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Novembre 2017 - Fissando il sole

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22/11/2017 10:26 #33281 da EmilyJane
Risposta da EmilyJane al topic Novembre 2017 - Fissando il sole
Visto che non mi connetto mai da pc cercherò di commentare lo stesso per non far passare troppo tempo.
Inizio riferendomi al commento di qualcuno (non ricordo chi) che ha definito questo libro, e il messaggio che ci lascia, banale: a me non sembra affatto banale l'idea di vivere una vita piena, di cui essere soddisfatti e felici, in cui non avere rimpianti o in cui non abbiamo corso tutto il tempo dietro a cose effimere e superficiali...mi sembra che al giorno d'oggi succeda proprio il contrario e tante persone continuino ad accumulare oggetti, a pensare al proprio aspetto fisico cercando di contrastare i segni degli anni che passano a volte rendendosi ridicoli, a rincorrere emozioni facili senza mai valorizzare le persone di valore che hanno a fianco. Tante di queste persone avrebbero forse bisogno di leggere un libro come questo.
Pensavo poi alla teoria dei cerchi nell'acqua e in generale all'idea di lasciare qualcosa di sé una volta che ce ne saremo andati: non è che per caso tutta questa attuale mania dei 5 minuti di fama siano un modo per lasciare appunto qualcosa di sé? O è semplicemente egocentrismo diffuso?

Non posso dire di essere esente del tutto della rincorsa a cose effimere: accumulo libri come non ci fosse un domani...forse è il mio modo di contrastare la paura della morte, cioè l'idea di accumulare libri che leggerò durante tutta la mia vita mi dà sollievo dalla paura di poter morire domani e non aver letto (e vissuto) tutto ciò che avrei voluto.

Ci sono dei momenti, per fortuna sono capitati soprattutto in passato, in cui il pensiero di essere solo un granello di polvere che presto sarà spazzato via in questo grande universo mi ha bloccata, sono sincera ma cerco di sforzarmi ogni giorno a rendere più piena la mia vita, a prendere le occasioni che mi capitano, a coltivare i miei interessi.

Non so se sono del tutto d'accordo con l'idea che vivere una vita felice e piena rende l'idea della morte più tollerabile...in parte si, è così, ma dall'altra parte è anche vero che chi vive una vita veramente triste, con difficoltà e dolore trova sollievo nell'idea della morte, dell'oblio e della fine delle sofferenze. Io per prima posso dire che alla fine dell'adolescenza ho passato un brutto periodo e i pensieri di suicidio erano ricorrenti. Perché non l'ho fatto non lo so, forse la paura della morte superava la paura della vita e alla fine sono molto felice che le cose siano andate così.

Un altro pensiero, forse un po' stupido, è stato per i libri e i film sui vampiri che non passano mai di moda: è anche questo in modo per confortarci? Ovvero che l'esistenza dei vampiri significherebbe vita immortale? Per me nell'adolescenza è stato così e non è un caso che in effetti di solito sia proprio l'adolescenza l'età in cui proviamo questa passione sfrenata per vampiri, zombie e altri non-morti vari ;)


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22/11/2017 12:27 #33285 da pierbusa
Risposta da pierbusa al topic Novembre 2017 - Fissando il sole
Molto interessanti le considerazioni che fai Erica (alias EmilyJane).

Essere coscienti della propria "pochezza" e "limitatezza" più che terrorizzarci o bloccarci dovrebbe stimolarci ad una consapevole gestione del nostro tempo, delle nostre "necessità" e delle nostre "aspirazioni".

Dico "dovrebbe" perché difficilmente ciò accade e ancor meno quando sarebbe più necessario ossia in età giovanile quando si devono compiere le grandi scelte che si ripercuoteranno nelle nostre esistenze.

Personalmente non mi sono mai sentito bloccato né dall'idea della morte ne dall'idea della mia "pochezza". La prima perché l'ho semplicemente messa sotto il tappeto, la seconda perché l'ho sempre (quasi sempre) data per scontata.

Ciò che avevo messo con tanta cura "sotto il tappeto" è poi entrato dalle porte e dalle finestre con l'impetuosità di un urugano che ha trascinato me in un vortice di dolore e a tratti di disperazione e portato via alcuni miei cari.

E quando un'uragano ti investe non è che puoi nasconderti dietro a un dito si devono fare i conti non con "l'idea" della morte ma con "la morte" fattasi presenza e sostanza.

Per questo motivo ho avuto molte difficoltà a leggere questo libro e a discuterne.

Ho visto mio fratello spirare a 37 anni davanti a me, praticamente tra el mie braccia. E questo fatto mi ha segnato nel profondo.

Ho ripudiato (anche) per questo motivo i santi e dio. Non credo più in nulla: siamo polvere e polvere ritorneremo.

Ma la polvere di cui siamo fatti è polvere di stelle. Siamo "figli delle stelle" e torneremo ad esserlo e nel frattempo le particelle che ci compongono saranno in mille miliardi di altre cose...

(Su Anna Karenina) È un'opera d'arte perfetta, che arriva assai a proposito; un libro assolutamente diverso da ciò che si pubblica in Europa: la sua idea è completamente russa.Fëdor Dostoevskij
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22/11/2017 17:34 #33294 da Novel67
Risposta da Novel67 al topic Novembre 2017 - Fissando il sole
Non sono stato l’unico, ma io sono tra quelli che hanno definito banale il messaggio del libro :) . E se banale - proprio perché rara, rarissima - non è una vita piena, vissuta felicemente (ma alla fine, ditemi: chi non avrà rimpianti?), banali sono i rimedi suggeriti per superare il terrore della morte, che si risolvono appunto in un elogio della vita: e questo significherebbe guardare la morte in faccia?

Non mi addentro nelle dinamiche del rapporto psicoterapeuta-paziente; ma se è vero – come dici - che tante persone avrebbero bisogno di leggere un libro come questo, che cosa ne ricaverebbero, a livello di idee?

A me sembra che Yalom non faccia altro che riprendere una filosofia vecchia di secoli (concreta e realistica quanto una religione: perché chi sa cosa ci sarà "dopo"?) per ribadire che morte e nulla coincidono e che del nulla non si può aver paura; poi, anche per alleviare l’ansia che potrebbe derivare dal pensiero di sprofondare un giorno nel nulla cosmico, ci dice che il nostro ricordo sopravvivrà e si tramanderà nelle persone che ci hanno conosciuto; infine, rispolverando massime trite e ritrite (diventa quello che sei ... quello che non uccide fortifica … ma come avevo scritto, pure carpe diem non ci starebbe male), ci sprona a riscoprire la bellezza della vita.

Il fatto è, secondo me, è che ognuno reagisce al pensiero della morte a modo suo (come il tuo esempio, o quello di Pier, dimostrano), e che ricavare insegnamenti universali da tanti piccoli casi particolari (clinici, per giunta) è pura utopia, o presunzione: c’è chi da questo pensiero si lascia sopraffare, chi si consola con la fede, chi spera nella scienza e perfino chi canta "figli delle stelle" (scusa Pier, se mi permetto di riderci su :cheer: ) … ma nessuno conosce la soluzione: neppure Yalom. E a ben guardare, pure questa conclusione suona un po’ … banale, per cui non la metterei in un libro :) .

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22/11/2017 22:30 #33298 da Silvi@
Risposta da Silvi@ al topic Novembre 2017 - Fissando il sole
Mi sono avvicinata a questo autore con il libro “Le lacrime di Nietzsche”. Né Fissando il sole trovo che l'autore offra spunti molto stimolanti che portano a riflettere su temi importanti che spesso la vita ordinaria ci porta a mettere da parte.
Penso che aldilà di situazioni particolari causate da traumi o esperienze particolarmente intense, in generale il nostro rapporto con la morte cambi a seconda delle varie fasi della vita: all'inizio ne percepiamo la presenza ma non la capiamo fino in fondo, poi con l'adolescenza si assume un atteggiamento quasi di onnipotenza e sfida quasi come se non potesse toccarci o riguardarci. Successivamente, quando si inizia l'età adulta, ci si rende conto che il fatto che queste cose accadono solo ad altri e che siamo invincibili non ha nessun fondamento.
Infatti fino a quel momento eravamo abituati a far affidamento sulla protezione degli adulti .Quando questo strato di protezione viene meno e realizziamo che i genitori non sono altro che persone come tutte le altre che non possono proteggerci da tutti i mali del mondo e che ora gli adulti siamo noi, la sensazione è quella di terrore che ci spinge a “proiettarci verso il futuro “ costruendo una famiglia, concentrandoci verso la realizzazione nel lavoro ecc. Tutti questi espedienti ci portano in qualche modo ad allontanare (o rimandare) i pensieri sulla morte. Man mano che si va avanti con l'età e che tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati non sono più in grado di distrarci, la paura della morte aumenta finché verso la fine della vita siamo costretti a fronteggiarla ad accettarla anche se la paura non ci abbandona mai.
Questo libro porta inevitabilmente a riflettere su qual'è lo scopo della vita e come si concilia col fatto che poi tutto finisce nella completa cessazione della coscienza.
Personalmente penso che il modo in cui gestiamo il nostro rapporto con la morte sia strettamente legato alla soddisfazione e al raggiungimento della felicità come scopo della vita. Il pensiero di morire è tanto più spaventoso quanto più siamo insoddisfatti del presente e rimpiangiamo il passato.
A tale scopo cercare di essere appagati e felici ci rende meno vulnerabili.
Il problema della felicità è che è mutevole. Personalmente mi è capitato di desiderare di raggiungere un obiettivo, lavorativo o accademico per poi rendermi conto che una volta ottenuto quello che volevo le cose non erano esattamente come le avevo immaginate oppure che dopo qualche tempo non mi sentivo più appagata. La felicità cambia continuamente durante le varie fasi della vita così come cambiano le situazioni le esigenze e noi stessi. Il nostro compito è capire di volta in volta cosa ci rende felici e impiegare tutte le nostre energie per perseguire questo scopo. Per poter fare ciò però è necessario conservare flessibilità ed essere sempre pronti a reinventarsi continuamente.
Se in un certo momento della nostra vita capissimo che la nostra vita non ci soddisfa più e avessimo la necessità di cambiare lavoro, stato, casa, saremmo molto scoraggiati dal farlo se avessimo degli obblighi verso i nostri figli o un mutuo e la macchina da pagare per esempio. Ecco perché sono convinta che questi "radici profonde e definitive" possano essere potenzialmente di ostacolo alla ricerca continua della felicità. Raggiungere la soddisfazione personale è chiaramente un obiettivo estremamente egoistico ed individualista ma in un certo senso ritengo per esempio che anche lo stesso desiderio di fare un figlio nasca dalla volontà realizzare noi stessi proiettandoci verso il futuro. Questo aspetto è trattato anche nel libro quando l'autore narra della commercialista in preda all'ansia della morte dopo aver scoperto che il figlio era dipendente da droghe. In un certo qual modo la sua disperazione aveva origine nel fatto tutte le sue speranze di lasciare qualcosa di buono del mondo e quindi “estendersi verso il futuro” attraverso suo figlio erano state disattese.”“I figli rappresentano il nostro progetto d immortalità “ .
Basti pensare che quando si dice ad una persona che non si vogliono avere figli la risposta è sempre: che cosa triste ma sei sicura che vuoi invecchiare da sola senza nessuno che si prenda cura di te ? “.questo potrebbe essere un esempio del fatto che la decisione di avere figli è collegata al modo di affrontare la paura della morte.
Per concludere se la vita è veramente fine a se stessa allora la felicità come senso della vita è un modo di capire la morte.
Vivere intensamente ci permette di accumulare il bagaglio di esperienze e consapevolezze che ci consente di affrontare la morte.

Termino con la frase che finora mi ha più colpito del libro che ritengo possa riassumere tutto quello che ho scritto sopra:”credo che dovrò imparare ad affrontare lo sforzo di fare cose che arricchiscono la mia vita, invece di cose che la società potrebbe aspettarsi da me... è bellissimo sapere che la mia rinata intraprendenza, è qualcosa di più che una copertura delle mie paure di morire. E infatti un mio preciso desiderio quello di accettare e riconoscere la mortalità. Suppongo di essermi conquistata una reale fiducia nella mia capacità di “capirla””.
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27/11/2017 08:52 #33345 da EmilyJane
Risposta da EmilyJane al topic Novembre 2017 - Fissando il sole
Silvi@, grazie per aver scritto un bel post articolato e interessante! :)

Il discorso sui figli l'ho pensato anch'io e quindi concordo al 100% Sentire persone che ti rimproverano di non avere figli solo perché poi hanno paura di rimanere da sole da anziane o per trasferire su di loro i sogni che non hanno potuto raggiungere e quindi caricarli di pressioni emotive non indifferenti...beh, che pensassero un po' agli affaracci loro ;)

Invece non son proprio d'accordo sul tuo discorso della felicità: non credo che Yalom parlando di una vita piena si riferisse alla continua ricerca della soddisfazione personale, soprattutto come la intendi tu che mi pare solitaria e non condivisa e un po' triste a esser sincera. Per me la felicità sta nell'apprezzare le piccole cose e le persone che abbiamo a fianco, nel seguire i propri sogni ma senza perdere di vista il percorso che stiamo facendo perché, se non è detto che raggiungeremo mai la meta, almeno ci godremo il viaggio ;)
Il fatto di non avere radici vuol dire non aver mai nulla a cui poter tornare, mi dà l'idea che non ci sia nulla di solido e sia tutto effimero.
Forse è una questione di punti di vista o ho interpretato male il tuo discorso...chissà se qualcun altro vuol dire la sua :)

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27/11/2017 10:16 #33349 da Jasmine
Risposta da Jasmine al topic Novembre 2017 - Fissando il sole
Ciao, sono una neo-iscritta al club del libro :)
Confesso che, se avessi dovuto scegliere da sola, non avrei optato per questa lettura, perche' sono poco incline agli argomenti che riguardano la morte nella sua essenza. Tuttavia, avendo avuto l'opportunita' di leggerlo, devo dirvi che l'ho trovato scritto in un modo ''leggero'', e mi e' piaciuto. Non nego che , a tratti, mi sono sentita molto coinvolta emotivamente; il ricordo di quando persi mio nonno materno e' affiorato perche' ha segnato la consapevolezza di non essere esente dall'ombra della morte.
Mi e' molto piaciuto l'accenno ai ''cerchi nell'acqua'', perche' mi fanno sperare di non essere ''nulla'' dopo la morte.
E poi ho trovato davvero interessante il riferimento alla filosofia, ad Epicuro in particolare e a Nietzsche, forse perche' , non avendola studiata, mi incurioscisce sempre.
Alla fine, il messaggio di fondo di questo libro credo sia un invite a vivere profondamente questa nostra vita, che non abbiamo scelto e proprio per questo dovremmo prenderne le redini.
Ciao, buona giornata e a presto
Ringraziano per il messaggio: EmilyJane

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27/11/2017 10:36 #33350 da EmilyJane
Risposta da EmilyJane al topic Novembre 2017 - Fissando il sole
Benvenuta Jasmine! :)
Anch'io sono molto curiosa di conoscere meglio le opere e il pensiero di Nietzsche, chissà mai che prima o poi qualcuno lo proponga tra i libri del mese ;)

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28/11/2017 12:43 #33383 da Fede95
Risposta da Fede95 al topic Novembre 2017 - Fissando il sole
Interessante!!

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29/11/2017 11:57 #33398 da pierbusa
Risposta da pierbusa al topic Novembre 2017 - Fissando il sole

Mi sono avvicinata a questo autore con il libro “Le lacrime di Nietzsche”. Né Fissando il sole trovo che l'autore offra spunti molto stimolanti che portano a riflettere su temi importanti che spesso la vita ordinaria ci porta a mettere da parte.
Penso che aldilà di situazioni particolari causate da traumi o esperienze particolarmente intense, in generale il nostro rapporto con la morte cambi a seconda delle varie fasi della vita: all'inizio ne percepiamo la presenza ma non la capiamo fino in fondo, poi con l'adolescenza si assume un atteggiamento quasi di onnipotenza e sfida quasi come se non potesse toccarci o riguardarci. Successivamente, quando si inizia l'età adulta, ci si rende conto che il fatto che queste cose accadono solo ad altri e che siamo invincibili non ha nessun fondamento.
Infatti fino a quel momento eravamo abituati a far affidamento sulla protezione degli adulti .Quando questo strato di protezione viene meno e realizziamo che i genitori non sono altro che persone come tutte le altre che non possono proteggerci da tutti i mali del mondo e che ora gli adulti siamo noi, la sensazione è quella di terrore che ci spinge a “proiettarci verso il futuro “ costruendo una famiglia, concentrandoci verso la realizzazione nel lavoro ecc. Tutti questi espedienti ci portano in qualche modo ad allontanare (o rimandare) i pensieri sulla morte. Man mano che si va avanti con l'età e che tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati non sono più in grado di distrarci, la paura della morte aumenta finché verso la fine della vita siamo costretti a fronteggiarla ad accettarla anche se la paura non ci abbandona mai.
Questo libro porta inevitabilmente a riflettere su qual'è lo scopo della vita e come si concilia col fatto che poi tutto finisce nella completa cessazione della coscienza.
Personalmente penso che il modo in cui gestiamo il nostro rapporto con la morte sia strettamente legato alla soddisfazione e al raggiungimento della felicità come scopo della vita. Il pensiero di morire è tanto più spaventoso quanto più siamo insoddisfatti del presente e rimpiangiamo il passato.
A tale scopo cercare di essere appagati e felici ci rende meno vulnerabili.
Il problema della felicità è che è mutevole. Personalmente mi è capitato di desiderare di raggiungere un obiettivo, lavorativo o accademico per poi rendermi conto che una volta ottenuto quello che volevo le cose non erano esattamente come le avevo immaginate oppure che dopo qualche tempo non mi sentivo più appagata. La felicità cambia continuamente durante le varie fasi della vita così come cambiano le situazioni le esigenze e noi stessi. Il nostro compito è capire di volta in volta cosa ci rende felici e impiegare tutte le nostre energie per perseguire questo scopo. Per poter fare ciò però è necessario conservare flessibilità ed essere sempre pronti a reinventarsi continuamente.
Se in un certo momento della nostra vita capissimo che la nostra vita non ci soddisfa più e avessimo la necessità di cambiare lavoro, stato, casa, saremmo molto scoraggiati dal farlo se avessimo degli obblighi verso i nostri figli o un mutuo e la macchina da pagare per esempio. Ecco perché sono convinta che questi "radici profonde e definitive" possano essere potenzialmente di ostacolo alla ricerca continua della felicità. Raggiungere la soddisfazione personale è chiaramente un obiettivo estremamente egoistico ed individualista ma in un certo senso ritengo per esempio che anche lo stesso desiderio di fare un figlio nasca dalla volontà realizzare noi stessi proiettandoci verso il futuro. Questo aspetto è trattato anche nel libro quando l'autore narra della commercialista in preda all'ansia della morte dopo aver scoperto che il figlio era dipendente da droghe. In un certo qual modo la sua disperazione aveva origine nel fatto tutte le sue speranze di lasciare qualcosa di buono del mondo e quindi “estendersi verso il futuro” attraverso suo figlio erano state disattese.”“I figli rappresentano il nostro progetto d immortalità “ .
Basti pensare che quando si dice ad una persona che non si vogliono avere figli la risposta è sempre: che cosa triste ma sei sicura che vuoi invecchiare da sola senza nessuno che si prenda cura di te ? “.questo potrebbe essere un esempio del fatto che la decisione di avere figli è collegata al modo di affrontare la paura della morte.
Per concludere se la vita è veramente fine a se stessa allora la felicità come senso della vita è un modo di capire la morte.
Vivere intensamente ci permette di accumulare il bagaglio di esperienze e consapevolezze che ci consente di affrontare la morte.

Termino con la frase che finora mi ha più colpito del libro che ritengo possa riassumere tutto quello che ho scritto sopra:”credo che dovrò imparare ad affrontare lo sforzo di fare cose che arricchiscono la mia vita, invece di cose che la società potrebbe aspettarsi da me... è bellissimo sapere che la mia rinata intraprendenza, è qualcosa di più che una copertura delle mie paure di morire. E infatti un mio preciso desiderio quello di accettare e riconoscere la mortalità. Suppongo di essermi conquistata una reale fiducia nella mia capacità di “capirla””.


Silvi@ concordo con gran parte delle cose che hai scritto.Devo però dirti che il tuo post mi è sembrato piuttosto "freddo", ossia non ci hai parlato della tua personale esperienza sul tema del "terrore della morte" limitandoti a delineare alcuni tratti generali del tuo pensiero deviando poi verso quella che tu reputi ne sia il corollario ossia "la ricerca della felicità".

Visto che scrivi bene, magari potresti provarci. ;)

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30/11/2017 13:43 - 30/11/2017 13:44 #33416 da anthos92
Risposta da anthos92 al topic Novembre 2017 - Fissando il sole
L'ho letto fino all'ultima pagina. Si tratta di un libro che mi ha dato molti spunti di riflessione su alcune tematiche angoscianti - sì, l'ho vissuto intensamente, e mi ha fatto riflettere sul tema dei cerchi nell'acqua, della connessione che abbiamo con gli altri.
Ho riflettuto sui meccanismi di rimozione presenti nei sogni, della tendenza con cui tendiamo a dimenticare le cose... vogliamo proteggerci a tutti i costi, e soprattutto dall'angoscia della morte. Chi addirittura risponde a questa angoscia di morte con un impulso di vita, la sessualità. O, come successe ad entrambi i funerali dei miei nonni, ridendo o sdrammatizzando la situazione, negando la morte stessa.
Finché siamo vivi abbiamo da combattere contro questa angoscia, e più si fa presente la tatanofobia, la paura che questo momento possa andare perduto, tanto più si fa forte il desiderio di vita.
C'è che di noi non rimane nulla, né le memorie, né il corpo. Rimane un pensiero, un gesto, anche un sorriso... che viene tramandato ai posteri. Di vita in vita.
Ultima Modifica 30/11/2017 13:44 da anthos92.
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Avatar di mulaky mulaky - 24/08/2025 - 14:02

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Ciao Yuman, ho visto che hai già scritto nella sezione del gruppo di Torino. Speriamo di vederti anche sul forum ;)

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Buonasera, mi sono appena trasferito a Torino. Mi piacerebbe partecipare. Dove e a che ora si tiene l’appuntamento di luglio/agosto e che libro verrà discusso. Grazie

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Ciao Ludofrog, per contattare il gruppo di Lecce, scrivi in questo TOPIC

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