Mi piace l'idea che la mia esperienza possa essere uno spunto di riflessione per tutti voi... il rischio che corro, ogni volta che la racconto a qualcuno, è quello o di sembrare una stupida per non aver scelto la via più facile, o di sembrare una vittima. Spero non sia questo il caso...
Per quanto mi riguarda, più che di non rinnegare i propri ideali, si è trattato di non rinnegare la propria persona, ciò che si è e che si sente.
Faccio una piccola premessa. Sono cresciuta in una famiglia "vecchio stampo", in cui le femmine sono buone solo a pulire casa e star zitte. Io, purtroppo o per fortuna, sono invece uno spirito libero, una persona molto indipendente e decisa, polemica, anticonformista, "ribelle"... tutte caratteristiche che mal di addicevano, per mio padre, ad una figlia. Mi sentivo un topo in gabbia, la situazione a lungo andare diventava logorante... insomma, sono la classica ragazza che appena ha avuto la possibilità è andata via di casa. Esattamente due mesi dopo il diploma.
Ero spiantatissima, ho preso un monolocale ammobiliato di cui non sapevo nemmeno per quanto tempo sarei riuscita a pagare l'affitto, visto che mi arrangiavo facendo lavoretti di hostess e promoter... risparmiavo i centesimi sulla spesa, non mangiavo salumi e formaggi perché costano cari, la sera faticavo ad addormentarmi perchè avevo paura del buio, però ero felice.
Avrei potuto rimanere a casa dei miei, avrei studiato e mi sarei laureata senza preoccupazioni, non avrei avuto bisogno di lavorare tutto il giorno per mantenermi... ma la serenità, la gioia di vivere, la voglia di costruire qualcosa e dimostrare che non sono una femmina buona solo a pulire casa e star zitta, varrà pur qualcosa?
Dopo qualche mese, la ruota ha cominciato a girare per il verso giusto: ho trovato lavoro nello studio legale dove lavoro ancora adesso, il mio attuale marito si è trasferito da me e abbiamo iniziato una convivenza che è durata per due anni e mezzo, due mesi fa ci siamo sposati.
E mai, mai una volta, mi sono pentita di tutti quei sacrifici, mai una volta mi sono pentita di essere andata per la mia strada, di non aver dato retta a chi mi diceva con aria di sfida "Tu ti credi grande, ma vedrai che non ce la farai.".
Sono stata più di un anno senza vedere e sentire mio padre (e per alcuni mesi anche il resto della mia famiglia), che mi disse che io l'avevo offeso nell'onore andando a vivere da sola, perché una figlia può uscire degnatamente dalla casa paterna solo in abito da sposa.
Io, e qui mi ricollego al libro, piuttosto sarei andata a mendicare, ma mai sarei andata a bussare alla porta dei miei genitori, dicendo "avevate ragione voi", mai avrei chiesto loro aiuto... perciò capisco Hans.
Oggi che vivo bene, sono ancora più convinta di aver fatto la scelta giusta, perchè è tutto ciò che ho passato che mi ha portato ad essere la persona che sono. E secondo me, se il libro avesse un seguito, racconterebbe proprio del riscatto di Hans.
"Che te ne fai di tutti quei libri?"