Ho finito oggi "Il giocatore".
Prima di scrivere questo ho commento ho letto i commenti precedenti, molto interessanti e utili. Già si è detto molto, quindi scriverò qui una mia particolare interpretazione del libro.
Il tema principale del libro non è la ludopatia e neanche l'amore passionale, ma la tendenza all'autodistruzione. L'eccesso nel gioco e nella passione amorosa non è la causa del malessere di Alexksej, bensì l'effetto di un disagio interiore, probabilmente derivante dal rifiuto di una società che lui percepisce essenzialmente come vuota, falsa, ipocrita.
La descrizione dell' "idolo tedesco" nel capitolo IV mi sembra emblematica di tale rifiuto. Aleksej (e direi pure Dostoevskj) aborre il modello del tipico "Vater" tedesco, tutto concentrato nell'etica del lavoro e nell'accumulazione del capitale come scopo ultimo dell'esistenza. Il disgusto verso tale modo di vivere è tanto più accentuato dal fatto che l'opinione comune lo considera come un modello di vita onesta: "Ed è vero che tutto ciò si fa proprio e soltanto in nome dell'onestà, di un'onestà esasperata, a tal punto che lo stesso figlio minore è convinto che se l'hanno venduto ciò è stato fatto soltanto in nome dell'onestà".
La reazione verso una società vuota e priva di valori conduce Aleksej all'autodistruzione: "ecco come stanno le cose: io preferisco invece far baldoria alla russa e cercare di far fortuna alla roulette. A me non interessa diventare Hoppe & C. tra cinque generazioni".
L'assoluto disprezzo per il denaro, che si manifesta più volte nel libro, mi sembra il modo con cui il protagonista esprime il rigetto verso una società che, invece, sul denaro si fonda.
Il gioco, pertanto, è solo il modo in cui si manifesta un disagio preesistente e la volontà di Aleksej di reagire al contesto che lo circonda.
Questa interpretazione trova conferma nel personaggio della nonna. In essa io vedo la stessa volontà di autodistruzione presente in Aleksej. Le ragioni, naturalmente, sono diverse: la nonna reagisce all'opportunismo e allo squallore dei familiari che attendono solo la sua morte. Il gioco d'azzardo diventa allora per la nonna il modo per affermare la propria esistenza e per contrastare l'ipocrisia della società.
Quanto al rapporto tra Aleksej e Polina, secondo me Aleksej non prova una vera passione amorosa verso dei lei. L' "amore" nei confronti di Polina non è per Aleksej altro che un gioco; e un gioco è anche per Polina, almeno nella prima parte del libro. Quando l'amore diventa una cosa seria, cioè quando Polina gli confessa di amarlo, Aleksej fugge e si incammina verso l'autodistruzione (il gioco). Il successivo rifiuto di Polina è dovuto a questo: lei si rende conto che Aleksej non ha alcuna speranza di redimersi dal percorso di autodistruzione che ha intrapreso.
Mister Astley è il personaggio che meglio comprende Aleksej e per questo gli è "amico". Sa che Aleksey non è vuoto e ipocrita come tutti gli altri, ma sa anche che è inevitabilmente portato a distruggere sè stesso. Riporto dall'ultimo capitolo: "Sì, uomo infelice, lei l'amava, e io posso rivelarglielo perché lei, ormai, è un uomo perduto. Non solo, ma se anche le dicessi che lei l'ama ancora, ebbene lei resterebbe qui ugualmente! Sì, lei ha distrutto se stesso. (...) Io non la incolpo.
Secondo me, tutti i russi sono così, o almeno tendono ad esserlo. Se non è la roulette,
ebbene sarà qualcosa dello stesso genere. (...) io non le do mille sterline, ma soltanto dieci luigi, perché in questo momento dieci luigi o mille sterline sono per lei esattamente la stessa cosa: li perderebbe tutti egualmente".
Preciso solo l'ultima cosa. Io non ritengo che Aleksej sia consapevolmente votato all'autodistruzione. Egli è probabilmente sinceramente convinto di poter redimersi ("Domani, domani tutto finirà"). Ritengo però che il gioco (o la "folle" passione amorosa) non sia la causa della sua rovina, bensì l'effetto della sensazione di disagio e del rifiuto verso la società