plateale.
Vabeh, per riassumere: non credo che il ricevere odio e disprezzo giustifichino il diventare una persona cattiva, in nessun caso.