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Marzo 2020 - Il giocatore

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29/02/2020 17:37 #42991 da guidocx84
Marzo 2020 - Il giocatore è stato creato da guidocx84
Sono aperte le discussioni sul Libro del Mese di marzo 2020: "Il giocatore" di Fëdor Dostoevskij.

Modera la discussione Beatrice (bibbagood).

Buona lettura a tutti! ;)

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01/03/2020 15:44 - 01/03/2020 16:01 #42997 da Graziella
Risposta da Graziella al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Ho letto 3 capitoli del romanzo, scrittura sciatta, forse per colpa del traduttore? Argomenti e personaggi che nuotano non si capisce bene dove: quale è lo scopo del racconto? Dopo il 22% del racconto non si capisce ancora bene cosa deve succedere e quindi non ci si aspetta nulla.
Vediamo se andando avanti il romanzo si fa più avvincente.

Per chi volesse approfondire la personalità dello scrittore, suggerisco questo brevissimo saggio del padre della psicanalisi, e questo breve racconto di Stefan Zweig, scandagliatore dell'animo umano.

1. Sigmund Freud Dostoevskij e l'uccisione del padre presso Feltrinelli € 6,37 anche in e book, Edizione Castelvecchi presso IBS
2. Stefan Zweig "Ventiquattro ore nella vita di una donna" Passigli Editore € 9,90 pag. 107

"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)
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01/03/2020 17:51 #42999 da Blache_Francesca
Risposta da Blache_Francesca al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Anch'io l'ho iniziato, ma solo poche pagine e per il momento mi piace. L'ultima è la prima volta che lo lessi, avevo tredici anni e mi era piaciuto, ma mi fa piacer rileggerlo visto che sono già trascorsi ben... 40anni.
Buona lettura a tutti!!!!

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02/03/2020 00:17 #43002 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Iniziato anche io, sto a un po' meno della metà su per giù. La narrazione è sicuramente meno complessa di altri suoi romanzi che ho letto, ma non credo sia un problema di traduzione stavolta: Serena Prina è una delle maggior traduttrici italiane dal russo, quindi ho abbastanza fiducia;). Dipende forse proprio da come ha scritto Dostoevskij: molto velocemente, di getto, e cercando di dare forma a problemi che aveva probabilmente difficoltà ad affrontare. Si sente durante la lettura quanto la dipendenza dal gioco lo toccasse da vicino: la riflessione analitica che ne fa, spesso solo accennata o tra le righe, le superstiziose osservazioni,così come l'assoluta convinzione che se giocasse per sè vincerebbe.
Per ora anche se non mi coinvolge troppo, corrisponde comunque alle mie aspettative.

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02/03/2020 13:50 #43009 da aleinviaggio
Risposta da aleinviaggio al topic Marzo 2020 - Il giocatore
io ho terminato la lettura in un paio di giorni. sebbene non abbia la complessità di tematiche e trama dei suoi capolavori, devo dire che mi aspettavo di essere delusa da un romanzo breve scritto in 26 giorni e sotto la minaccia di perdere tutto. e invece mi ha piacevolmente sorpresa. il tema della dipendenza dal gioco mi sembra ben sviscerato e, come accennava bibbagood, Dostoevskij trasmette con maestria l'ansia, le speranze, le inutili teorie del giocatore cronico. e anche lo stile non mi ha delusa: non ho faticato a ritrovare il buon Fëdor Michajlovič nei dialoghi e soprattutto nelle elucubrazioni mentali del precettore.
ho sottolineato diversi passaggi che mi piacerebbe discutere con voi, ma vi do prima un po' di tempo per procedere con calma in questa gradevole lettura.

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03/03/2020 14:21 #43013 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Mi manca poco alla fine e secondo me con l´entrata della nonna anche il livello narrativo aumenta. Innanzittutto diventano più marcati i tratti caricaturali dei personaggi, su tutti la nonna, così autoritaria, determinata, anche nei momenti peggiori; ma anche tutti gli altri acquistano con la narrazione più corpo, rendendo la storia più coinvolgente.
Tornando al tema principale, ho trovato alcune scene veramente inquietanti, angoscianti. Seppur breve e a tratti ironico, il libro è un´analisi di come il demone del gioco può possedere chiunque, uomini e donne, di ogni età e ceto: poveri che perdono quel poco che hanno, e che magari hanno raggiunto con sacrifici, sacrificandolo poi in un momento di totale perdita di razionalità e lucidità; e ricchi, dai quali dipendono famiglie, e il cui stato può essere stato raggiunto anche lì da generazioni di sacrifici, di legami politici e sociali, per buttare in poche ore tutto, tutto quello che le generazioni precedenti hanno costruito: non solo patrimoni di cui viveva tanta gente, ma anche il nome, il rispetto e la stima che si ottenevano con fatica. Buttato tutto per un momento di…debolezza? Di completa disconnessione del raziocinio, della facoltà di pensare lucidamente. In quei momenti regna l´egoismo, ma di cui non si è neanche consapevoli: diciamo che non si pensa agli altri, ma in realtà mi sembra che non si pensi proprio. Capisco che cadere in una debolezza simile sia una malattia, e anche se non riesco a capacitarmi di come sia possibile, riesco comunque ad immaginarlo e forse a capirlo; ma non capisco come si fa a ricarderci. Nel momento in cui si decide di riiniziare, si sa a cosa si può andare incontro, proprio perchè si dovrebbe essere spaventati da come ci si era comportati la volta precedente. E invece, si ricomincia.... vabeh, suppongo sia comunque la base di ogni dipendenza, che altrimenti non sarebbe tale.

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03/03/2020 14:55 #43015 da vanna
Risposta da vanna al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Terminato anch'io .Ho trovato magistralmente descritta la psicologia del giocatore impenitente, del resto Dostoevskij lo era e descrivere se stesso per un grande scrittore come lui è stato abbastanza facile, lo dimostra il poco tempo che ha impiegato a stendere il libro.
Certe pagine sono divertenti così come alcuni personaggi in primis la vecchia zia del generale ma anche lo stesso giocatore che frequenta persone con lo stesso vizio .
Sono macchiette che ancora oggi si possono incontrare in qualche casinò, io non sono esperta in materia forse oggi si può giocare anche da casa con.il computer, ma le rare volte che ho avuto l'occasione di sbirciare tali ambienti ho visto simili personaggi.

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04/03/2020 11:29 #43019 da Graziella
Risposta da Graziella al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Ho quasi finito il romanzo. Non mi è piaciuto il modo particolare nonostante gli riconosca un certo interesse. Dopo i primi due capitoli la narrazione diventa più pressante ed acquista un bel ritmo. Come al solito ci sono le donne un po' particolari tipiche delle eroine dell'autore.

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04/03/2020 13:43 - 04/03/2020 13:46 #43020 da Blache_Francesca
Risposta da Blache_Francesca al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Ho finito di leggere il primo capitolo e mi è piaciuto il Dostoievsky satirico il quale non esita ad esprimere il suo pensiero mordace in un'epoca i cui gli intellettuali russi si dividevano in due "fazioni".
La prima, a favore di uno sviluppo russo alla francese, alla tedesca (pensiero portato avanti da Turgueniev) mentre la seconda ( quella di Dostoievski) a favore di uno sviluppo di una propria cultura originale e indipendente rispetto a quella occidentale.
E così, l'autore non si risparmia e non risparmia le critiche nei confronti di una nobiltà russa che si sente inferiore a quella francese e inglese. Una nobiltà che coglie il pretesto dei lunghi soggiorni che si usavano fare a quell'epoca in Francia, in Germania e non solo per poter giocare nei casinò, poiché vietati in Russia.
Il momento del pranzo
Attenzione: Spoiler!
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04/03/2020 15:42 #43021 da Graziella
Risposta da Graziella al topic Marzo 2020 - Il giocatore
Da Dostoevskij e il parricidio di S. Freud:
"La pubblicazione delle carte postume di D. e dei diari della moglie ha illuminato violentemente un episodio della sua vita: l'epoca in cui, in Germania, egli fu dominato dalla febbre de gioco. Un innegabile accesso di passione patologica, che nessuno è riuscito a spiegare altrimenti. Non sono mancate le razionalizzazioni di questo fatto strano e indegno. Come accade non di rado nei nevrotici, il senso di colpa si era creato un sostituto palpabile in un carico di debiti, e Dostoevskij poteva addurre come pretesto che le vincite al gioco gli avrebbero consentito di tornare in Russia senza venire imprigionato su richiesta dei suoi creditori. Ma questo non era altro, appunto, che un pretesto. Dostoevskij era abbastanza acuto da intuirlo e abbastanza onesto da ammetterlo. Egli sapeva che l'essenziale era giovare in sè e per sè , le jeu pour le jeu (il gioco per sé stesso). Ogni particolarità del suo comportamento impulsivamente insensato dimostra questo e qualcos'altro ancora. Egli non trovava pace fin quando non aveva perduto tutto. Il gioco era per lui anche un modo di punirsi. Innumerevoli volte aveva promesso o dato la sua parola d'onore alla giovane moglie di non giovare più o di non giovare in quel tal giorno, e quasi sempre, come racconta la moglie, infrangeva la promessa. Quando con le sue perdite aveva gettato sé stesso e la moglie nella miseria più nera, ne traeva un secondo soddisfacimento patologico. poteva coprirsi di ingiurie al suo cospetto, umiliarsi, intimarle di disprezzarlo, recriminare che ella avesse sposato lui, vecchio peccatore, e dopo essersi sgravato la coscienza, ricominciare d'accapo il giorno successivo.
Facilmente possiamo confrontare questa analisi freudiana del comportamento del giocatore Dostoevskij ai comportamenti di alcuni personaggi del suo romanzo.
La nonna per esempio, arrivata improvvisamente, non vede l'ora di far fuori il suo patrimonio divertendosi per punire il nipote (il generale) che aspetta la sua morte per sposare una cocotte.
Così come il narratore gioca e vince, ma poi va a sperperare la sua vincita a Parigi, con quella stessa donna che lui non solo non ama ma che infondo considera una arraffona disonesta.

Dostoevskij pur essendo stato forse uno dei più grandi narratori del 800/900 era un uomo molto complicato, dalle mille sfaccettature, con problemi nevrotici e isterici ovviamente mai risolti. Grande pensatore e fine psicologo egli stesse è stato capace di regalarci personaggi pieni di contraddizioni e di conflitti. Egli da grande artista ha colto per noi i vari personaggi del sottosuolo, mostrandoci spesso il loro lato più oscuro e nero.
Grande artista.

Tornando al romanzo di cui stiamo parlando, dico che anch'io come altri, durante la lettura mi sono trovata in ansia per quello che stava accadendo, un po' come essere sulle montagne russe, e poi sempre in attesa di un disastro, una ingente perdita o una vincita improvvisa. Si, questi giocatori camminavano sul filo del rasoio e questo mette ansia nel lettore, rende il romanzo avvincente, ma nello stesso tempo più di una volta ho dovuto interrompere.
Mi mancano due capitoli credo alla conclusione.
Anche se molto diverso dal Dostoevskij mistico che preferisco, mi è piaciuto.

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