lettereminute post=60598 userid=6958
Vorrei spendere due parole su Merlino, su come termina la sua storia, sul fatto che pur sapendolo, abbia scelto di lasciarsi imprigionare, ma è tutto così scarno che sarebbe quasi solo speculazione.
No Kheper, ti prego specula! Sia qui per questo! Stasera lo finisco così poi posso speculare con te! 
Proviamoci!
Quando Merlino incontra per la prima volta Viviana, ha già la visione di come andranno a finire le cose, infatti riflette tra se e se dicendo: "Sarei ben folle se mi assopissi nel peccato e perdessi ogni libertà per trastullarmi con una pulzella...", che poi è proprio ciò che accade alla fine. Quindi perché lo fa? Per amore? Per lussuria? Perché il naufragar gli è dolce in questo mare? O forse lo fa (o meglio lo subisce) per dimostrare l'inesorabilità del fato? Se non ricordo male, da reminiscenze varie, molti degli eventi di quel ciclo sono predetti e si avverano poi nonostante i tentativi fatti dai protagonisti per scongiurarli. Un po' come a dire che quando il destino vuole insegnarti una lezione, non c'è magia che tenga. A volte questa inesorabilità si manifesta grazie agli artificiosi cambi d'aspetto e la cosa mi ricorda molto i miti dell'antica Grecia, in cui Dei e semidei avevano come hobby scendere dall'Olimpo e accoppiarsi coi mortali sotto mentite spoglie. Immagino che il veicolo di contatto tra l'antica Grecia e la Bretagna sia stato proprio l'Impero Romano e questo mi fa capire quanto Roma abbia influenzato quelle terre e quelle genti pur avendole dominate solo per poco tempo e parzialmente.
Ci ho pensato un po' in questi giorni, ma la verità è che per come è strutturato il testo ogni ipotesi è buona.
Merlino dovrebbe essere (insieme a Morgana - ma forse è solo questione di gusti) il personaggio più importante del ciclo, ma come per tutti gli altri, Boulenger si limita a riportarne i fatti senza mai accennare alle motivazioni. A quanto pare, in nome del rispetto delle fonti.
Le stesse fonti però non sono che adattamenti e rifacimenti di leggende che spesso risalgono ai primi secoli d.C, (da cui il mito di Roma e di Giulio Cesare, lo spauracchio del ritorno delle legioni e così via), che hanno resistito quasi mille anni prima di essere messe per iscritto.
Ho letto anche che il personaggio di Merlino è in realtà fusione di diversi personaggi, ognuno (immagino) con la sua personalità. Per questo, probabilmente, in alcune storie appare saggio, in altre irascibile, a volte quasi santo e in un'altra addirittura concupisce una dodicenne.
Quello che non capisco è perché Boulenger non si sia speso un po' per armonizzare e romanzare il ciclo.
In questo modo ne viene fuori un guazzabuglio di comportamenti al limite dell'incomprensibile:
Prese le sembianze di un vegliardo decrepito [...] con la barba così lunga che faceva tre volte il giro della vita e così conciato si presentò a Galvano che cacciava nella foresta: "Galvano se mi prestassi fede daresti tregua a cervi e daini perché sarebbe meglio per il tuo onore che tu facessi guerra agli uomini nella foresta di Sarpenia". E si allontanò così velocemente che a nessuno venne in mente di seguirlo. (p.143)
Qual è il senso di questo mascheramento? Ma soprattutto qual è il senso di riportarlo? Una descrizione fine a se stessa con nessun impatto nella storia e di cui non si parla più in nessun altro momento.
E il libro è pieno di piccoli fatti senza senso come questo. Troppo vaghi questi personaggi per poterne trarre discussioni approfondite secondo me.
Poi come mi è stato giustamente fatto notare, non si tratta di un vero e proprio romanzo e quindi forse va bene anche così. Se non altro, ti immerge in quell'atmosfera e può far da spunto per andar oltre. A me ad esempio piacerebbe leggere qualcos'altro a riguardo perché trovo molto affascinanti sia il periodo storico che quegli eventi e personaggi, se ben romanzati.