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Mi sono avvicinata a questo autore con il libro “Le lacrime di Nietzsche”. Né Fissando il sole trovo che l'autore offra spunti molto stimolanti che portano a riflettere su temi importanti che spesso la vita ordinaria ci porta a mettere da parte.
Penso che aldilà di situazioni particolari causate da traumi o esperienze particolarmente intense, in generale il nostro rapporto con la morte cambi a seconda delle varie fasi della vita: all'inizio ne percepiamo la presenza ma non la capiamo fino in fondo, poi con l'adolescenza si assume un atteggiamento quasi di onnipotenza e sfida quasi come se non potesse toccarci o riguardarci. Successivamente, quando si inizia l'età adulta, ci si rende conto che il fatto che queste cose accadono solo ad altri e che siamo invincibili non ha nessun fondamento.
Infatti fino a quel momento eravamo abituati a far affidamento sulla protezione degli adulti .Quando questo strato di protezione viene meno e realizziamo che i genitori non sono altro che persone come tutte le altre che non possono proteggerci da tutti i mali del mondo e che ora gli adulti siamo noi, la sensazione è quella di terrore che ci spinge a “proiettarci verso il futuro “ costruendo una famiglia, concentrandoci verso la realizzazione nel lavoro ecc. Tutti questi espedienti ci portano in qualche modo ad allontanare (o rimandare) i pensieri sulla morte. Man mano che si va avanti con l'età e che tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati non sono più in grado di distrarci, la paura della morte aumenta finché verso la fine della vita siamo costretti a fronteggiarla ad accettarla anche se la paura non ci abbandona mai.
Questo libro porta inevitabilmente a riflettere su qual'è lo scopo della vita e come si concilia col fatto che poi tutto finisce nella completa cessazione della coscienza.
Personalmente penso che il modo in cui gestiamo il nostro rapporto con la morte sia strettamente legato alla soddisfazione e al raggiungimento della felicità come scopo della vita. Il pensiero di morire è tanto più spaventoso quanto più siamo insoddisfatti del presente e rimpiangiamo il passato.
A tale scopo cercare di essere appagati e felici ci rende meno vulnerabili.
Il problema della felicità è che è mutevole. Personalmente mi è capitato di desiderare di raggiungere un obiettivo, lavorativo o accademico per poi rendermi conto che una volta ottenuto quello che volevo le cose non erano esattamente come le avevo immaginate oppure che dopo qualche tempo non mi sentivo più appagata. La felicità cambia continuamente durante le varie fasi della vita così come cambiano le situazioni le esigenze e noi stessi. Il nostro compito è capire di volta in volta cosa ci rende felici e impiegare tutte le nostre energie per perseguire questo scopo. Per poter fare ciò però è necessario conservare flessibilità ed essere sempre pronti a reinventarsi continuamente.
Se in un certo momento della nostra vita capissimo che la nostra vita non ci soddisfa più e avessimo la necessità di cambiare lavoro, stato, casa, saremmo molto scoraggiati dal farlo se avessimo degli obblighi verso i nostri figli o un mutuo e la macchina da pagare per esempio. Ecco perché sono convinta che questi "radici profonde e definitive" possano essere potenzialmente di ostacolo alla ricerca continua della felicità. Raggiungere la soddisfazione personale è chiaramente un obiettivo estremamente egoistico ed individualista ma in un certo senso ritengo per esempio che anche lo stesso desiderio di fare un figlio nasca dalla volontà realizzare noi stessi proiettandoci verso il futuro. Questo aspetto è trattato anche nel libro quando l'autore narra della commercialista in preda all'ansia della morte dopo aver scoperto che il figlio era dipendente da droghe. In un certo qual modo la sua disperazione aveva origine nel fatto tutte le sue speranze di lasciare qualcosa di buono del mondo e quindi “estendersi verso il futuro” attraverso suo figlio erano state disattese.”“I figli rappresentano il nostro progetto d immortalità “ .
Basti pensare che quando si dice ad una persona che non si vogliono avere figli la risposta è sempre: che cosa triste ma sei sicura che vuoi invecchiare da sola senza nessuno che si prenda cura di te ? “.questo potrebbe essere un esempio del fatto che la decisione di avere figli è collegata al modo di affrontare la paura della morte.
Per concludere se la vita è veramente fine a se stessa allora la felicità come senso della vita è un modo di capire la morte.
Vivere intensamente ci permette di accumulare il bagaglio di esperienze e consapevolezze che ci consente di affrontare la morte.
Termino con la frase che finora mi ha più colpito del libro che ritengo possa riassumere tutto quello che ho scritto sopra:”credo che dovrò imparare ad affrontare lo sforzo di fare cose che arricchiscono la mia vita, invece di cose che la società potrebbe aspettarsi da me... è bellissimo sapere che la mia rinata intraprendenza, è qualcosa di più che una copertura delle mie paure di morire. E infatti un mio preciso desiderio quello di accettare e riconoscere la mortalità. Suppongo di essermi conquistata una reale fiducia nella mia capacità di “capirla””.
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Votate la foto più bella per Scatti del mese di Agosto? Tema: La pietra di Luna! Venghino siori
Avete votato per il libro del mese di Settembre? Avete tempo fino al 16, vi aspetto qui!
Palermo a Settembre?
Non tutti insieme è... buahahahah!
Qualcuno vorrebbe leggere il romanzo "Lady Macbeth" di Isabelle Schuller?
Ciao Yuman, ho visto che hai già scritto nella sezione del gruppo di Torino. Speriamo di vederti anche sul forum
Buonasera, mi sono appena trasferito a Torino. Mi piacerebbe partecipare. Dove e a che ora si tiene l’appuntamento di luglio/agosto e che libro verrà discusso. Grazie
Ciao Ludofrog, per contattare il gruppo di Lecce, scrivi in questo TOPIC
Ciao a tutti! Chi posso contattare per avere delle info sui prossimi incontri dei Pasticciotti Letterari? Grazie ✨
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