Ma Kira ad Erik è bastato qualche piccolo gesto da parte di Christine perché cambiasse idea, il fantasma lo dice anche, lei è stata l'unica a donargli qualcosa, per questo non lo vedo solo carnefice. La mancanza d'amore, e anche solo di pietà nella sua vita, lo avevano reso cattivo, e un semplice "Povero Erik" e un bacio è bastato al suo essere. Quindi ok che se ti trattano male non devi diventare per forza stronzo ma se conosci solo quello non puoi far diversamente, basta pensare quando racconta dei suoi genitori...La madre per prima lo ha costretto all'odio, che pretendevamo che venisse fuori?
Per il confronto tra Erik e Valjean vedo un cammino simile anche se il primo parte già svantaggiato di natura. Erik subisce odio e disprezzo dai suoi genitori e dal resto è non conosce altro modo (forse l'unico vicino a lui è la bambina in Persia), il personaggio di Hugo vive nella miseria e nel suo errore vive un'ingiustizia, così l'amarezza e il sentirsi abbandonato lo portano a diventare cattivo e al primo buon gesto del vescovo non si arrende, ma al secondo qualcosa scatta in lui e la stessa cosa succede ad Erik che al secondo gesto ricevuto capisce che non esiste solo ciò che ha sempre subito sulla sua pelle. Vedo due vite tortuose ma costellate di "cattiverie" diverse ed Erik ne subisce la più crudele secondo me, e quando ad un tratto capisce che nella vita non c'è solo quello che lui ha sempre conosciuto, cambia. Quindi, per come io ho interpretato la lettura, non c'era miglior finale per questa storia. Erik ama Christine, e ricevendo da lei dei gesti, capisce che non può costringerla a fargli vivere la sua vita, che lui sa benissimo a differenza nostra, cosa vuol dire viverla e la lascia andare. Se avesse tenuto con sé Christine era come dire che nella vita non c'è nessun modo di cambiare mentre invece si può.
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Un libro dev'essere un'ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi.