Mercoledì, 05 Novembre 2025

Marzo 2020 - Il giocatore

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10/03/2020 17:00 - 10/03/2020 17:19 #43082 da Graziella
Risposta da Graziella al topic Marzo 2020 - Il giocatore

Novel67 ha scritto:

aleinviaggio ha scritto: non sono sicura di essere d'accordo con Novel67 circa la forza che muove Aleksej. secondo me in lui la passione per l'azzardo - non inteso necessariamente come gioco ma anche e soprattutto come propensione al rischio immotivato - supera di molto l'amore per Polina.


Solo una precisazione. Quando parlavo di passione, ho specificato quanto questa fosse "folle" , e forse avrei fatto meglio ad aggiungere anche malata, o distorta. Nel senso che con l'amore non c'entra nulla, ma è appunto - come dici tu - passione per l'azzardo. E azzardato, in questo caso, è che un precettore tenti di elevarsi ad un rango superiore, dichiarandosi innamorato. Anzi schiavo,: che sia di Polina, o del gioco, alla fine poco importa.

A proposito di Polina, devo invece dire che io non ho notato in alcun modo questo essere manipolatrice, opportunista, approfittatrice. Anzi, secondo me lei è l'unica vittima della vicenda: del falso amore di DesGrieux, anzitutto, che presupponendola erede in parte dei beni della nonna mira alla sua dote e alla conquista di un titolo nobiliare reale e non fittizio; dell'instabilità di Aleksej poi, di cui prima cerca di tenere a bada le ardite (tenuto conto che lui è un semplice precettore) dichiarazioni d'amore e dal quale infine viene "tradita", una volta contraccambiati i suoi sentimenti. Mr Astley, a quel punto, sarà l'inevitabile ripiego: l'unica persona realmente sincera, in grado di tener fede ai propri sentimenti e di prendersi cura di lei.


Sono pienamente d'accordo con Novel, Poline non è una manipolatrice, anzi è una vittima.

Sono pronta a leggere a completamento dell'argomento un altro breve romanzo, questa volta di S. Zweig dal titolo "Ventiquattro ore nella vita di una donna"
Scritto nel 1927, è la storia di una donna e di un uomo dominato dalla passione per il gioco che si incontrano, del tutto casualmente, nell'atmosfera febbrile del casinò di Monte Carlo. La vicenda viene narrata dalla donna stessa, ormai anziana ad un interlocutore pressoché sconosciuto, ma che le si rivela come l'unico possibile destinatario di un episodio della sua vita fino a quel momento non raccontato a nessuno.
Siamo quindi ancora in tema di "giocatori"accaniti. forse il romanzo potrebbe aggiungere delle conoscenze e degli stati d'animo riguardanti il gioco d'azzardo.
Il romanzo ha 107 pagine ed è citato da Freud nel suo saggio su Dostoevskij.
Se qualcuno si vuole unire alla lettura, io partirei già da oggi.

"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)
Ultima Modifica 10/03/2020 17:19 da Graziella.
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10/03/2020 17:52 #43083 da Novel67
Risposta da Novel67 al topic Marzo 2020 - Il giocatore

bibbagood ha scritto: @NoveL. è vero che lui è "solo" un precettore, ma Polina per buona parte del libro non si dimostra affatto carina con Alexej, si prende gioco di lui approfittando delll´influenza che lei esercita su di lui, coem se per lei fosse semplicemente un gioco, un passatempo, rendere ridicolo chi si prostrasse così ai suoi piedi.


Potrebbe essere come dici tu. Per come l'ho invece intesa io, m'è sembrato che l'atteggiamento di Polina non mirasse a tiranneggiare e umiliare Aleksej, bensì a saggiare la reale portata delle sue dichiarazioni e dei suoi sentimenti. A cercare di capire cioè quanto fosse serio; anche a prezzo del ridicolo, ma badando anzitutto a preservare l'incolumità di chi dichiarava d'esser subito pronto a mettere a repentaglio la vita.

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10/03/2020 21:19 #43087 da Ariel
Risposta da Ariel al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Ciao a tutti! è passato quasi un mese da quando ho finito Il Giocatore, perchè è stato uno dei libri con cui hanno giocato nella trasmissione Per un pugno di libri e quando riesco mi piace seguirla e giocare anche io da casa con in quiz ecc....
Piero Dorfless ha detto di questo romanzo: "Nel romanzo è come se tutto fosse rappresentato in un teatro fatto di cartapesta, non c’è nulla che sia veramente realistico, tranne le passioni. Quelle ci sono tutte." Questa sua frase secondo me racchiude un po il senso del romanzo, almeno per me, il racconto gira attorno a due passioni quella per il gioco d'azzardo e la passione d'amore di Aleksej per Polina.
Prima di leggere questo romanzo mi ero un po documentata scoprendo un po come è nato, ne avete già parlato e ho letto anche l'articolo di Bibi quindi non mi ripeto, comunque già dalle prime pagine ero incuriosita dalla storia di come è nato questo romanzo. Poi è stato inevitabile non ritrovarci l'autore stesso nelle pagine del libro, ogni cosa sembra rimandare alla sua biografia, la dipendenza dal gioco d'azzardo, la passione non ricambiata ecc... Inoltre è evidente che Dostoevskij sa di cosa parla quando descrive il gioco, il brivido dell'azzardo e il fatto che il racconto sia in prima persona mi ha fatto ancora di più immaginare l'autore come protagonista. Lettura interessante che si legge con facilità perchè i dialoghi danno ritmo alla narrazione e non ci sono lunghe o noiose descrizioni (che io mi aspetto sempre dai russi.) :silly: :silly: :silly: Ho trovato la lettura anche spassosa, le scene con l'anziana e dispotica nonna fra tutte., Ironica la scelta di ambientare il racconto in una città inventata Roulettenburg!
Mi è piaciuto e credo leggerò altro di suo!

"...Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima." William Ernest Henley
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12/03/2020 20:03 #43113 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Se qualcuno vuole recuperare le puntata cui si riferisce Ariel, la trovate qui: www.raiplay.it/video/2020/02/Per-un-pugn...e5-65f8629ceb46.html

Tempo fa mi ero imbattuta in questo articolo di Limes, che non sapevo affrontasse anche temi letterari; è mooooooolto lungo come tutti gli approfondi di Limes, ma contestualizza bene il giocatore nella biografia di Dostoevskij: www.limesonline.com/cartaceo/dostoevskij...0lvgY1DUJKlM2G_Urlls

Afferma "Se raccontando i fatti riesce a calarti nei personaggi e nelle situazioni sino ad identificarti e dire a un certo punto: «E se fossi io al suo posto? Cosa avrei fatto io? Non è che magari avrei ucciso, o sarei fuggito pure io?», allora il romanzo è fatto bene ", e sicuramente mi riconosco in questo e concordo, ho vissuto in prima persona l'angoscia di nonna e Alexej al tavolo d'azzardo e ho cercato di immaginare più volte come deve essere sentirsi cosi. Il giocatore mi ha trasmesso una conoscenza per via estetica. ;)

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14/03/2020 11:16 - 14/03/2020 11:27 #43126 da davpal3
Risposta da davpal3 al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Ho finito oggi "Il giocatore".
Prima di scrivere questo ho commento ho letto i commenti precedenti, molto interessanti e utili. Già si è detto molto, quindi scriverò qui una mia particolare interpretazione del libro.

Il tema principale del libro non è la ludopatia e neanche l'amore passionale, ma la tendenza all'autodistruzione. L'eccesso nel gioco e nella passione amorosa non è la causa del malessere di Alexksej, bensì l'effetto di un disagio interiore, probabilmente derivante dal rifiuto di una società che lui percepisce essenzialmente come vuota, falsa, ipocrita.

La descrizione dell' "idolo tedesco" nel capitolo IV mi sembra emblematica di tale rifiuto. Aleksej (e direi pure Dostoevskj) aborre il modello del tipico "Vater" tedesco, tutto concentrato nell'etica del lavoro e nell'accumulazione del capitale come scopo ultimo dell'esistenza. Il disgusto verso tale modo di vivere è tanto più accentuato dal fatto che l'opinione comune lo considera come un modello di vita onesta: "Ed è vero che tutto ciò si fa proprio e soltanto in nome dell'onestà, di un'onestà esasperata, a tal punto che lo stesso figlio minore è convinto che se l'hanno venduto ciò è stato fatto soltanto in nome dell'onestà".

La reazione verso una società vuota e priva di valori conduce Aleksej all'autodistruzione: "ecco come stanno le cose: io preferisco invece far baldoria alla russa e cercare di far fortuna alla roulette. A me non interessa diventare Hoppe & C. tra cinque generazioni".
L'assoluto disprezzo per il denaro, che si manifesta più volte nel libro, mi sembra il modo con cui il protagonista esprime il rigetto verso una società che, invece, sul denaro si fonda.
Il gioco, pertanto, è solo il modo in cui si manifesta un disagio preesistente e la volontà di Aleksej di reagire al contesto che lo circonda.

Questa interpretazione trova conferma nel personaggio della nonna. In essa io vedo la stessa volontà di autodistruzione presente in Aleksej. Le ragioni, naturalmente, sono diverse: la nonna reagisce all'opportunismo e allo squallore dei familiari che attendono solo la sua morte. Il gioco d'azzardo diventa allora per la nonna il modo per affermare la propria esistenza e per contrastare l'ipocrisia della società.

Quanto al rapporto tra Aleksej e Polina, secondo me Aleksej non prova una vera passione amorosa verso dei lei. L' "amore" nei confronti di Polina non è per Aleksej altro che un gioco; e un gioco è anche per Polina, almeno nella prima parte del libro. Quando l'amore diventa una cosa seria, cioè quando Polina gli confessa di amarlo, Aleksej fugge e si incammina verso l'autodistruzione (il gioco). Il successivo rifiuto di Polina è dovuto a questo: lei si rende conto che Aleksej non ha alcuna speranza di redimersi dal percorso di autodistruzione che ha intrapreso.
Mister Astley è il personaggio che meglio comprende Aleksej e per questo gli è "amico". Sa che Aleksey non è vuoto e ipocrita come tutti gli altri, ma sa anche che è inevitabilmente portato a distruggere sè stesso. Riporto dall'ultimo capitolo: "Sì, uomo infelice, lei l'amava, e io posso rivelarglielo perché lei, ormai, è un uomo perduto. Non solo, ma se anche le dicessi che lei l'ama ancora, ebbene lei resterebbe qui ugualmente! Sì, lei ha distrutto se stesso. (...) Io non la incolpo.
Secondo me, tutti i russi sono così, o almeno tendono ad esserlo. Se non è la roulette,
ebbene sarà qualcosa dello stesso genere. (...) io non le do mille sterline, ma soltanto dieci luigi, perché in questo momento dieci luigi o mille sterline sono per lei esattamente la stessa cosa: li perderebbe tutti egualmente".

Preciso solo l'ultima cosa. Io non ritengo che Aleksej sia consapevolmente votato all'autodistruzione. Egli è probabilmente sinceramente convinto di poter redimersi ("Domani, domani tutto finirà"). Ritengo però che il gioco (o la "folle" passione amorosa) non sia la causa della sua rovina, bensì l'effetto della sensazione di disagio e del rifiuto verso la società
Ultima Modifica 14/03/2020 11:27 da davpal3.
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15/03/2020 08:12 #43150 da Lilly
Risposta da Lilly al topic Marzo 2020 - Il giocatore
molto bello....ti cala completamente nella mente del giocatore ....e ti lascia con una grande amarezza ..la consapevolezza che non se esce ...che ci si perde inesorabilmente.

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15/03/2020 12:36 #43154 da Blue
Risposta da Blue al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Anche per me Polina non è il personaggio vacuo e capriccioso che può apparire all’inizio del libro, il dubbio si è insinuato leggendo il colloquio che ha con la nonna quando alla proposta di quest’ultima lei si preoccupa dei suoi fratelli. Certo la vecchia signora insinua che la sua reticenza a seguirla dipende da altro, ma staremo a vedere (non ho ancora terminato la lettura :whistle: ).

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16/03/2020 15:32 #43167 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic Marzo 2020 - Il giocatore

davpal3 ha scritto: Il tema principale del libro non è la ludopatia e neanche l'amore passionale, ma la tendenza all'autodistruzione. L'eccesso nel gioco e nella passione amorosa non è la causa del malessere di Alexksej, bensì l'effetto di un disagio interiore, probabilmente derivante dal rifiuto di una società che lui percepisce essenzialmente come vuota, falsa, ipocrita.

La descrizione dell' "idolo tedesco" nel capitolo IV mi sembra emblematica di tale rifiuto. Aleksej (e direi pure Dostoevskj) aborre il modello del tipico "Vater" tedesco, tutto concentrato nell'etica del lavoro e nell'accumulazione del capitale come scopo ultimo dell'esistenza. Il disgusto verso tale modo di vivere è tanto più accentuato dal fatto che l'opinione comune lo considera come un modello di vita onesta: "Ed è vero che tutto ciò si fa proprio e soltanto in nome dell'onestà, di un'onestà esasperata, a tal punto che lo stesso figlio minore è convinto che se l'hanno venduto ciò è stato fatto soltanto in nome dell'onestà".

La reazione verso una società vuota e priva di valori conduce Aleksej all'autodistruzione: "ecco come stanno le cose: io preferisco invece far baldoria alla russa e cercare di far fortuna alla roulette. A me non interessa diventare Hoppe & C. tra cinque generazioni".
L'assoluto disprezzo per il denaro, che si manifesta più volte nel libro, mi sembra il modo con cui il protagonista esprime il rigetto verso una società che, invece, sul denaro si fonda.
Il gioco, pertanto, è solo il modo in cui si manifesta un disagio preesistente e la volontà di Aleksej di reagire al contesto che lo circonda.


Concordo quasi in tutto quel che hai scritto e anzi, grazie per accennato a questo aspetto che in realtà avevamo aggirato, senza veramente vederlo come altro elemento fondamentale del romanzo, ovvero il disagio di Alexej per la società in cui vive. Ho scritto che concordo "quasi" in tutto perchè non so se questo disagio è dettato al 100% da un disprezzo autentico per la famiglia, per l´ambiente che lo ospita, o se questo disprezzo sia in realtà il riflesso della sua voglia di appartenere a quella società, da cui si sente escluso. Che disprezzi la gente che gli sta intorno è indubbio, coglie ogni occasione per sottolinearlo. Ma in più punti potrebbe sembrare che la sua sia frustrazione. Più volte dice come percepisce che gli nascondano qualcosa, che lui, in quanto precettore, è tagliato fuori dai progetti che si fanno e dalle decisioni che si prendono. E quando ha l´opportunità di comportarsi come le persone che critica, la coglie, quasi a dimostrare di esserne all´altezza. Non metto in dubbio viva un disagio che lo spinga a non affrontare con lucidità determinate situazioni, ma sulle motivazioni di questo disagio non ne sono cosi sicura.

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16/03/2020 17:42 #43170 da porthosearamis
Risposta da porthosearamis al topic Marzo 2020 - Il giocatore
mi sono unito anche io alla lettura. a questo punto, però, ne avete tanto discusso che rischio di ripetere quanto detto già da altri.

sono solo a metà del romanzo e tuttavia:
- come Graziella, non la trova una lettura memorabile, seppure con un ritmo interessante, che si fa più coinvolgente man mano che passano le pagine;
- prendo spunto dalle riflessioni di Lorenzone e davpal3, per condividere l'idea di un romanzo incentrato sul malessere interiore e nei confronti della società, che si manifesta nell'eccesso dei sentimenti, delle passioni e del modo di vivere tutto ciò: un grande "teatro fatto di cartapesta" appunto, come ricordava Giulia.

Oltre questo però, faccio fatica a cogliere gli approfondimenti psicologici dei personaggi. Le vostre argomentazioni sono interessanti, soprattutto con riferimento al personaggio di Polina, ma vanno oltre, secondo me, i reali meriti del romanzo.

Con riferimento al "demone del gioco", ho ripensato ad un vecchio film "Crimen", nel quale emergono i due personaggi da Alberto Sordi e Silvana Mangano.

:) :) :)
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20/03/2020 14:34 #43228 da Blache_Francesca
Risposta da Blache_Francesca al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Ho finito il libro pervaso secondo me da un senso di tragedia. Una tragedia 'racinienne'. Per Racine (citato quasi alla fine e grande drammaturgo francese che trascese la tragedia antica) per scrivere una tragedia basta "un'azione semplice, essenziale così come deve esserla un'azione che si svolge in un unico giorno sostenuta man mano che progredisce verso la fine dagli interessi, i sentimenti e le passioni dei personaggi. "
E così, i nostri personaggi vivono sotto il dominio degli impulsi, li percepiscono onnipotenti. Con Racine, il finale tragico è già, fin dall'inizio inevitabile. E ciò alimenta, come accennava davpal "la tendenza all'autodistruzione" e, per citare Lilly " la consapevolezza che non se ne esce (...) che si perde inesorabilmente". Anche se rimane l'illusione che forse c'è la faranno.

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